Il Protocollo di Kyoto è stato uno dei pochi punti fermi raggiunti in campo ambientale nella storia delle Conferenze delle parti dai governi internazionali che lo hanno ratificato, ma per rispettare gli impegni previsti possono accadere accordi strani come quello siglato dall’Italia con la Polonia: lo scorso 5 ottobre infatti, nel silenzio generale dei media e dello stesso sito del ministero, il titolare dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha concluso un accordo con il suo omologo polacco Maciej Grabowski, per l’acquisto, alla cifra di 4,7 milioni di euro, di poco più di 20 milioni di tonnellate equivalenti di CO2. Questo accordo è stato necessario perché formalmente l’Italia non ha raggiunto gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, e se non avesse acquistato tali quote entro il 18 novembre, sarebbe potuta incappare in una procedura di infrazione.
La notizia è comparsa sul sito del consolato polacco a Napoli e su altri siti nazionali del Paese est-europeo, ma non sui media italiani: se l’Italia non avesse acquistato queste quote, oltre alla procedura di infrazione da parte della Ue, avrebbe rischiato di non poter negoziare in futuro le unità di CO2, e avrebbe conteggiato le tonnellate di gas serra mancanti, aumentate del 30 per cento, sugli obiettivi del periodo successivo 2013-2020. Ma l’Italia davvero non ha raggiunto gli obiettivi prefissati? In realtà come dimostrano le tabelle pubblicate dal ministero dell’Ambiente, il nostro Paese ha davvero ridotto le emissioni di CO2 a una media del 7 per cento nel periodo 2008-2012, rispetto al 1990, ma quelle dei grandi impianti per gli accordi europei sono state conteggiate in maniera fissa, un inghippo tecnico che in presenza della forte crisi economica di questi anni ha causato il saldo negativo, parzialmente limato con la riforestazione e la gestione boschiva.
Il sistema insomma ha penalizzato l’Italia, che si è ritrovata a comprare quote da altri Paesi, e va detto che non si tratta di un caso isolato: come rivela in sito specializzato Carbon Pulse, le tonnellate scambiate in tutte le negoziazioni sono state pari a 46 miliardi, con molti Paesi dell’Est con quote da vendere a causa del crollo dell’industria pesante era nel frattempo precipitata, ed altri come il Giappone bisognosi di acquistarli, in un vorticoso giro di denaro avvenuto in casi diversi dal nostro non senza opacità. Resta il fatto che l’Italia, insieme alla Spagna, è stato l’unico grande Paese europeo a non aver centrato gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, e per quanto l’accordo siglato allora dalla Ue abbia penalizzato l’Italia, Paese manifatturiero che ha pagato un prezzo salato a causa della crisi economica anche sul fronte delle emissioni, resta l’imbarazzo per il silenzio mediatico perpetrato dal ministero, che vale forse più di mille parole.