Ennesimo colpo di scena al processo in corso al Tribunale di Bergamo, per l’omicidio di Yara Gambirasio, la giovane tredicenne scomparsa la notte del 26 novembre 2013 e trovata alcune settimane dopo, senza vita in un campo. Gli avvocati di Massimo Bossetti, che si trova attualmente in carcere, hanno fatto richiesta degli arresti domiciliari per il loro assistito.
‘Chiediamo alla Corte di concedere all’imputato gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico’. E’ con queste parole che i legali di Bossetti, al termine dell’udienza di lunedì 21 dicembre, hanno presentato dinanzi al Giudice un’istanza di scarcerazione, in attesa della sentenza di primo grado.
La richiesta arriva dopo decine di udienze in cui Bossetti non ha mai proferito parola, mentre nel corso dell’ultima, dinanzi a un testimone chiamato dalla Procura, ha iniziato a urlare confessando di avere problemi con la moglie Marita e di aver tentato il suicidio.
Paolo Camporini, uno dei due avvocati, ha dichiarato a sostegno della richiesta: ‘Ci sembra il momento adatto per chiedere alla Corte che la misura restrittiva dell’imputato possa essere tramutata negli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Lo chiediamo in base a quanto emerso finora nel corso del processo, e in base alla legge 47 del 2015, che modifica le pene restrittive per questi reati’.
I due legali hanno inoltre consegnato al Giudice una lettera della moglie di Bossetti, in cui lei dichiara di essere disposta ad accoglierlo nuovamente in casa.
Il pubblico ministero, Letizia Ruggeri, si è opposto alla richiesta. Mentre il Giudice Antonella Bertoja ha chiesto 5 ore di tempo, per poter riflettere sull’entità della richiesta.
Solitamente la custodia cautelare in carcere viene sostituita con quella domiciliare, soltanto nel caso in cui il Giudice ritenga che non sussista alcun rischio di fuga, reiterazione del reato, o ancora inquinamento delle prove.
Dinanzi alla richiesta dei legali di Bossetti, Enrico Pelillo, legale della mamma di Yara Gambirasio, Maura Panarese, è rimasto esterrefatto e ha dichiarato: ‘L’imputato e la vittima appartengono a mondi diversi. Il primo è vivo, Yara è invece al Creatore’.