[didascalia fornitore=”ansa”]Veduta aerea dello stadio San Nicola a Bari[/didascalia]
Tre persone sono state arrestate nell’ambito di una lunga inchiesta sulla prostituzione minorile a Bari, che si svolgeva in particolar modo nelle vicinanze dello stadio San Nicola. I tre uomini posti in arresto – che sono risultati essere tutti incensurati – si affidavano ai social network e alle chat online per ‘procacciarsi i minori’, incontrarli, abusare di loro e pagarli con poco denaro o oggetti come profumi o ricariche telefoniche.
Come qualcuno ricorderà, la pratica della prostituzione minorile nei pressi del San Nicola di Bari era stato oggetto di un servizio del programma “Le Iene” nel marzo dell’anno scorso.
Poi l’inchiesta della magistratura in merito è proseguita, dapprima con provvedimenti pratici come l’allontanamento di alcuni minori dalle famiglie di appartenenza, poi con l’arresto di altre tre persone, sempre nei mesi scorsi, sempre con l’accusa di abusi sessuali su minori e adescamento ai fini della prostituzione.
In quel caso due uomini sono stati già giudicati in primo grado a 6 anni di reclusione ciascuno e sono stati posti ai domiciliari per aver avuto rapporti sessuali con un bambino di 13 anni di etnia rom, in cambio di denaro. Una terza persona su cui gravano le stesse accuse è ancora in attesa della sentenza.
Le ultime manette sono invece scattate nel mese di maggio ai polsi di un 58enne e un 51enne, per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre un 46enne è invece finito agli arresti domiciliari. Gli uomini ritenuti colpevoli, dopo aver adescato le vittime, le portavano in zone di campagna isolate del barese, tramite le loro auto, auto dove poi si svolgevano le ‘prestazioni’. Secondo gli inquirenti, le famiglie degli arrestati erano completamente all’oscuro di quanto facevano.
Ora le indagini sul giro di prostituzione minorile a Bari proseguono, hanno fatto sapere gli inquirenti: “Le indagini proseguiranno per approfondire tutti gli spunti investigativi raccolti dall’analisi dei reperti informatici e dei messaggi e foto scambiate tramite i social network”.
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