«Bruno Buttone vide per la prima volta questo quadro e si ricordò di tutti gli omicidi che aveva compiuto. Per questo c’è un particolare di quell’opera sulla copertina del mio libro». A spiegarlo, durante una delle numerose presentazioni, è Marilù Musto, giornalista della redazione di Caserta de Il Mattino e, da qualche mese, anche scrittrice. Esattamente da maggio 2018, quando è uscito in libreria, per Gnasso Editore, “Punta il piccione e spara”, il suo primo libro. Il quadro a cui la Musto fa riferimento è uno dei più famosi al mondo: Guernica di Pablo Picasso.
«Appeso alla parete c’era il grosso quadro. “Cos’è?”, chiesi all’architetto che mi ospitava. “È Guernica”, mi rispose tremando. “Picasso”, continuò. Fissai per ore la stampa del dipinto. Dentro di me scivolavano immagini di sangue scandite di lampi di luce. Iniziò a mancarmi l’aria a vedere chiazze gialle e nere davanti agli occhi. Infine svenni. Mi ripresi con un cazzotto sferratomi dall’architetto. Che subito dopo fuggì giù per le scale per timore di una mia reazione».
Lo racconta, tramite la penna di Marilù Musto, Bruno Buttone. E se quell’architetto decise di fuggire, dopo averlo fatto rinvenire con un pugno, è perché Buttone era un camorrista, sanguinario e pericoloso. Esponente di spicco del clan Belforte di Marcianise, in provincia di Caserta, Buttone è un camorrista con un percorso umano e criminale singolare: prima studente di giurisprudenza con ottimi risultati accademici, poi spietato killer e infine collaboratore di giustizia. Un percorso interamente raccontato, con i suoi risvolti umani, da Marilù Musto nel suo libro.
«Bruno Buttone l’ho conosciuto nel 2016 – racconta la giornalista – perché ho atteso 2 anni l’autorizzazione del Ministero dell’Interno per incontrarlo. È un collaboratore di giustizia, è uno che veramente ha cambiato vita e prosegue in questo suo obiettivo. Ha una personalità molto complessa: è difficile litigarci, ma è anche difficile capirlo. È facile, invece, appassionarsi al suo personaggio».
Punta il piccione e spara (Gnasso editore) non ha, però, solo Buttone come protagonista. «Questo libro è una testimonianza, ma anche un romanzo, perché ho inserito alcuni avvenimenti capitati a una giornalista, che non sono io ma può essere qualsiasi cronista di nera o giudiziaria».
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