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Province abolite, così in Italia si riciclano le poltrone

Abolite le Province con la legge Delrio, in Italia si è messo in moto un nuovo meccanismo per riciclare le poltrone negli enti di secondo livello. Da destra a sinistra ci si accorda per chi dovrà sedere in un ruolo che, sulla carta, non porterà lauti guadagni ma ha ancora molto potere. La trasformazione delle province da enti inutili e costosi ad agenzie del territorio che lavorano per i Comuni è avviata; l’italica via del “potere logora chi non ce l’ha” rimane però la strada maestra. L’inchiesta di Tommaso Cerno e Federica Fantozzi pubblicata su L’Espresso, racconta il nuovo sottobosco della politica locale alle prese con l’elezione dei nuovi enti e dei consigli delle città metropolitane: accordi che coprono tutto l’arco politico, senza distinzione tra maggioranze e opposizioni e poltrone riciclate per vecchi e nuovi nomi.

Uno dei casi sintomatici è Napoli, dove il sindaco sospeso Luigi de Magistris ha ottenuto dal Tar la possibilità di votare per il consiglio della nuova città metropolitana partenopea, ma senza potersi candidare, dopo la condanna in primo grado per il caso Why not. Al suo posto, il vicesindaco facente funzioni Tommaso Sodano, ex deputato di Rifondazione Comunista: un partito che non esiste più si ritrova con un suo uomo alla guida della città e del napoletano, con Napoli che sarà l’unica delle città metropolitane ad avere un presidente diverso dal sindaco eletto.

Dalle situazioni registrate in tutto il Paese, le elezioni dei nuovi enti si sono trasformate in un banco di prova di alleanze che vanno al di là di ogni colore politico. PD alleato con Forza Italia, presidenti forzisti eletti con i voti dei democreatici, Lega che appoggia renziani, M5S che si accodano alla maggioranza dem: un rimescolamento delle carte in nome della cara vecchia poltrona, senza soldi ma con molto potere.

I voti per i consigli metropolitani non arrivano dalla cittadinanza ma dagli stessi enti locali: si procede con due schede a preferenza secca, con peso del voto scaglionato in base al numero degli abitanti che si rapprensenta. Otto le città metropolitane su dieci che andranno a breve al voto, 64 i presidenti, 760 i consiglieri con numero massimo di 24 per ogni consiglio (10 il minimo). Una tornata elettorale interna alla politica locale pronta a scegliere chi dovrà gestire un flusso di denaro che cambia nome del destinatario ma sempre lì arriva.

Le vecchie Province avevano 4 aree di competenza: formazione, scuole superiori, viabilità e ambiente, competenze che sono rimaste per il momento agli enti, in attesa dei decreti attuativi per capire chi farà cosa. La gestione del potere fa gola a troppi ed è qui che si scatena il balletto delle poltrone: vero che al momento non si riceve indennità ma, chi lo sa, da qui a qualche anno qualcosa cambia e comunque si tratta di gestire il potere con gare d’appalto, gestione della cosa pubblica, consulenze.

Un giro di interessi che non è cambiato con la legge Delrio: manca solo l’indennità ed è per questo che molti ex presidenti si sono scagliati contro la legge. L’ex presidente della provincia di Arezzo, Roberto Vasai, rieletto anche nel nuovo ente, è stato chiaro: ci chiameranno anche casta, ma siamo noi a fare il lavoro delle Regioni a costo basso. “Adesso torniamo lì, gratis, a mandare avanti scuole, strade, formazione e ambiente. Senza avere idea di cosa intenda davvero fare il governo”, ha dichiarato all’Espresso.

