Bambini di nemmeno dieci anni che si prostituiscono per poche decine di euro. L’inchiesta de Le Iene, andata in onda nella puntata di domenica 19 marzo, ha scoperchiato uno sconvolgente caso di prostituzione minorile a Bari. Su alcune strade di periferia, nella zona dello stadio San Nicola, diversi minori di etnia rom, sia maschi che femmine, vendevano i loro corpi per 20 o 30 euro. Cento euro, nel caso di un bimbo di otto anni, il più piccolo, che ha dichiarato di prostituirsi da quando ne aveva cinque.
Il servizio è stato realizzato da Nadia Toffa con l’aiuto di un complice che si è finto cliente. Una volta fatti entrare bimbi e bimbe in macchina li ha intervistati. Loro, inconsapevoli della telecamera, hanno raccontato le loro storie. Storie di infanzia distrutta da sfruttatori che, molto spesso, sono gli stessi genitori ben consapevoli di cosa facciano i loro piccoli durante il giorno. I clienti (o meglio, pedofili)? Secondo il racconto dei baby prostituti sarebbero italiani, tra i 50 e i 70 anni. Sia gente comune che pezzi grossi: «Uomini e donne, forze dell’ordine, giudici, medici».
Il servizio finisce con Nadia Toffa che va a denunciare tutto ai servizi sociali di Bari e con le volanti della polizia che si recano nei campi rom dove vivono i bambini violati. Difficile credere che nessuno sapesse nulla fino al servizio de Le Iene, tanto che l’intervento delle forze dell’ordine sembra più una cosa di facciata. Questo il commento del sindaco di Bari Antonio Decaro.
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