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Primarie Pd, quante figuracce tra brogli e voti cinesi

Primarie Pd, quante figuracce! Non c’è mai pace per il Partito Democratico. Le primarie 2016, nate con il nobile intento di far scegliere ai cittadini il candidato, in un inno alla democrazia, sono finite nel miglior caso con un flop, nel peggiore con presunti brogli. Per non parlare della fine che ha fatto nel 2013 colui che vinse le primarie per le elezioni politiche: Pier Luigi Bersani fu preferito a Matteo Renzi e vinse le elezioni. Indovinate chi governa l’Italia oggi?
Tante le città in cui i candidati del Partito Democratico per le elezioni comunali 2016 sono stati scelti con le primarie. Tutti luoghi strategici per misurare il gradimento degli italiani al Partito Democratico, a due anni dalle prossime elezioni politiche. A Milano, Napoli e Roma, però, i risultati sono stati sporcati da ombre e sospetti.

Primarie Milano: Sala il più votato… dai cinesi

Partiamo in ordine cronologico dalle primarie di Milano che il 7 febbraio, con un mese di anticipo rispetto alle altre città, hanno eletto Beppe Sala a candidato sindaco del Pd. Una vittoria annunciata: il manager ex commissario di Expo, forte dell’appoggio del premier Renzi, era considerato il favorito. Una vittoria schiacciante: con il 42% dei voti Sala ha sbaragliato la concorrenza di Francesca Balzani, Pierfrancesco Majorino e Antonio Iannetta. Una vittoria al sapore di involtini primavera e pollo in agrodolce? Già, perché sulla vittoria di Sala ci sono ombre cinesi. Troppi, infatti, i cinesi che si sono presentati alle urne, tanto da far scoppiare lo scandalo e ipotizzare brogli. Testimoni raccontano di un’invasione di centinaia di cinesi (regolarmente residenti a Milano) che non spiaccicavano una parola di italiano, arrivati ai seggi con schede precompilate e intenti a scattarsi il selfie dopo il voto. Tanto che Francesco Wu, presidente dell’Unione imprenditori Italia Cina, ha dovuto precisare: “Alcune associazioni hanno preso una posizione decidendo di appoggiare Sala, ma il nostro non è un voto organizzato. La comunità cinese non è un monolite. Abbiamo sensibilizzato ad andare a votare a queste primarie che sono aperte, poi ognuno sceglierà chi vuole”. Sala (l’unico tra i candidati a non aver rilasciato interviste a Nanopress) probabilmente avrebbe vinto anche senza i voti cinesi, ma l’imbarazzo resta.

Primarie Napoli: voti pilotati in alcuni seggi

“Napoli ha scelto di guardare avanti con una nuova classe dirigente. Grazie a tutti i cittadini. E ora tutti insieme nel centrosinistra per tornare al governo della città”, ha dichiarato Valeria Valente, avvocato amministrativo di 39 anni, dopo aver vinto le primarie di Napoli. Il putiferio è scoppiato il giorno dopo, il 7 marzo, quando un sito ha diffuso dei video che mostravano presunte irregolarità. All’esterno dei seggi di Scampia, Piscinola, San Giovanni a Teduccio alcuni consiglieri comunali e municipali sono stati ripresi mentre davano ai votanti l’euro necessario e indicazioni sul nome su cui mettere la crocetta. “Si faccia chiarezza ma non ci buttate addosso la croce della solita Napoli torbida, perché sarebbe un po’ infame. Oltre trentamila persone hanno votato in un clima di ordine e calma. Sarebbe una schifezza partire da questo”, ha commentato la Valente. Antonio Bassolino, due volte sindaco di Napoli e governatore della Campania, tra gli sconfitti alle primarie ha presentato ricorso: respinto. Non c’è la prova che i presunti voti pilotati abbiano favorito la Valente, ma l’ombra resta.

Primarie Roma: schede bianche gonfiate

Quel che successo a Roma più che rabbia fa tenerezza. Il Pd, dopo la cacciata del sindaco Ignazio Marino con molti elettori romani che per protesta hanno strappato la tessera del partito, per le primarie del 6 marzo temeva un flop. L’incubo era un’affluenza troppo bassa, e così per scongiurare e prevenire la figuraccia, qualcuno ha ben pensato di gonfiare le schede bianche e quelle nulle. Peccato che la figuraccia sia stata fatta comunque dopo che un dirigente del Pd ha spiattellato tutto al Messaggero: “Qualcuno di noi pensava di fare del bene: così tra le notte di domenica e il pomeriggio di lunedì ha gonfiato virtualmente le schede bianche e le nulle. Per fare aumentare l’affluenza, per non fare vedere che stavamo poco sopra i 40 mila ma molto più vicini ai 50 mila votanti. Insomma, per evitare ulteriore accanimento sul flop”. Passa quasi in secondo piano la vittoria (scontata anche in questo caso) di Roberto Giachetti, l’uomo di Renzi. Meno male che, a sdrammatizzare tutto, ci ha pensato il candidato (senza speranze di vittoria) Gianfranco Mascia, che si è presentato ai seggi con il peluche di Orso, chiaro riferimento al cartone animato più amato dai bambini (e non solo).

Che fine ha fatto Pier Luigi Bersani?

Menzione a parte merita Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico dal 2009 al 2013 e premier mancato nonostante la vittoria alle primarie contro l’allora sindaco di Firenze Renzi. Bersani si candidò alle primarie del 2012, organizzate per scegliere il candidato premier del centrosinistra alle elezioni politiche del 2013. Vinse al primo turno, raccogliendo il 44.9% dei consensi, contro il 35,5% di Renzi (ben più distaccati Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci). Vinse al ballottaggio contro Renzi. Insomma, Bersani sembrava destinato a diventare presidente del Consiglio, anche perché il Pd era favorito. La vittoria del centrosinistra fu però talmente risicata che, senza la maggioranza in Senato, fu impossibile formare un governo. Bersani, non ottenendo la fiducia dal Parlamento, rinunciò così all’incarico, mettendo tutto nelle mani dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nacque il governo di larghe intese presieduto da Enrico Letta, rimasto in carica fino al 22 febbraio 2014, giorno in cui il governo è stato affidato proprio a Renzi (nel frattempo diventato nuovo segretario del Pd grazie a nuove primarie in cui prese l’80%). Lo stesso Renzi che anni prima aveva perso contro Bersani. Il quale, sarà per lo stress di quel periodo, fu ricoverato d’urgenza e operato per un’emorragia subaracnoidea, prima di sparire dal giro politico che conta. Sarà che le primarie portano un po’ sfiga?

Francesco Minardi

Francesco Minardi è stata collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e politica interna ed estera,

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