A Firenze, ma anche a Benevento, è pugno duro contro la prostituzione. Il sindaco di Firenze Dario Nardella, come promesso, ha messo in atto una stretta contro i clienti delle prostitute, e sono fioccate le prime multe. Mentre anche il primo cittadino di Prato pare in procinto di prendere esempio dal collega di Palazzo Vecchio, l’ordinanza di Nardella non ha trovato d’accordo altri sindaci delle città vicine, che temono un’invasione dei clienti e delle prostitute nel loro territorio.
La battaglia del sindaco di Firenze Nardella contro lo sfruttamento della prostituzione è iniziata ufficialmente venerdì 15 settembre, alle 23. Per le strade della città diverse pattuglie della polizia municipale, in divisa e in borghese, sono partite a caccia di clienti accostati sui marciapiedi per contrattare con le schiave del sesso.
L’ordinanza anti-prostituzione sancisce il divieto di contrattazione e prevede multe fino a 206 euro, ma anche l’arresto fino a tre mesi. Richiama il decreto sicurezza del ministro dell’Interno Marco Minniti, che per la prima volta consente ai sindaci di emettere ordinanze contro coloro che richiedono, contrattano e ottengono prestazioni sessuali a pagamento.
Non serve, quindi, che il rapporto sia stato consumato per incorrere nelle sanzioni.
E con l’inizio della battaglia anti-prostituzione, plaudita dai residenti delle zone più battute e di alcune associazioni a difesa delle donne schiavizzate, è fioccata la prima denuncia.
Un italiano si era appartato con una donna albanese nell’auto. La polizia lo ha denunciato in base dell’articolo 650 del codice penale: violazione di una ordinanza delle autorità. La denuncia, infatti, non scatta per aver consumato un rapporto con una prostituta, ma per la violazione di un’ordinanza del sindaco.
Nardella: «Guerra a tutela della dignità delle donne»
Il sindaco Nardella, in un’intervista a Repubblica, ha spiegato che non è in atto una guerra alle prostitute o ai clienti, ma «contro chi sfrutta la prostituzione a tutela delle donne e della loro dignità. Abbiamo emanato un’ordinanza tesa a colpire la domanda della prostituzione e dello sfruttamento delle donne dietro cui prosperano la malavita organizzata italiana e straniera».
«Non dobbiamo essere ipocriti, nessuno e tantomeno un sindaco può pensare di debellare dalla faccia della terra la prostituzione. Il punto è che per contrastarne gli aspetti più degradanti e criminosi dovremmo sperimentare nuove soluzioni. Purtroppo in Italia non si possono affrontare temi del genere perché c’è troppo scontro ideologico e ipocrisia».
Nardella si aspetta che «si accendano i riflettori sulla gravissima e quotidiana violazione dei diritti umani perpetrata con la tratta e la riduzione in schiavitù di donne italiane e straniere, spesso minorenni».
«Se qualche multa servirà a salvare la libertà, la vita e la dignità, anche di una sola donna, sarà già un successo. C’è troppo silenzio nel nostro Paese su questo dramma che riempie di miseria umana le periferie delle nostre città».
Vladimir Luxuria: «Misura illiberale e bigotta»
Contro Nardella, che ha definito la sua «un’ordinanza di sinistra», Vladimir Luxuria: «È una misura illiberale, che puzza anche di bigottismo e populismo, che va contro la libertà personale di chi intende avere con i suoi soldi una prestazione sessuale da una prostituta, a patto ovviamente che sia adulta e consenziente. Un conto è lottare contro la prostituzione minorile e contro la tratta delle donne altro conto è lasciare libere le persone che vogliono prostituirsi o che vogliono andare a prostitute di poterlo fare, dal momento che in Italia la prostituzione non è reato».
Per l’onorevole del Pd Caterina Bini, invece, «non è questione di essere bigotti o perbenisti, Si tratta di decidere se è più importante lottare per la libertà di chi vuole andare a prostitute oppure combattere la malavita organizzata che nella stragrande maggior parte dei casi sta dietro alla prostituzione, mettendosi al fianco di ragazze che spesso sono letteralmente schiavizzate dai loro aguzzini. La libertà di chi decide di far sesso a pagamento non può, almeno per me, venire prima della libertà di ragazze sfruttate e ridotte in schiavitù».
Ordinanza anti-prostituzione anche a Benevento
Il provvedimento potrebbe essere attuato anche a Prato, dal sindaco Matteo Biffoni, dopo la richiesta da parte di un consigliere comunale di emulare Nardella. Anche perché in questi casi il rischio è che il problema venga solo spostato di qualche chilometro. «Non so quanto questa ordinanza potrà spostare il problema sul nostro Comune: verificheremo con attenzione se ci saranno conseguenze», ha commentato il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi.
In ogni caso Nardella è stato chiaro. Il suo obiettivo è estendere l’ordinanza a tutta la provincia: «Nel prossimo consiglio della Città metropolitana proporrò di adottare lo stesso provvedimento in tutti i Comuni».
Fuori dalla Toscana, più a sud, in Campania, un altro sindaco ha deciso di contrastare lo sfruttamento della prostituzione. A Benevento il sindaco Clemente Mastella ha infatti emesso un’ordinanza che vieta l’esercizio della prostituzione sulle strade. Destinatari del divieto e delle relative sanzioni sia le prostitute che i clienti.
«In realtà – ha spiegato Mastella – l’ordinanza è contro chi sfrutta la prostituzione, ovvero delinquenti locali e malavita che giunge a Benevento dal casertano e dal napoletano».
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