La rivoluzione delle presidenziali francesi 2017 era iniziata già alle primarie dei due schieramenti principali. Come già per il centrodestra, anche nelle primarie del centrosinistra francese si era registrato una vittoria a sorpresa con il successo di Benoit Hamon, candidato dell’ala più a sinistra del partito socialista, che aveva vinto il ballottaggio contro Manuel Valls, ex primo ministro uscente e rappresentante della presidenza Hollande. Hamon ha conquistato il 58,65 dei voti, contro il 41,35 per cento di Valls, dopo aver già vinto al primo turno. Il successo alle primarie aveva aperto una nuova fase per la sinistra d’oltralpe che sperava di ribaltare i pronostici, che davano favoriti i conservatori, ma soprattutto di battere il Front National e l’enfant prodige della politica francese, il centrista Emanuel Macron, dato vincente da tempo.
Je remercie @manuelvalls pour les mots qu'il a eus ce soir, qui permettent d'engager le rassemblement de la gauche avant celui des Français. pic.twitter.com/mjQYeDKVEK
— Benoît Hamon (@benoithamon) 29 gennaio 2017
Dopo aver accettato i complimenti dello sfidante, Hamon ha tenuto un discorso di ringraziamento che era un manifesto programmatico. Nel ringraziare i sostenitori e gli elettori che si sono recati alle urne, ha voluto aprire il dialogo con Yannick Jadot, il candidato ecologista, e soprattutto con Jean-Luc Mélenchon, il fondatore del Partito della Sinistra a cui lo stesso Hamon fa riferimento, parlando della sua volontà di “costruire una maggioranza di governo sociale, economica e democratica” che “riunirà la sinistra e gli ecologisti”.
“Le sconfitte fanno parte della vita politica e della democrazia. Non portiamo nessun rancore, è un sentimento che mi è del tutto estraneo”, ha commentato l’ex primo ministro, uscito due volte sconfitto dal confronto con Hamon. Valls paga soprattutto il lavoro svolto sotto la presidenza di Francois Hollande, compresa l’indecisione dello stesso presidente che ha atteso a lungo prima di rinunciare alla ricandidatura e che ora sembra disinteressarsi del tutto della sfida elettorale.
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Non solo. La Francia risente dell’ondata del nuovo populismo che ha colpito gli USA con l‘elezione di Trump, ha già portato alla Brexit e ha dato vento in poppa al Front National di Marine Le Pen, la sfidante più ostica alle presidenziali per tutti i candidati. Non a caso, le primarie del centrodestra sono state vinte a sorpresa da Francois Fillon, esponente dei conservatori cattolici, in grado di parlare ai delusi della destra senza arrivare ai toni xenofobi della Le Pen.
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Emmanuel Macron, il vero outsider che spaventa i socialisti
Non bastasse il quadro appena descritto, i socialisti devono far conto degli altri candidati dell’area del centrosinistra alle presidenziali: Yannick Jadot dei Verdi, l’ex socialista Jean-Luc Mélenchon ma soprattutto Emmanuel Macron. È quest’ultimo la vera grande sorpresa: ex consigliere di Hollande ed ex banchiere, si è dimesso mesi fa per lanciare la sua candidatura all’Eliseo al di fuori di ogni partito tradizionale, formando un movimento dal nome “En Marche!“, in marcia, che continua a registrare un grandissimo consenso in tutto il Paese.
Ex ministro dell’Economia sotto Hollande, il 39enne ha dato una scossa alla politica francese proponendosi come il vero avversario dei populisti della destra: libero dalle briglie di un partito, con un programma costruito su misura e basato su una visione liberale e progressista di più ampio respiro. “Il mio movimento vuole radunare social-democratici, liberali, centristi, ecologisti e soprattutto cittadini senza tessera politica“, disse in un’intervista a Repubblica. Le immagini dei suoi comizi, sempre colmi di persone in ogni angolo del Paese, sono il campanello d’allarme per i socialisti ma anche per i conservatori: Macron parla ai moderati e alla Francia repubblicana, contraria al populismo xenofobo del FN.
Chi è Benoit Hamon
In tutto questo è stato il terzo incomodo, Benoit Hamon, a vincere il primo turno delle primarie, portandosi in vantaggio rispetto a Valls. 49 anni, Hamon è originario di Saint-Renan, dipartimento Finistère nella regione della Bretagna, ma ha trascorso la sua infanzia in Senegal, a Dakar, al seguito del padre ingegnere. Con il divorzio dei genitori, torna a vivere in Bretagna e inizia ad appassionarsi alla politica militando nell’associazione SOS Racisme e diventando presidente del Movimento dei giovani socialisti nel 1995. La militanza nel Partito Socialista lo avvicina a Lionel Jospin di cui diventa uno stretto collaboratore: candidatosi alle legislative del 1997, non viene eletto ma continua a lavorare in politica partendo dal territorio (viene eletto al consiglio comunale di Brétigny-sur-Orge, dove rimane fino al 2008).
Nel 2004 entra al Parlamento Europeo, dove rimane fino al termine del mandato nel 2009 ed è consigliere regionale dell’Ile-de-France tra il 2010 e il 2014: portavoce del Partito Socialista tra il 2008 e il 2014, con Montebourg e Vincent Peillon diventa uno dei volti più rappresentativi della corrente della sinistra riformista. Ministro delegato dell’Economia sociale e solidale (2012-2014) nel governo Ayrault, è nominato ministro dell’Educazione nazionale nel primo governo Valls. Voce tra le più critiche nei confronti del nuovo esecutivo, mantiene l’incarico per soli 147 giorni, non venendo riconfermato nel successivo rimpasto di governo.
Il tema centrale della sua campagna elettorale (lo slogan è “Far battere il cuore della Francia”) è il reddito universale, una sorta di reddito di cittadinanza: si tratta in realtà di una modifica all’attuale Revenu de Solidarité Active (RSA), prestazione sociale che dal 2009 viene erogata ai disoccupati o chi versa in condizioni economiche difficili a patto di seguire corsi di aggiornamento e continuare nella ricerca di un impiego. Hamon ha dichiarato di volerla aumentare a 600 euro al mese, dandola a tutti gli aventi diritto senza altre condizioni.