Come previsto, Hillary Clinton e Donald Trump vincono nel giorno del Super Tuesday, ottenendo il successo nella maggioranza degli 11 Stati al voto, ma anche i loro avversari portano a casa punti utili. Sul fronte repubblicano Ted Cruz vince in Texas (nel suo Stato) ma anche in Oklahoma e nel caucus in Alaska, mentre Marco Rubio strappa il suo primo successo in Minnesota. Più che soddisfatto anche Bernie Sanders: il senatore del Vermont vince nel suo Stato, ma anche in Oklahoma, Colorado e Minnesota. Clinton e Trump conquistano sette Stati a testa e si proiettano verso la vittoria finale, ma giochi non sono del tutto chiusi. “Ora mi scaglierò contro Hillary Clinton, è il mio obiettivo“, ha dichiarato un Trump soddisfatto. La sfida è appena iniziata.
LEGGI ANCHE –> TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE SULLE PRIMARIE USA
Trump conquista diversi Stati: il miliardario ha vinto in Alabama, Arkansas, Virginia, Vermont, Georgia, Tennesee e Massachussetts. La sua corsa verso la candidatura è sempre più solida, ma il successo di Cruz in Texas, Oklaohma e Alaska e la vittoria a sorpresa di Rubio in Minnesota, certificano un partito repubblicano sempre più spaccato al suo interno. La leadership del miliardario spaventa i vertici, non solo per la politica aggressiva messa in campo dal candidato newyorkese, ma anche e soprattutto per il largo consenso che sta raccogliendo nella base repubblicana. Per questo, Cruz ha chiesto agli altri pretendenti di ritirarsi e concentrarsi sulla sua candidatura contro Trump; Rubio però attende il voto del 15 marzo in Florida, nel suo Stato, che darà tutti i 99 delegati al vincitore e potrebbe così rilanciare la sua corsa.
Sul fronte democratico, la Clinton conferma di essere favorita soprattutto negli Stati del Sud: gli afroamericani la appoggiano senza riserve (anche per l’endorsement di Barack Obama). Così l’ex Segretario di Stato vince in Alabama, Arkansas, Georgia, Massachusetts, Tennessee, Texas e Virginia con un distacco quasi a due cifre rispetto a Sanders. Il senatore socialista però tiene e conferma di essere il preferito dalla base bianca e progressista dei democratici: se la sua vittoria in Vermont era scontata, non lo era quella in Oklahoma, Colorado e Minnesota.
I dati dei repubblicani dopo il Super Tuesday
Il voto del Super martedì certifica la vittoria di Donald Trump che consolida il primato in casa repubblicana (1,237 i delegati da conquistare in vista della convention ufficiale). Con la vittoria in sette Stati ( Alabama, Arkansas, Virginia, Vermont, Georgia, Tennesee e Massachussetts), il tycoon conquista 203 delegati e si porta a un totale di 285.
Ted Cruz tiene il passo e si prende 144 delegati, arrivando a un totale di 161 grazie alle vittorie nel caucus in Alaska e nelle primarie in Oklahoma e Texas.
Marco Rubio ne conquista 71 e arriva a un totale di 87: per lui la sfida decisiva sarà il voto in Florida, Stato di cui è senatore e che dà tutti i 99 delegati al vincitore delle primarie.
Molto distanti gli ultimi due sfidanti: John Kasich conquista 19 delegati e arriva a 25, mentre Ben Carson si ferma a 8 con i 3 conquistati nel Super Tuesday.
I risultati dei democratici dopo il Super Tuesday
Finisce per 7-4 a favore di Hillary Clinton il voto del Super Tuesday. L’ex Segretario di Stato è ormai quasi certa della vittoria finale, forte dell’appoggio degli afroamericani che l’hanno portata al successo in sette Stati (Alabama, Arkansas, Georgia, Massachusetts, Tennessee, Texas e Virginia). Con le primarie del Super Martedì, la Clinton conquista 453 delegati per un totale di 544. A questi si aggiungono i 457 super delegati per un totale complessivo di 1.001 delegati a suo favore sui 2.383 necessari alla vittoria finale.
Bernie Sanders però non ha intenzione di mollare, soprattutto dopo la vittoria in quattro Stati (Vermont, Colorado, Minnesota e Oklahoma) e ha già dichiarato di voler arrivare fino in fondo. Il senatore conquista così 284 delegati, arrivando a 349, a cui si aggiungono i 22 super delegati per un totale di 371.
Cos’è il Super Tuesday
Il Super Tuesday è stato creato nel 1988 contro quella che gli americani definiscono “la sindrome dell’Iowa”, Stato che apre le Primarie e che attira l’attenzione dei media e degli elettori. Il voto in più Stati serve anche a scremare i candidati: per sostenere una campagna elettorale in contemporanea in Stati lontani tra loro, è necessaria una macchina elettorale imponente a livello nazionale.
Dove si è votato
Nello specifico, si è votato in Alabama, Alaska (ma solo per il caucus repubblicano, quello democratico è per il 26 marzo), Arkansas, Colorado (solo per i democratici), Georgia, Massachusetts, Minnesota, Oklahoma, Tennessee, Texas, Vermont e Virginia. I democratici hanno inoltre il Democrats Abroad, l’elezione per gli americani residenti all’estero in oltre 40 Paesi da concludere entro l’8 marzo.
Il volto di una madre che ha perso una figlia racconta spesso più di mille…
Un silenzio solenne avvolgeva le strade, rotto solo dal suono cadenzato dei passi e dal…
Ci sono momenti in cui sembra impossibile mantenere la concentrazione. La mente vaga, le distrazioni…
La stagione fredda porta con sé molte domande sulla routine quotidiana, ma c’è un gesto…
Se c'è un momento in cui tutto sembra sospeso, è quando un atleta raggiunge un…
Il riscaldamento a pavimento è una delle soluzioni più moderne e apprezzate per il comfort…