Primario lavora di sabato per smaltire i ritardi, viene sospeso: riammesso dopo ricorso

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Sospeso per aver operato di sabato mattina in modo da smaltire le liste d’attesa. Gregorio Del Boca, primario di ginecologia al San Leopoldo Mandic di Merate, in provincia di Lecco, è stato sospeso per due mesi senza stipendio dopo la denuncia di alcuni colleghi, infermieri e sindacalisti. Il provvedimento è stato poi sospeso dopo il ricorso del medico al giudice del Lavoro, non senza scatenare polemiche e malumori. Il primario ha trovato la solidarietà di altri colleghi e della cittadinanza che ha fatto partire una raccolta firme a suo sostegno che, fa sapere Il Giorno, ha raggiunto 500 firme. Il caso è rimbalzato sulla pagine della cronaca nazionale e ha provocato dibattiti e commenti anche sul web, dove in tanti si sono schierati a fianco del medico.

Secondo la ricostruzione del quotidiano, Del Boca è stato denunciato da colleghi e infermieri che lavoravano con lui nelle operazioni del sabato mattina da reperibili: la situazione per loro era diventata insostenibile e così si erano rivolti alla Direzione Sanitaria e avevano fatto un esposto in Procura, denunciando l’uso improprio delle camere e dell’equipe operatorie.

Il medico era infatti solito usare le sale operatorie chiuse e gli ambulatori nella mattina del sabato o nei pomeriggi dei giorni feriali, quando non sono programmati interventi o visite: in questo modo smaltiva i ritardi e le attese, praticando piccoli interventi non urgenti ma comunque importanti per la salute delle pazienti.

La segnalazione ha però sortito il suo effetto. I vertici dell’ospedale lo hanno sospeso per due mesi senza stipendio, congelando la decisione a seguito del ricorso del medico al giudice del Lavoro, anche perché in tanti si erano mobilitati in suo favore, tra consiglieri regionali, sindaci del territorio, colleghi, pazienti, e soprattutto la cittadinanza, che ha fatto partire petizioni e iniziative in suo supporto.

“Noi medici dobbiamo riappropriarci del giuramento di Ippocrate”, ha commentato il primario al Giorno. “Con i miei collaboratori ho ricevuto attestati di sostegno personale, ma soprattutto di sostegno alla medicina che incarniamo, che non è quella delle regole e dei protocolli e basta, ma è quella basata sul rapporto di fiducia tra il medico e il paziente. Le norme devono essere rispettate e noi le rispettiamo, il nostro obiettivo tuttavia è sempre e solo quello della cura delle nostre pazienti, che sono persone”.

Diverso il parere di Stefano Manfredi, direttore generale dell’Asst lecchese, di cui l’ospedale di Merate fa parte. “A fronte di segnalazioni specifiche abbiamo l’obbligo di verificare. Non si accorciano le liste d’attesa come ha fatto lui e soprattutto non con iniziative del singolo, ma con procedure condivise da tutti”.

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