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Il processo per l’omicidio di Yara Gambirasio contro Massimo Bossetti, suo presunto assassino, continua con l’arringa del legale della famiglia della ragazza. L’avvocato Enrico Pelillo ha chiesto un risarcimento di un milione e 400 mila euro per il papà e la sorella maggiore di Yara: “Il dna è una prova stoica, inossidabile, inconfutabile, è un macigno: è la firma di Massimo Bossetti al delitto di Yara” ha detto il legale in tribunale.
Durante la requisitoria il pm Letizia Ruggeri ha chiesto l’ergastolo con sei mesi di isolamento per Massimo Bossetti. Il pm aveva detto che non è possibile individuare un ‘movente certo’, ma il legale dei Gambirasio non ne è convinto, anzi dissente e parla di “movente sessuale”. “Quale significato possiamo dare a una ragazzina ritrovata con il reggiseno tranciato e le mutandine tagliate?” ha detto l’avvocato Pelillo convinto che il carpentiere abbia cercato di abusare di Yara. A queste parole Massimo Bossetti a reagito: “Non è vero assolutamente niente”.
“Noi non abbiamo mai cercato un colpevole, ma il colpevole – ha ribadito – e lo abbiamo fatto a costo di sbattere il naso ovunque. Dopo la scomparsa di Yara anche la sua famiglia è stata oggetto di indagine da parte del pm, che ha fatto bene. Fulvio è stato letteralmente massacrato da certa stampa. Quando poi è stato ritrovato il corpo, tre mesi dopo la scomparsa, sono stato contento per la famiglia, perché peggio di un figlio assassinato c’è solo un figlio scomparso” ha detto l’avvocato Pelillo e ha aggiunto: “In tutto questo periodo la famiglia Gambirasio ha vissuto con dolore, riserbo, pudore e dignità”.
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