Intanto, spuntano liste civiche uniche che racchiudono tutti i partiti o che addirittura vedono contrapposte anime dello stesso partito. È il caso di Frosinone dove il PD ha appoggiato Enrico Pittiglio, 32enne primo cittadino di San Donato Val di Comino, contro l’altro candidato, Antonio Pompeo, sindaco di Ferentino, anche lui del PD ma sostenuto da NCD, Fratelli d’Italia e Forza Italia e poi eletto. Stessa cosa a Benevento dove ci sono due liste dem, mentre a Ferrara, il primo cittadino Tiziano Tagliani è sostenuto da una coalizione che abbraccia anche Lega Nord e M5S. Insomma, in attesa di capire cosa ne sarà delle vecchie province, abolite sulla carta, la politica si muove per salvare le poltrone: giochi di potere alla vecchia maniera che resistono, nonostante tutto.

Nuove province, gli eletti
Il rimescolamento delle carte è chiaro guardando i risultati della prima tornata elettorale per le Province con la legge Delrio, iniziata il 28 settembre e conclusa il 13 ottobre. A votare questa volta non i cittadini ma i sindaci che hanno scelto tra loro i candidati, con alcune conferme e qualche sorpresa. A Cosenza per la prima volta, è Forza Italia a vincere, nonostante il centrodestra vedesse gli alfaniani appoggiare un altro candidato. A Catanzaro si è arrivati addirittura alle mani tra il sindaco di FI e un ex assessore dopo la vittoria del PD che però incassa la sconfitta ad Avellino con il suo candidato che si dimette.

Tre le città metropolitane che hanno votato (Torino, Napoli e Bari) e 55 le province: questi i risultati dei nuovi presidenti.

ABRUZZO
Pescara: Antonio Di Marco, PD, sindaco di Abbateggio e consigliere uscente della Provincia.
Teramo: Renzo Di Sabatino, PD, capogruppo uscente al consiglio regionale.
L’Aquila: si voterà il prossimo anno allo scadere naturale del mandato.

CALABRIA
Cosenza: Mario Occhiuto, Forza Italia, sindaco di Cosenza. La provincia passa così al centrodestra, dopo la presidenza di Mario Oliviero del PD.
Catanzaro: Enzo Bruno, segretario provinciale del PD. Dopo dieci anni, il centrodestra perde la provincia: si registra anche un violento alterco tra il sindaco della città, Sergio Abramo e un suo ex assessore, Massimo Lomonaco: entrambi sono finiti in ospedale con alcuni giorni di prognosi.
Crotone: Peppino Vallone, sindaco della città e presidente regionale del PD. Il centrosinistra prende la provincia dopo l’amministrazione del centrodestra.
Vibo Valentia: Andrea Niglia, lista civica “Insieme per la Provincia di Vibo Valentia adesso” sostenuta da Fratelli d’Italia, Forza Italia, NCD e una parte del PD.
Reggio Calabria: nella città metropolitana, dopo lo scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose, si voterà il 26 ottobre.

CAMPANIA
Consiglio metropolitano di Napoli: 7 seggi al PD (il più votato il sindaco di Afragola Domenico Tucillo), 7 seggi a Forza Italia (il presidente uscente Antonio Pentangelo ha ricevuto in assoluto il maggior numero di voti), 5 a Napoli Bene Comune, 4 al NCD, 1 a FdI.
Avellino: Domenico Gambacorta, Forza Italia. Il sindaco di Avellino, Paolo Foti, del PD si è dimesso dopo il risultato elettorale che avrebbe visto voti dei dem a favore di Gambacorta.
Benevento: Claudio Ricci, sindaco di San Giorgio Del Sannio, PD.
Salerno: Giuseppe Canfora, sindaco di Sarno, PD.

EMILIA ROMAGNA
Rimini: Andrea Gnassi, sindaco della città, lista centrosinistra
Forlì e Cesena: Davide Drei, sindaco di Forlì, lista centrosinistra
Ferrara: Tiziano Tagliani, PD, sindaco della città. A sostegno del sindaco una maxi lista che va dalla Lega a Forza Italia, passando per i dem e il M5S.

