A quasi un anno dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, le sanzioni per il Cremlino portano a una situazione finanziaria difficile.
Alcune voci dicono che Putin fatichi a finanziare la guerra, sebbene avesse fatto intendere di migliorare le dotazioni per i militari in modo che potessero confrontarsi con le ultime armi inviate a Kiev, come i carri armati Abrams e Leopard.
A un anno dal conflitto in Ucraina
Continuano i pacchetti sanzionatori a Putin, diventato il simbolo e l’emblema di questa spietata guerra che non risparmia nessuno e sta uccidendo un quantitativo enorme di vite umane, civili ma anche militari.
In uno scenario terribile che sta decimando la popolazione ucraina, le uniche cose che si possono fare per cercare di porre fine al conflitto, arrivato a quasi un anno dal suo inizio, sono sanzionare la Russa e inviare aiuti militari all’Ucraina per mostrare la solidarietà e l’appoggio economico e dal punto di vista delle armi per fronteggiare l’invasione russa.
A tal proposito le truppe ucraine si stanno addestrando per poter usare al meglio i carri armati Abrams forniti dagli Stati Uniti e i Leopard tedeschi. In risposta Putin aveva promesso di potenziare la propria potenza militare ma a quanto pare un nuovo pacchetto di sanzioni proveniente dall’Ue sta mettendo a dura prova le finanze del Cremlino.
Nuove sanzioni a Putin
Si tratta del decimo pacchetto di sanzioni quello che l’Unione Europea ha stabilito nei confronti di Putin, che ora sta cercando nuove risorse per intensificare l’aggressione.
L’economia pesa molto in Ucraina e ogni giorno la guerra costa milioni di dollari in entrambi i fronti, c’è però una differenza importante, infatti Kiev è sostenuta dall’intero Occidente, mentre Mosca non gode degli stessi aiuti e le risorse di cui disponeva all’inizio dell’offensiva, il 24 febbraio dello scorso anno, si stanno esaurendo sempre di più, nonostante le entrate di gas e petrolio extra Ue e il sostegno di Cina e Corea del Nord.
Josep Borrell, Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue, è intervenuto a Strasburgo durante la plenaria del Parlamento Europeo, affermando che Putin è in sofferenza e ha già perso la battaglia politica e morale della guerra ma anche quella sul fronte dell’energia.
I vertici europei si stanno impegnando per rafforzare la resistenza militare dell’Ucraina perché non bisogna sottovalutare le capacità dell’esercito russo, impegnato in una guerra che da lampo si è trasformata in conflitto di posizione.
“Abbiamo approvato nove pacchetti di sanzioni e stiamo definendo il decimo è in cantiere, con lo scopo di indebolire l’economia russa”
ha detto Borrell e ha confermato anche la presidente della Commissione, che ha constatato che i pacchetti emessi per indebolire la capacità della Russia stanno funzionando e l’economia del Paese è in recessione.
Il decimo pacchetto di sanzioni conterrà divieti commerciali e controlli sulle esportazioni di tecnologie russe, in particolare ci saranno restrizioni per quanto riguarda l’esportazione di componenti elettronici che vengono usati nelle armi russe come droni, elicotteri e missili.
Secondo alcune voci Putin sta cercando risorse tagliando la spesa pubblica dove possibile e rastrellando le tasse delle società dello Stato. Tutto però si riflette inevitabilmente sulla qualità della vita dei cittadini e delle aziende che già non se la passano molto bene, vista la riduzione dei mercati di riferimento. Inoltre, anche i produttori di fertilizzanti e carbone, target naturale di nuove tasse, non possono essere sfruttati all’infinito.
Le sanzioni possono pesare più delle armi e Borrell le ha definite come un veleno ad azione lenta che sta uccidendo l’economia russa, che fra l’altro pagherà un prezzo altissimo per questa guerra poiché il Paese ha perso il principale cliente energetico, ovvero l’Europa.