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Privacy: due americani su tre schedati con riconoscimento facciale

Quando una tecnologia nasce per scopi benefici, addirittura salvifici e invece risulta diventare un pericolo piuttosto grave: recenti dati raccolti dallo studio americano del Center on Privacy & Technology raccontano che due americani su tre siano schedati tramite riconoscimento facciale software con lo scopo di andare a riconoscere e dunque imprigionare criminali. Tuttavia, la mancanza di una vera regolamentazione rende questa pratica una vera manna per scopi illeciti o non così rispettosi della privacy del cittadino. Addentriamoci nel dettaglio di questa storia che sta già facendo molto discutere.

Si parla di una piattaforma davvero incredibile, in grado di sfruttare gli algoritmi sviluppati per le Polizie di stato americane per riconoscere al volo un cittadino semplicemente da un’immagine che può arrivare da una videocamera di sorveglianza così come da immagini “rubate”. Un potenziale bacino di ben 117 milioni di adulti americani in trenta stati. Stiamo parlando del 66% della popolazione, praticamente due individui su tre. Il prestigioso istituto di studi su privacy e tecnologia, The Center on Privacy & Technology della Georgetown University ha avanzato i dati all’opinione pubblica sottolineando i relativi pericoli legati. Quali?

Se ci si sposta dalle indagini di polizia su potenziali sospettati o criminali conclamati, si sfocia infatti in un database che include tutte le foto delle patenti di guida o delle carte di identità così come le immagini riprese su suolo pubblico mentre si è in strada, magari da telecamere fisse. Un grande potere che apre davvero allo scenario di un Grande Fratello che tutto vede e tutto può. Come garantire che queste tecnologie non vengano utilizzate per scopi non legali e impropri, magari anche contro minoranze o individui che non avrebbero meritato questo tipo di trattamento?

A tutt’oggi non esistono controlli per eventuali abusi commessi e solamente nove sulle cinquantadue agenzie coinvolte in questi progetti registrano le ricerche effettuate nei database. Immaginiamo ora uno scenario particolarmente inquietante: un malintenzionato, come fosse un pervertito o uno stalker, che accede a queste tecnologie e ha tutto ciò che gli serve per abusi di ogni livello. È dunque d’uopo una regolamentazione in tempi brevi così da evitare brutte sorprese, ma ci sono poche possibilità che possa in realtà avvenire.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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