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Primarie USA 2016, un’altra vittoria per Donald Trump e Hillary Clinton: Rubio si ritira

Donald Trump e Hillary Clinton segnano un’altra vittoria alle Primarie USA 2016 nei rispettivi schieramenti e si proiettano sempre più verso la nomination finale. Nel Mega Tuesday, con cinque Stati al voto, il miliardario americano vince in quattro, tra cui la Florida, costringendo così Marco Rubio, senatore di quello Stato, al ritiro. L’ex Segretario di Stato porta a casa un bel successo in 4 Stati, con un leggero vantaggio solo in Missouri dove è testa a testa contro Bernie Sanders: la sua nomination è sempre più vicina, ma il senatore del Vermont non ha intenzione di mollare la presa. In tutto questo, il partito repubblicano cerca un modo per fermare l’avanzata di Trump, al momento senza successo.

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I due candidati sono ormai quasi certi della vittoria finale. La Clinton si è rivolta direttamente contro Trump nel discorso di festeggiamento, mentre Trump ha tolto la maschera del combattente per indossare quella del padre della patria, invocando un partito unico al suo fianco.

Il voto repubblicano

Il tycoon continua inarrestabile a conquistare voti. Nelle elezioni del 15 marzo ha vinto in Illinois, North Carolina, ha pareggiato in Missouri con Ted Cruz ma soprattutto ha vinto nettamente in Florida, lo Stato di Rubio, costringendolo all’uscita di scena e prendendosi tutti i 99 delegati che vengono dati al vincitore secondo la regola del “winner take all”. Dopo il successo del Super Tuesday, il costruttore si porta avanti nella corsa verso la nomination con un totale di 621 delegati (1.237 quelli necessari per la vittoria alla convention finale).

Il voto del Mega Tuesday certifica almeno due cose. Trump non fa paura neanche negli stati a maggioranza multietnica, come è la Florida. Nonostante la sua politica sull’immigrazione (muri ai confini e deportazioni per i 12 milioni di persone che vivono negli USA senza permesso di soggiorno), ha convinto gli elettori con la vera forza, quella comunicativa. Chi lo ha votato, nonostante non sia un “americano puro” (base elettorale prediletta dal Trump), lo ha fatto per il suo piglio combattivo, perché “dice le cose come stanno” e per il suo continuo richiamo al “sogno americano” e alla grandezza del Paese. Il successo in Florida è stato doppio: ha eliminato dalla scena Rubio e ha preso un bel vantaggio sul diretto inseguitore, Ted Cruz.

Il partito repubblicano ora sta studiando delle contromosse e potrebbe puntare su John Kasick, unico candidato moderato rimasto in corsa, che ha vinto nel suo Ohio. I vertici potrebbero puntare proprio su di lui per convincere i moderati a sostenerlo negli Stati ancora in palio. L’obiettivo potrebbe essere arrivare alla convention con Trump sotto il 50,1% necessario per l’acclamazione, spaccando di fatto il partito e la base elettorale. Una mossa rischiosa: Trump potrebbe ergersi a difensore degli elettori repubblicani, consolidando il consenso popolare e allontanando lo stesso partito da posizioni moderate.

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Il voto democratico

Chi sta approfittando del successo di Trump è Hillary Clinton. Dopo la vittoria in Michigan di Sanders, l’ex First Lady vince nettamente in Florida, Illinois, North Carolina e Ohio, mentre in Missouri è di pochissimo avanti rispetto al suo avversario. Il Mega Martedì la porta a un totale di 1.094 delegati (2.383 quelli necessari per la nomination), contro i 774 di Sanders. Il successo è tale non solo a livello numerico ma soprattutto a livello politico. La Clinton ha dimostrato di poter vincere in tutti gli Stati e non solo quelli del Sud; in Ohio, terra di industrie e di operai, ha strappato la vittoria in un contesto sociale ed economico più sensibile ai temi di Sanders.

Il voto del 15 marzo fortifica la sua candidatura anche perché viene vista come l’alternativa più credibile a Trump, anche grazie all’appoggio dell’establishment democratico. È più moderata rispetto a Sanders e quindi può attirare anche i voti degli indecisi; ha una struttura più solida alle spalle, in grado di contrapporsi alla macchina di Trump; ha un piglio deciso e ha dalla sua le minoranze, in primis quella afroamericana, che temono l’avvento del miliardario alla Casa Bianca più di ogni cosa.

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Lorena Cacace

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