Come appreso nelle ultime ore, il decreto sicurezza progettato dal nuovo governo verrà spacchettato. L’intento, infatti, è quello di intervenire puntualmente e in maniera capillare in tutti i settori che ne sono oggetto: ammonimento e pene più severe per chi minaccia le donne e viola i provvedimenti adottati, daspo per i minorenni che fanno parte delle gang e codice di comportamento per le Ong che effettuano i salvataggi in mare.
Al momento, proprio in virtù dello spacchettamento, nel decreto sicurezza sono state inserite le misure relative alle Ong. In attesa delle nuove approvazioni, dunque, non può sottacersi come il fenomeno delle baby gang stia procurando un considerevole allarme sociale. Al punto da dover essere accuratamente disciplinato.
Le baby gang, configurandosi come dinamica di gruppo, consentono agli adepti di esorcizzare la paura e la solitudine ripagando il bisogno aggregativo adolescenziale.
Si tratta, almeno per quel che attiene la realtà italiana, di piccoli gruppi formati da adolescenti, solitamente dieci, senza alcun capobranco, che picchiano e bullizzano i loro coetanei cercando spesso fama e consensi sui social.
La violenza esercitata da questi gruppi è davvero fine a sé stessa e riflette un futuro inteso più come una minaccia che come una speranza.
In questo contesto, non può trascurarsi però come le politiche di contenimento del virus abbiano, in determinate fasce anagrafiche, quelle adolescenziali, prodotto una progressiva insofferenza alle regole e ai dettami del vivere sociale. Sono giovani incapaci di comprendere il disvalore dei loro comportamenti.
Non meno determinante è stato anche il contributo elargito dall’uso dei social network, impiegati per rafforzare l’identità di gruppo e innescare processi di emulazione e di auto assolvimento.
Per queste ragioni, in tali contesti hanno trovato ampio ristoro i principali esponenti del movimento trap italiano. Che, molto spesso, ambiscono ad essere considerati ed etichettati come criminali. Proprio perché l’essere criminalizzati gli procura più visibilità e fama. Le cronache di questo anno, del resto, convergono tutte in quella direzione. Basti pensare alla faida fra il trapper Simba La Rue e Baby Touché. Due gruppi letteralmente governati da regole di fedeltà reciproca e di omertà.
Nell’ottica dello spacchettamento, anche in tema di baby gang il governo si è concesso una proroga in vista di un approfondimento delle relative dinamiche. La stretta si preannuncia irrimediabilmente dura.
Resta contemplata la disposizione di sottoporre a daspo urbano i minori, con un’età compresa tra i 14 ed i 18 anni, che si macchino di atti di violenza. Nello specifico, è prevista la possibilità di impedire a questi ultimi la frequentazione di alcune aree e locali pubblici. Ma il pugno duro del governo sembra anche prevedere l’interdizione all’uso del cellulare per contrastare episodi di cyberbullismo. Considerato che una componente frequente delle azioni delle gang sono le chat e i social. Questi ultimi utilizzati non solo per organizzare il branco ma anche come palcoscenico per attirare nuovi adepti.
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