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La firma sulle motivazioni della sentenza di assoluzione per Silvio Berlusconi nell’ambito dell’Appello al processo Ruby, poi le dimissioni. Il presidente del collegio della Corte d’Appello di Milano, Enrico Tranfa, ha lasciato la magistratura con un gesto senza precedenti nella storia della giustizia italiana. Come riporta il Corriere della Sera, la decisione sarebbe arrivata immediatamente dopo la firma delle motivazioni per protesta contro l’assoluzione per l’ex premier che ha ribaltato la condanna in primo grado a 7 anni per prostituzione minorile e concussione. Le dimissioni sarebbero così la dimostrazione del suo dissenso rispetto ai due colleghi, Concetta Locurto e Alberto Puccinelli.
Dopo 39 anni in magistratura, Tranfa ha deciso di lasciare la toga, chiedendo di andare in pensione con 15 mesi di anticipo. La scelta sarebbe arrivata come un segno di protesta quanto mai eclatante pur senza dare altre motivazioni al Csm o alla Corte d’Appello di Milano che presiede.
Secondo la ricostruzione riportata dal quotidiano di via Solferino, Tranfa avrebbe deciso di dimettersi per dimostrare la sua assoluta contrarietà sull’assoluzione di Berlusconi: un dissenso totale che lo avrebbe portato a non avere più la serenità per continuare nel suo lavoro. La firma sulle motivazioni della sentenza è stato un atto dovuto: in qualità di presidente del collegio era obbligato ad apporre il suo nome. In mancanza della sua firma, la sentenza non sarebbe neanche esistita: così Tranfa ha firmato, poi si è dimesso dalla magistratura.
Tre sono i giudici che si sono occupati di questo caso: Enrico Tranfa, Concetta Lo Curto e Alberto Piccinelli, rispettivamente il presidente e i due giudici a latere della Corte d’Appello del Tribunale di Milano.Non tutti li conoscono, ma Silvio Berlusconi sapeva che si sarebbe confrontato con loro per questa sentenza.
Chi sono i giudici
Tranfa ha un ritratto che corrisponderebbe bene alle speranze che nutrivano gli avvocati difensori di Berlusconi, di poter contare su qualcuno che non fosse prevenuto nei confronti del Cavaliere. Secondo i più esperti, Tranfa, iscritto alla corrente Unicost, ha sempre avuto un ruolo particolare soprattutto per il suo riserbo e per il suo distacco nei confronti dei casi che ha trattato. Da parte di molti è stato giudicato come attento.
Spesso in aula lo si è visto chiedere spiegazioni su minimi dettagli. Basti pensare a quando si è rivolto ai rappresentanti della stampa, seduti negli spazi riservati ai detenuti, invitandoli ad uscire, perché l’immagine della stampa seduta dietro le sbarre era ritenuta poco edificante da lui stesso. Tranfa è riuscito a creare un clima di distensione e di collaborazione fra la difesa e l’accusa. Da gip si è occupato dello scandalo della sanità a Milano fra gli anni ’90 e il 2000.
Per quanto riguarda, invece, i suoi collaboratori, Concetta Lo Curto nel 2010 assolse il deputato PdL Massimo Berruti, accusato di riciclaggio. Anche Piccinelli ha avuto un precedente con Silvio Berlusconi. Infatti in prima persona si è occupato di stendere le motivazioni della sentenza Unipol, con la quale è stata dichiarata prescritta la condanna a un anno a carico del Cavaliere. Proprio questo giudice ebbe l’occasione di mettere in evidenza, allora, come quella decisione, che era giunta a ridosso di una campagna elettorale, potesse aver anche determinato un vantaggio nei confronti di alcuni esponenti della politica italiana.
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