Gli iscritti del M5S voteranno online sulla piattaforma Rousseau per l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini e la richiesta di invio a processo per il caso Diciotti. Il voto è previsto per tutta la giornata di lunedì 18 febbraio dalle 10 alle 19 e questo nonostante le tante polemiche che lo hanno anticipato anche all’interno dello stesso movimento, a partire dal fondatore Beppe Grillo. Dalla formulazione del quesito (per dire sì al processo si dovrà votare no e viceversa) agli errori contenuti nella domanda fino allo stesso contenuto e quel presunto “interesse pubblico preminente” di cui anche gli stessi eletti del movimento non si trovano d’accordo. A questo si aggiunge le difficoltà tecniche con la piattaforma Rousseau in down dalla mattinata.
Le polemiche non hanno fermato Casaleggio e company e sulla piattaforma Rousseau gli iscritti dovranno votare se mandare o meno a processo il ministro degli Interni dopo la richiesta della procura di Catania.
Salvini è accusato di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio, reati tra l’altro che in seguito sono stati contestati anche al premier Giuseppe Conte e all’altro vicepremier Luigi Di Maio.
Secondo la legislazione vigente, ogni eletto al Parlamento gode dell’immunità parlamentare e per mandarlo a processo è necessario l’autorizzazione della Camera di appartenenza. Per Salvini, eletto al Senato, serve il voto favorevole della Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato.
Secondo la politica del movimento, gli eletti dovrebbero essere solo dei portavoce degli iscritti che hanno così il compito di indirizzarne il voto tramite le consultazioni online. In questo caso saranno gli iscritti a decidere cosa dovrebbero votare i senatori sul caso Salvini.
Sul blog delle Stelle si ricostruisce il caso Diciotti e si spiegano le motivazioni del voto.
“Martedì 19 febbraio, la Giunta per le autorizzazioni – che in realtà si chiama Giunta delle elezioni e delle immunità ndr – sarà chiamata a decidere se il ritardo dello sbarco dei migranti dalla nave Diciotti sia stato deciso ‘per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di Governo’.
Il post ricorda quanto accaduto: “Tra il 20 e 25 agosto scorso, mentre 137 migranti si trovavano sulla Diciotti, ovviamente con assistenza sanitaria e alimentare, il Ministro degli Esteri e il Presidente del Consiglio Conte stavano sentendo i leader degli altri paesi europei affinché ognuno accogliesse la propria quota di migranti. Questo accordo doveva essere raggiunto prima dello sbarco perché, altrimenti, sarebbero dovuti rimanere tutti in Italia. E questo a causa del Regolamento di Dublino, che impone che il primo Paese di approdo debba farsi carico di tutti i migranti che arrivano in Europa.
Il ministro dell’interno Salvini, d’accordo con il Ministro dei Trasporti Toninelli, il Vice Presidente del Consiglio Di Maio e con il Presidente Conte, negò quindi lo sbarco fino a che l’accordo non fosse stato raggiunto”
Da qui l’intervento della magistratura: “Per questa vicenda il Tribunale dei Ministri di Catania ha deciso di inquisire il Ministro dell’interno perché ha considerato il ritardo dello sbarco dalla nave un sequestro di persona e ha chiesto al Parlamento l’autorizzazione a procedere.
Su questo si deve esprimere con un voto prima la Giunta per le autorizzazioni a procedere – errore ripetuto ndr – e poi l’Assemblea del Senato. In pratica, se il Parlamento nega l’autorizzazione a procedere, sta affermando che il Ministro ha agito per interesse pubblico o interesse dello Stato, e che quindi non sarà processato. Nel caso invece venga data l’autorizzazione, il Ministro dell’interno andrà a processo”.
Il caso, secondo il M5S, è particolare. Si tratta “non del solito voto sull’immunità dei parlamentari. Di quei casi si occupa l’articolo 68 della Costituzione, e su quelli il MoVimento 5 Stelle è sempre stato ed è inamovibile: niente immunità, niente insindacabilità. Nessuna protezione per i politici che devono rispondere delle loro azioni individuali. Noi mandammo a processo i nostri portavoce Paola Taverna e Mario Giarrusso e entrambi votarono per farsi processare.
Questo è un caso diverso: stiamo parlando infatti dell’articolo 96 della Costituzione. Nello specifico questo è un caso senza precedenti perché mai in passato si era verificato che la magistratura chiedesse al Parlamento di autorizzare un processo per un ministro che aveva agito nell’esercizio delle sue funzioni e non per azioni fatte per tornaconto privato e personale (tangenti, truffa, appalti, etc): in questo caso non ci porremmo neppure il problema e lo spediremmo in tribunale”.
Infine il quesito:
“Il ritardo dello sbarco della nave Diciotti, per redistribuire i migranti nei vari paesi europei, è avvenuto per la tutela di un interesse dello Stato?
– Sì, quindi si nega l’autorizzazione a procedere
– No, quindi si concede l’autorizzazione a procedere”
Il voto è stato preceduto da polemiche interne ed esterne al movimento. Se le opposizioni fanno notare il cambio di marcia dei grillini (“Il M5S salva Salvini dai giudici. Come si cambia per non morire”, si legge sul profilo Twitter del capogruppo PD in Senato, Andrea Marcucci) e sui social impazzano i commenti che ricordano il passato giustizialista di Di Maio e soci, anche all’interno del movimento ci sono state enormi polemiche.
La prima arriva direttamente da Beppe Grillo che si è espresso contro la formulazione del quesito.
“Se voti Si vuol dire No. Se voti No vuol dire Si. Siamo tra il comma 22 e la sindrome di Procuste!”, scrive in un post il garante e fondatore del M5S, citando il paradosso del Comma 22 del romanzo “Catch 22” di Joseph Heller (“Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”) e la sindrome di chi disprezza chi vede aver più talento o possibilità di successo (dal mito greco di Procuste).
Il voto potrebbe aprire una crisi di governo se si arrivasse a dare l’autorizzazione a procedere contro Salvini.
Dal suo canto, il leader della Lega si è detto tranquillo. “Luigi Di Maio è una persona corretta, provano a farci litigare tutti i giorni ma non ci riescono”, ha dichiarato dalla Sardegna, dove è impegnato nella campagna elettorale pre voto.
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