Il processo Open Arms ha avuto oggi un’udienza a porte chiuse che si è tenuta a Palermo all’Ucciardone. Le accuse contro Salvini rimangono in essere ma ora emerge un nuovo video di un sommergibile della Marina Italiana.
La questione della Ong Open Arms è delicata e spinosa e ora, oltre alle deposizioni rilasciate dagli ex ministri dell’epoca dell’accaduto, emerge nuovo materiale che fino ad ora non era stato valutato e analizzato approfonditamente. La difesa del ministro Salvini ovvero Giulia Bongiorno ha specificato che il materiale è stato segnalato a più procure ma è rimasto fino ad ora inutilizzato. La questione sembra prendere una via differente ma nonostante ciò gli ex ministri Toninelli e Trenta hanno incolpato e accusato Matteo Salvini.
Oggi si è tenuta a Palermo la seconda udienza inerente il caso della Ong Open Arms che vede sotto accusa il Ministro delle infrastrutture Matteo Salvini. Le accuse a suo carico sono di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio.
Questo per aver bloccato sulla nave Open Arms 147 immigrati recuperati in mare per quindici giorni in attesa di sbarcare. Il leader della Lega, all’epoca dell’accaduto ovvero nel 2019 era a capo del Viminale.
La difesa di Salvini ha però chiesto che un video ,finora non messo a fascicolo, venisse introdotto ufficialmente tra gli elementi del processo. Si tratta di un video di un sommergibile della Marina Italiana il “Venuti” che da, secondo la Bongiorno, una nuova luce alla vicenda giudiziaria e anche nuove indicazioni sulla condotta della Open Arms.
Il processo che vede imputato Salvini e che riguarda le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio in merito alla faccenda dell’Ong Open Arms ha acquisito un nuovo video.
Il video fa emergere particolari che portano alla luce una probabile condotta della organizzazione non governativa che va contro a ciò che è sempre stato sostenuto. Il video riporta conversazioni che ribalterebbero secondo la difesa il processo in atto e svelerebbero la presenza di scafisti e di contatti poco trasparenti effettuati dall’equipaggio della nave.
Buongiorno ha dichiarato: “Erano a disposizione della Procura ma la difesa non ne sapeva nulla erano atti messi a disposizioni delle parti dagli inquirenti e facevano parte del fascicolo del pm ma a noi no”.
Ma ha anche precisato che: “al ministro Salvini viene contestato di non avere dato il Pos (un porto sicuro ndr) mentre la difesa dice che è stato fatto il legittimo divieto di transito. Finora si è detto che quelle anomalie non c’erano, invece questa documentazione fa emergere quelle anomalie”.
L’ex ministra Elisabetta Trenta, chiamata a testimoniare, ha dichiarato ai giornalisti dopo l’udienza: “Non ero a conoscenza di questi documenti sull’attività di un sommergibile della Marina militare. Ma io non ero nella linea di decisione rispetto alla opportunità di emettere il secondo decreto”.
Ha continuato specificando: “Un decreto di quel genere aveva bisogno di velocità perché bisognava impedire a una nave di entrare: nel momento in cui il ministro dell’Interno Matteo Salvini avesse ritenuto che per motivi di sicurezza non fosse stato opportuno fare entrare una nave in porto, una verifica fatta da un altro ministro in un secondo momento avrebbe creato dei problemi. Quindi, non era proprio nelle mie competenze e comunque non ero a conoscenza di questa attività”.
L’ex ministro dei trasporti Toninelli anch’egli sentito oggi ha detto durante la sua deposizione: “A decidere il divieto di ingresso dell’Open Arms fu l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. Chiaramente va anche contestualizzata la situazione, nell’agosto 2019 il governo era già finito. Tra noi non vi fu alcuna interlocuzione”.
Ha anche spiegato che non si è mai parlato di immigrazione al Consiglio dei Ministri e che quando viene affermato che erano necessarie ore di attesa per parlare con il premier Conte, dato che era impegnato con Di Maio, Salvini e Toninelli a discutere della questione, si afferma il falso.
Toninelli ha poi concluso spiegando: “Da ministro condividevo che l’Europa dovesse essere più coinvolta nella gestione del fenomeno migratorio e dei ricollocamenti. La linea politica era: combattiamo l’immigrazione clandestina cercando di far assumere le loro responsabilità agli altri paesi“.
Precisando in battuta finale: “Il ruolo del mio ministero però si concludeva con l’invio della richiesta del porto sicuro che era di competenza del Viminale, cioè di Salvini”.
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