I numeri sono buoni o cattivi? L’aumento della produzione di autoveicoli in Italia nel 2015 è un fatto positivo o negativo? La realtà non è mai bianca o nera, buona o cattiva. L’interpretazione di una statistica è sempre nell’occhio di chi la osserva.
Secondo dati Istat, la produzione industrale in Italia nel settore dell’automobile, pneumatici esclusi, nel 2015 è aumentata del 26,9% rispetto al 2014. Limitatamente alla produzione di autoveicoli e motori, l’aumento è del 42,5%; la produzione di carrozzerie per auto e rimorchi è cresciuta del 16,7%; la produzione di parti e accessori per autoveicoli è aumentata del 10,7%. Tutti questi dati sono oggettivamente positivi.
Come positivo è certamente il dettaglio, secondo dati raccolti dall’Anfia, l’associazione italiana della filiera dell’industria automobilistica. Nel 2015 in Italia sono state prodotte 663.000 autovetture, fra i marchi del gruppo Fiat, Ferrari, DR Motors e Lamborghini. L’aumento è del 65% rispetto al 2014. Aggiungiamo 317.000 veicoli commerciali (+17%) e 33.700 veicoli industriali, cioè autocarri ed autobus (+32%).
Ora arriviamo ai dati in chiaroscuro. Il 58% delle autovetture prodotte in Italia è destinato ai mercati esteri, un raddoppio rispetto all’anno precedente. L’84% dei veicoli commerciali va all’estero, come il 64% dei veicoli industriali.
L’aumento delle esportazioni fa sempre bene all’economia. Ma significa anche che l’Italia non è abbastanza ricca per comprare i propri prodotti, o comunque viene considerata meno importante. Soprattutto, quando la quasi totalità dei veicoli usati dalle attività commerciali e industriali va all’estero, significa che l’attività economica italiana continua ad essere troppo bassa.
Si produce poco. Quindi si guadagna poco. E si lavora poco. Dati che dovrebbero fare riflettere chi teoricamente avrebbe il compito istituzionale di decidere. Teoricamente, appunto.
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