Secondo l’Istat ad agosto la produzione industriale in Italia ha registrato una salita: è aumentata dell’1,7% rispetto a luglio, segnando un incremento del 4,1% su base annua, mentre nella media del trimestre giugno-agosto, c’è stato un un piccolo balzo dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti. La notizia è accolta molto positivamente dagli addetti ai lavori, anche perché, come sottolinea l’Istat, questa crescita è avvenuta in un mese (agosto) tipicamente caratterizzato da livelli di produzione molto bassi.
L’aumento della produzione su base annua è il maggiore dall’agosto del 2011. Nella media dei primi otto mesi del 2016 la produzione è aumentata dell’1,0% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
L’indice destagionalizzato mensile presenta variazioni congiunturali positive nei raggruppamenti dei beni strumentali (+6,6%), dei beni intermedi (+3,1%) e dell’energia (+1,4%). I beni di consumo segnano invece una variazione negativa (-0,5%). A livello annuale gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano un significativo aumento nel raggruppamento dei beni strumentali (+12,5%) e dei beni intermedi (+7,6%); diminuiscono invece i comparti dell’energia (-4,1%) e dei beni di consumo (-1,3%).
Per quanto riguarda i settori di attività economica, ad agosto 2016 i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli della fabbricazione di mezzi di trasporto (+19,2%), della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+13,6%) e della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a.(+11,7%).
Mentre ad agosto – su base annua – è aumentata del 41,9% la produzione del settore auto in Italia, segnando nei primi otto mesi del 2016 un incremento del 9,5%. I dati grezzi mostrano un aumento della produzione del comparto del 50,4% ad agosto e del 9,4% negli otto mesi.
Le diminuzioni maggiori si registrano invece nei settori dell’attività estrattiva (-17,7%), della produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-5,3%) e delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-5,0%).
‘Il paese si muove, avanti con le riforme’
“I dati dell’Istat di oggi smentiscono coloro che parlano di un paese fermo e di una industria bloccata. La produzione industriale ad agosto, in un periodo cioè che normalmente vede livelli di produzione bassi, ha raggiunto il top dal 2011; questo è un segnale chiaro e netto che il paese è ripartito. Da parte nostra continueremo il percorso di riforme, che gli italiani stanno apprezzando, anche con la prossima legge di bilancio per sostenere la crescita e renderla stabile“, ha sostenuto Silvia Fregolent – in foto – vicepresidente dei deputati Pd, mentre Alessia Rotta, componente della segreteria del Partito Democratico ha apprezzato i dati della produzione industriale estremamente confortanti: ”I risultati registrati nel mese agosto segnalano una ripresa importante a dimostrazione che il Paese non è fermo. Il governo è impegnato a sostenere la ripresa: industria 4.0 mira a dare maggior spinta al settore e più in generale le riforme rappresentano un ulteriore elemento indispensabile al rilancio della nostra economia“, concludendo: “E’ il momento di accelerare su questo percorso senza trionfalismi, ma con la convinzione che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta“.
Allarme Coldiretti, la ripresa non arriva ai campi
La ripresa dell’industria non arriva nei campi dove si registra una profonda deflazione con quotazioni in calo del 9% a settembre rispetto allo stesso periodo della scorso anno. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti relativa ai dati Istat della produzione industriale sulla base delle rilevazione dei prezzi agricoli dell’Ismea. I prezzi dei prodotti agricoli mostrano cali che vanno dal 28% per l’olio extra vergine d’oliva al 19% per i cereali fino al 9% per latte e formaggi molli, semiduri e fusi.
I risultati positivi della produzione industriale devono ora trasferirsi alle imprese agricole dove la deflazione ha effetti devastanti con quotazioni sono al di sotto dei costi di produzione in numerosi settori, dal grano al latte, che subiscono la pressione delle distorsioni di filiera e dal flusso delle importazioni selvagge che fanno concorrenza sleale alla produzione nazionale perché vengono spacciati come Made in Italy per la mancanza di indicazione chiara sull’origine in etichetta. A rischio – conclude la Coldiretti – è il futuro di prodotti simbolo del Made in Italy, ma anche un sistema produttivo sostenibile che – conclude la Coldiretti – garantisce reddito e lavoro a centinaia di migliaia di famiglie e difende il territorio nazionale dal degrado e dalla desertificazione.
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