LAZIO
Rieti: Giuseppe Rinaldi, ex sindaco di Poggio Mirteto ed ex assessore provinciale, centrosinistra.
Latina: Eleonora Della Penna, sindaco di Cisterna, appoggiata da PD e NCD
Frosinone: Antonio Pompeo, sindaco di Ferentino, appoggiato da una parte del PD, e dal centrodestra.

LOMBARDIA
Varese: Gunnar Vincenzi, sindaco di Cantello, PD sostenuto dal NCD. La provincia cambia assetto politico dopo la presidenza del leghista Dario Galli, poi commissario.
Brescia: Pierluigi Mottinelli, unico candidato con lista PD-Forza Italia.
Monza e Brianza: Gigi Ponti, ex sindaco di Cesano Maderno, PD.

MARCHE
Ancona: Liana Serrani, sindaco di Montemarciano, PD
Pesaro-Urbino: Daniele Tagliolini, sindaco di Peglio, PD. Era candidato unico
Fermo: Fabrizio Cesetti, presidente uscente, lista centrosinistra
Ascoli Piceno: Paolo D’Erasmo, sindaco di Ripatransone, PD, candidato unico. Affluenza record alle elezioni (90% degli elettori) con solo il M5S che ha boicottato.

MOLISE
Isernia: Luigi Brasiello, sindaco della città, PD

TOSCANA
Siena: Fabrizio Nepi, sindaco di Castelnuovo Berardenga, centrosinistra
Grosseto: Emilio Bonifazi, sindaco della città, centrosinistra, unico candidato
Arezzo: Roberto Vasai, presidente uscente, PD
Massa Carrara: Narciso Buffoni, sindaco di Montignoso, PD. Ha corso senza il simbolo del partito, tolto dopo la presentazione della lista fatta dalla segreteria provinciale: i dem hanno corso con due candidati.
Livorno: Alessandro Franchi, sindaco di Rosignano Marittimo, PD
Pistoia: Federica Fratoni, presidente uscente. Era l’unica candidata di entrambe le liste
Pisa: Marco Filippeschi, sindaco della città, centrosinistra
Prato: Matteo Biffoni, sindaco della città, PD. Unico candidato

PIEMONTE
Consiglio metropolitano Torino: ad affiancare il sindaco metropolitano Piero Fassina sono 18 consiglieri. Il più votato è stato Alberto Avetta, attuale vicepresidente; oltre a lui ci sono l’ex sindaco di Borgaro, Vincenzo Barrea, il capogruppo di Forza Italia nel consiglio comunale di Torino, Andrea Tronzano, i sindaci di Pinerolo e Ciriè, Eugenio Buttiero e Francesco Brizio; si sono aggiunti il capogruppo del PD nel consiglio comunale di Torino Michele Paolino, i consiglieri comunali torinesi dem Domenico Carretta, Lucia Centillo e Domenica Genisio.
Cuneo: Federico Borgna, sindaco della città, centrosinistra. Unico candidato con una sola lista
Verbano Cusio e Ossola: Stefano Costa, sindaco di Baceno e consigliere provinciale uscente, lista civica.

PUGLIA
Consiglio metropolitano di Bari: Antonio Decaro, sincado della città, PD. Al centrosinistra vanno 10 consiglieri, 7 al centrodestra e 1 per le liste civiche
Barletta-Andria-Trani: Francesco Spina, sindaco di Bisceglie, UDC
Foggia: Francesco Miglio, sindaco di San Severo, centrosinistra
Lecce: Antonio Gabellone, presidente uscente, centrodestra

VENETO
Verona: Antonio Pastorello, sindaco della città, Lega e Lista Tosi
Padova: Enoch Soranzo, sindaco di Selvazzano. A suo sostegno la Lega, la Lista Tosi, una parte di Forza Italia, PD e NCD
Rovigo: Marco Trombini, sindaco di Ceneselli, centrodestra. La provincia va al centrodestra con Lega, FI, FdI che batte il centrosinistra dopo 15 anni.
Vicenza: Achille Variati, sindaco della città, centrosinistra.

Lorena Cacace

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