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Cultura

Prima persona singolare: otto racconti di Murakami tra sogno e realtà

In quell’istante, all’improvviso, ho avuto la sensazione di aver preso, a un certo punto della mia vita, la strada sbagliata. Una sensazione che si faceva sempre più forte, più mi guardavo, più il tipo in giacca e cravatta di fronte a me mi pareva uno sconosciuto. Ma se non ero io, l’uomo riflesso lì, allora chi era?

L’amore e la morte, la musica e la poesia, lo sport e il viaggio. I temi di Murakami declinati in otto racconti, otto perle in Prima persona singolare in cui l’autore dialoga con i lettori e svela loro l’universalità delle esperienze vissute appunto in prima persona singolare.

C’è un sottofondo musicale in questa raccolta, una melodia spesso sottintesa, come in La crema della vita, a volte esplicita, come in Carnaval, racconto singolare in cui Murakami unisce bruttezza e bellezza e crea un personaggio   memorabile, che cela dietro l’apparente bruttezza mondi diversi, “io” diversi che accompagnano per alcuni mesi le vicende del protagonista, l’unico che dice io.

E poi c’è l’arte in Prima persona singolare, la poesia dove non la cercheresti nemmeno, tanka composti da una ragazza di cui in Su un cuscino di pietra non si ricorda nemmeno il nome, versi che si lasciano alle spalle l’autrice che li ha composti ma rimangono nel cuore di chi li ha letti:

Spezzare

essere spezzati

se poso la nuca

sul cuscino di pietra

ecco, è diventato polvere.

Sicuramente il racconto più originale di Prima persona singolare è Confessione di una scimmia di Shinagawa: il protagonista incontra una scimmia che parla e ama come se fosse un uomo. Fantastico, surreale ma al tempo stesso concreto e reale: una scimmia si confessa, si racconta senza veli a uno sconosciuto incontrato nella piccola locanda termale in cui lavora.

Questi otto racconti stabiliscono un rapporto particolare tra passato e presente: brandelli di vissuto, esperienze singolari, strane avventure riemergono dalle nebbie del tempo già vissuto e si impongono nel presente del protagonista. Un frammento improvvisamente annulla la distanza tra i piani temporali e il protagonista si trova alle prese con la curiosità di comprendere, la necessità di fare luce e riflettere su un evento anche banale che però non è stato dimenticato, è rimasto lì, nascosto nelle pieghe della vita che nel frattempo è andata avanti. Il viaggio quasi onirico che Murakami intraprende insieme al lettore rimane spesso sospeso, la riflessione non porta la prima persona singolare a svelare l’arcano che si cela dietro quel ricordo improvvisamente riemerso: un’onda di confusione e di disagio aveva spazzato via ogni altra sensazione, ogni logica, almeno temporaneamente.

Francesca Turchi

Appassionata di libri, mi occupo di arte, editoria, cinema e teatro.

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