Ultimamente, è sempre più attuale il problema della privacy in relazione alla tecnologia. Riformuliamo: fino a dove ci si deve spingere a frantumare le naturali difese di sistemi operativi e di dispositivi o ancora di social network e piattaforme online sicure, anche a costo di creare un pericoloso precedente, pur di garantire l’accesso a informazioni private da parte delle autorità? Fin dove i produttori/sviluppatori devono “aprire” le proprie creature in favore di agenzie di intelligence per la salvaguardia della popolazione avendo poi però tra le mani un’arma potentissima? I tre casi più recenti sono quelli tra Apple e FBI, tra Facebook e le autorità brasiliane e tra un iPhone e quelle italiane.
Partiamo da casa nostra ossia dalla notizia che la polizia ha sbloccato l’iPhone di proprietà di Alexander Boettcher con informazioni fondamentali per le indagini sulle aggressioni con l’acido a Milano. Come ci è riuscita? Lo spiega il perito, che parte subito dall’informazione più importante ossia che questo metodo funziona solamente con il sistema operativo iOS 8 e ricordiamo che ora si è alla versione iOS 9, stessa interfaccia del terrorista della strage americana di San Bernardino. In quel caso, si trattava di un iPhone 5C che è diventato al centro di un caso mediatico giudiziario, con l’FBI che ha formalmente chiesto a Cupertino una modifica per poter entrare nel sistema.
Richiesta che è stata rifiutata da Apple, che ha trovato peraltro il supporto delle autorità giudiziarie di New York. La giustizia italiana “ha fatto da sé” sfruttando il fatto che l’iPhone 5 di Alexander Boettcher era penetrabile avendo ancora la versione “vecchia” iOS 8 e andando così a raggiungere le informazioni interne riguardanti il broker che è stato accusato di una duplice aggressione con l’acido ai danni di Martina Levato. Il tutto è avvenuto in 24 ore appena. Stratagemma che non è stato disponibile per l’FBI che ha dovuto chiedere aiuto a Apple, visto che il sistema a 64bit di 5C è praticamente inviolabile
Ma cosa è stato fatto, nella sostanza? Si è usato un dispositivo esterno chiamato IP-Box, che semplicemente tenta una per volta tutte le possibili combinazioni in sequenza (circa 10000, non molte) per l’accesso forzato, che sfrutta una falla corretta solamente con iOS 8.2. Passando a Facebook, il discorso è sensibilmente differente: il numero due della divisione brasiliana del social network, Diego Dzodan, è infatti stato arrestato a San Paolo con l’accusa di aver ostacolato le indagini riguardanti un processo penale per traffico di droga. Nello specifico, riguarda il rifiuto a garantire l’accesso a messaggi privati su Whatsapp (qui tutta la storia). Così come nel caso di Apple, qui si tratta non di difendere i criminali ma l’intera comunità: per permettere l’accesso a un sistema inviolabile, si deve – di fatto – corromperlo e questo crea un’arma pericolosissima, un precedente che potrebbe cambiare tutte le carte in regola. Fin dove arriva la morale e inizia il buon senso?
Oggi, qualora si debbano scegliere i fornitori di luce e gas, si hanno diverse possibilità…
Uno dei tanti problemi che caratterizzano la penisola italiana è proprio la questione lavorativa. L'Italia,…
Nel settore della ristorazione e hospitality, la gestione delle risorse umane rappresenta una sfida complessa…
Durante questa settimana le previsioni meteo relative alla penisola riportano un contesto di ampia instabilità,…
Ballando con le Stelle, il "regalo" di Milly Carlucci agli spettatori: cosa sta per accadere…
Nazia Shaheen, 51 anni, lo scorso dicembre è stata condannata all'ergastolo, dalla Corte di assise…