Proseguono le indagini per dare giustizia ai migranti che hanno perso la vita in mare durante il naufragio a largo di Cutro, in Calabria. Sono in corso, infatti, perquisizioni dei Carabinieri su disposizione della Procura.
Nelle sedi di “Frontex” sono in corso queste perquisizioni, ma anche in quelle della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera. Cerchiamo di capire insieme.
Un’inchiesta che sembra non trovare una fine. Il naufragio di Cutro, a largo delle coste calabresi, che è costato la vita a più di 70 migranti che scappavano dalla propria terra alla ricerca di un futuro migliore in Europa, passa anche per i soccorsi arrivati o partiti in ritardo dal nostro Paese.
Questo è quello sul quale la Procura della Repubblica di Crotone sta cercando di fare chiarezza, attuando con i Carabinieri, una serie di perquisizioni nelle sedi di Frontex, quanto anche in quelle della Guardia di Finanza e in quelle della Guardia Costiera.
Il naufragio è avvenuto, come ricordiamo, lo scorso 26 febbraio ed è costato la vita a 94 migranti ma, ciò che resta ancora imprecisato, è il numero di dispersi quanto quello esatto dei migranti che, quel giorno, si trovavano su di un barcone caduto a picco proprio a largo delle nostre coste.
Soccorsi partiti in ritardo? Questa è una delle domande al centro dell’inchiesta che ha visto, oggi, anche l’avvio di queste perquisizioni. La segnalazione dell’agenzia europea che si occupa delle frontiere, venne raccolta, allora, dalla Guardia di Finanza che inviò verso l’imbarcazione che aveva richiesto soccorso, due unità navali partite rispettivamente da Taranto e da Crotone. Dall’altro lato, però, i mezzi tornarono indietro poichè non poterono proseguire a causa delle avverse condizioni del mare.
Dall’altro lato, però, l’imbarcazione che aveva richiesto aiuto, stava proseguendo la sua traversata verso le coste calabresi, seguita e controllata da un aereo di Frontex. Tale aereo, però, non riuscì a seguirla nella sua totalità a causa di problemi di carburante e, anche questi, fu costretto a tornare alla base.
Nemmeno la Guardia Costiera venne allertata in merito: la sua prima motovedetta partì solo dopo 6 ore l’avvistamento, a seguito dell’allarme lanciato da alcuni pescatori che si trovavano sulla spiaggia di Steccato.
È stato il quotidiano “La Repubblica” a riportare la notizia della decisione della procura di Crotone di “iscrivere nel registro degli indagati i primi nomi e di firmare un decreto di sequestro negli uffici di Frontex, Capitaneria di Porto e Guardia di finanza per computer e telefoni cellulari nei quali potrebbero trovarsi indicazioni diverse e utili alla ricostruzione dei fatti” – scrive il quotidiano.
Continuano gli aggiornamenti circa una vicenda che sembra continuare a dare nuovi sviluppi.
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