Sino a 3 anni di pensione persi per tutti i soggetti che sono nati da questo specifico anno in poi: non è da sottovalutare.
Il nodo pensioni è ancora uno degli argomenti più chiacchierati da lavoratori e da chi ha già lasciato il lavoro. Anno dopo anno si cerca di capire quale sarà la sorte dei vari soggetti, mettendo in rilievo non solo le quote mensili ma anche strumenti che permettano una uscita anticipata.
Non ci sono solo buone notizie, infatti secondo un recente calcolo alcune persone potrebbero perdere sino a 3 anni di pensione: quali sono i fattori che vengono presi in considerazione?
Il tema delle pensioni quest’anno è stato menzionato più volte dai diretti interessati, dopo che il Governo Meloni ha deciso di ribaltare completamente la situazione. Una decisione doverosa per andare in contro a quelli che sono i pensionati che percepiscono una pensione minima o media.
Oltre a questo, sono stati messi a disposizione nuovi strumenti oppure ne sono stati confermati alcuni già attivi, al fine di poter permettere una uscita anticipata dal lavoro.
Ci sono anche dei piccoli tasselli non ancora argomentati, con una situazione che terminerà a fine anno 2023 e potrebbe creare un disagio notevole per alcuni soggetti.
La quota 100 non è stata confermata e ha terminato la sua corsa alla fine dell’anno 2021: tutti gli esclusi hanno rischiato di perdere cinque anni di pensione, rispetto a coloro che ne avevano usufruito.
Moltissimi hanno potuto concretizzare tale aspetto, anche dopo l’introduzione della Quota 102.
Facendo un piccolo passo indietro nel tempo, si ricorda che la con la Quota 100 si poteva terminare la professione a 62 anni con il versamento di 38 anni di contributi.
I nati nel 1959 hanno potuto usufruire dello strumento, mentre i nati nel 1960 non hanno potuto usufruire del vantaggio.
A questo gruppo si è aggiunto quello di chi non aveva 38 anni di contributi versati. Insomma, i nati nel 1960 hanno rischiato seriamente di perdere 5 anni di pensione.
Nel presente potrebbe accadere la stessa cosa, con la perdita di 3 anni di pensione anziché 5 anni. I nati nel 1959 o dopo non potranno usufruire della Quota 102 e dovranno attendere prima di poter lasciare il lavoro.
Se un lavoratore è nato nel 1958 e a fine anno, con il versamento di 38 anni di contributi potrebbe comunque dover attendere i 67 anni per accedere alla pensione. Inutile dire, che 3 anni di pensione sono molto lunghi con una doppia penalizzazione che metterà in ginocchio moltissime persone.
Non è comunque detta l’ultima parola, infatti il Governo Meloni sta cercando soluzioni differenti per dare ad ogni categoria una opportunità di uscita – seppur anticipata – con il versamento dei 38 anni di contributi. Intanto i nati dal 1959 in poi, al momento, non potranno richiedere la pensione anticipata e dovranno attendere quella di vecchiaia o nuove misure studiate appositamente per loro.
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