Salah Abdeslam, il terrorista unico sopravvissuto delle stragi di Parigi e sospettato di aver preso parte anche agli attentati di Bruxelles, è stato estradato in Francia nelle prime ore della mattina di mercoledì 27 aprile. A dare per primo la notizia è stato il quotidiano belga La Dernière Heure, poi confermato dalla Procura federale belga: secondo quanto appreso dalle loro fonti interne al carcere di Bruges, dove è rinchiuso dal giorno del suo arresto, Abdeslam ha lasciato il Belgio ed è arrivato in Francia dove si trova già nelle mani delle autorità giudiziarie. L’operazione si è svolta in totale riservatezza per evitare fughe di notizie o altri impedimenti, “in esecuzione del mandato di arresto europeo consegnato il 19 marzo 2016 dalla Francia“, come ha spiegato la procura belga. Il processo dunque si sposta in Francia dove il terrorista dovrà rispondere degli attacchi di novembre e chiarire qual è stato il suo ruolo negli attentati che hanno messo in ginocchio la capitale francese: il suo legale ha confermato che è pronto a collaborare.
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Intanto il legale di Salah, l’avvocato belga Sven Mary, in un’intervista al quotidiano Libération ha usato parole di fuoco contro il suo assistito, e in queste ore potrebbe meditare di scaricarlo: ”È un povero coglione [sic] che viene dalla piccola delinquenza, uno che segue, non certo un capopopolo”. E ancora: “Ha l’intelligenza di un posacenere vuoto. È l’esempio perfetto della generazione Grand Theft Auto che pensa di vivere in un videogioco”.
E il suo rapporto con la religione? “Gli ho chiesto se avesse letto il Corano, mi ha risposto che aveva letto l’interpretazione su internet. Per piccoli spiriti come lui il Web è perfetto, è il massimo che siano in grado di capire…”
Il processo a Salah Abdeslam, il terrorista delle stragi di Parigi, era iniziato da Bruxelles, dove era fuggito dopo il 13 novembre 2015 e dove è stato arrestato venerdì 18 marzo, tre giorni prima le stragi che hanno colpito la capitale belga.
La prima udienza ha subito visto un colpo di scena: il terrorista ha accettato l’estradizione in Francia sperando che avvenga “il più velocemente possibile“. A dirlo ai cronisti, assiepati davanti alla Camera di Consiglio a Bruxelles, era stato il suo legale, l’avvocato Sven Mary. Dai media sono filtrate anche le prime dichiarazioni del terrorista. Salah Abdeslam, detenuto nel carcere di massima sicurezza di Bruges e guardato a vista, non è comparso davanti al giudice, ma il sito della tv belga Bfmtv ha pubblicato alcuni estratti della sua deposizione. “Ho rinunciato quando ho parcheggiato l’auto. Ho posato i miei tre passeggeri, poi sono ripartito. Ho guidato a casaccio“, avrebbe dichiarato in merito al mancato attentato kamikaze allo Stade de France.
Salah Abdeslam avrebbe rivelato che il fratello Brahim, che si è fatto esplodere nel ristorante Comptoir Voltaire, era l‘elemento centrale delle operazioni. “Ho affittato delle auto e degli hotel su sua richiesta, ogni volta che ho dovuto pagare cose per preparare gli attentati, il denaro veniva da Brahim“, ha spiegato, aggiungendo però che era Abdelhamid Abaooud il vero responsabile degli attacchi e che prima di allora non lo aveva mai visto. “lo so da mio fratello Brahim. È lui che mi ha spiegato che Abaaoud era il responsabile. (…) Ho visto Abaaoud a Charleroi la notte tra 11 e 12 novembre 2015, l’unica volta che l’ho visto in vita mia“. Difficile credere a questa versione visto che Salah e Abaaoud erano stati condannati insieme per rapina nel 2010.
Diverse sono le contraddizioni nel suo racconto. Ha negato di conoscere Najim Laachraoui, il presunto artificiere degli attentati di Parigi dato per morto negli attentati di Bruxelles, ma nel settembre 2015 Laachraoui era stato controllato alla frontiera austro-ungherese in sua compagnia.
Salah vuole rientrare in Francia
L’avvocato di Abdeslam, Sven Mary
Quello che è emerso nella prima udienza del processo è che Abdeslam ha deciso di rientrare in Francia “per spiegare” cosa è successo quel venerdì sera e qual è stato il suo ruolo nelle stragi di Parigi. Per il suo legale non avrebbe nulla a che fare con il duplice attentato di Bruxelles, o almeno questa sembra essere la sua linea difensiva attuale. Secondo quanto riportato da una radio francese, il terrorista non avrebbe risposto alle prime domande degli inquirenti sulle bombe all’aeroporto e in metro. “Fa parte del segreto istruttorio“, ha chiarito ai giornalisti il suo legale che non ha voluto dare ulteriori informazioni se non che il suo cliente “è pronto a collaborare“.
Il punto chiave è il cambio di strategia rispetto all’estradizione. Dopo il suo arresto, l’avvocato chiarì senza mezzi termini che il suo cliente aveva rifiutato di farsi estradare in Francia. Bisognava ‘verificare la validità del mandato d’arresto europeo‘, aveva detto Sven Mary, sottolineando che era ora di ‘smetterla di inginocchiarsi, di vivere con questo sentimento di colpa che sembriamo avere in Belgio verso la Francia, dopo gli attentati‘. Ora, il netto cambio di passo.
Le prime dichiarazioni dopo l’arresto
Eppure, le prime dichiarazioni filtrate dopo il suo arresto, sembravano disegnare un altro scenario. Interrogato dalla Polizia Federale a Bruxelles, aveva iniziato a collaborare, rilasciando dichiarazioni che, per gli inquirenti, erano fondamentali. Secondo quanto rivelato dal ministro degli Esteri belga, Didier Reynders, Abdeslam stava pianificando nuovi attentati, a partire dal Belgio. “Ci ha detto che era pronto a far ripartire qualcosa da Bruxelles. E probabilmente dice la verità“. A sostegno delle sue parole ci sarebbero “le tante armi pesanti recuperate dopo una prima indagine, oltre alla nuova rete di contatti che Salah aveva messo in piedi attorno alla sua figura qui a Bruxelles“.
Dopo una fuga durata 4 mesi, Abdeslam è stato catturato venerdì 18 marzo 2016 e ha subito dato elementi importanti agli inquirenti. “Volevo farmi esplodere allo Stade de France, ma poi ci ho ripensato“, ha dichiarato nel primo giorno di interrogatorio.
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