È quanto afferma Giuseppe Provenzano, vicesegretario PD, ribadendo la frammentazione del Centrodestra che si compatta solo per ottenere lo scranno di Palazzo Chigi giocando sulle paure degli elettori.
Le divisioni della destra, secondo l’esponente del Partito Democratico, sono lampanti e riguardano tematiche fondamentali per la gestione del Paese, cosa che rende la coalizione di Meloni, Salvini e Berlusconi incapace ed inadatta a governare.
Giuseppe Provenzano si scaglia contro programma e campagna elettorale del Centrodestra, sottolineando l’unità di facciata della coalizione, la quale invece dimostra continuamente le proprie divisioni sui singoli punti del programma.
Si va difatti da una diversa idea su fiscalità e flat tax, alla divergente modalità di gestione dei flussi migratori, al differente ruolo e posizionamento internazionale dell’Italia, alle dissimili risposte per fronteggiare il caro energia.
Le destre, prosegue Provenzano, fanno leva su angosce e paure: individuano un problema complesso e ramificato, lo elevano a questione che rischia di disgregare e distruggere l’identità italiana generando forti timori nella società, cavalcano la spinta mediatica di narrazioni così divisive ed infine trovano un semplice e singolo capro espiatorio responsabile di tutto il quale può essere fermato solo dalla decisa azione del Centrodestra, unico reale difensore dei bisogni patri.
L’elenco di questi “specchietti per le allodole” elettorali è lungo: l’immigrato, il sindacato, l’Unione Europea, la stampa, il percettore del Reddito di Cittadinanza.
L’obiettivo del proprio partito, per il vicesegretario PD, deve essere quello di tornare a rappresentare gli ultimi, i più poveri, coloro che dovrebbero incarnare il principale target e bacino elettorale di una sinistra che voglia definirsi tale.
Per questo Provenzano non accetta la narrazione di una destra ora alfiere delle classi più svantaggiate: queste ultime sarebbero solo sfruttate da queste formazioni politiche quali trampolino elettorale.
Le paure che le destre insinuano nella comunità più povere della Penisola avrebbero il solo scopo di drenare verso loro stesse i voti di persone in difficoltà, angosciandole per il proprio futuro, senza offrire loro soluzioni credibili (bensì solo semplicistici slogan), creando così un cortocircuito in cui i primi danneggiati da tali demagogie sono gli stessi ultimi che si vorrebbe invece difendere.
Al contrario il Partito Democratico dimostra, col proprio programma progressista forgiato sui temi della scuola, del lavoro, dei diritti, dell’ambiente, d’essere l’unica forza veramente sociale e munita di soluzioni praticabili e a vantaggio dei più poveri e disillusi.
Una partita dunque ancora aperta per Provenza quella del 25 settembre, soprattutto vista l’amplissima fetta di astenuti ed indecisi, sui quali il PD punta per ribaltare un esito elettorale che appare scontato.
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