Vladimir Putin non sarà presente al Brics. Il presidente Russo torna sul patto sul grano ed elenca le sue condizioni per riproporre l’accordo.
Niente più imbarazzo per il Sudafrica. Vladimir Putin non sarà il 22 agosto a Johannesburg insieme ai leader di India, Brasile, Cina e Sudafrica per il Brics 2023. Il paese africano si toglie dalla posizione, in quanto membro della Corte internazionale penale, di dover arrestare il presidente russo per i mandati di crimini di guerra. Intanto continua il braccio di ferro sul patto sul grano, sciolto in queste ore da Putin che però alle sue condizioni vorrebbe ritornare a trattare. Il leader russo vorrebbe allentare le restrizioni imposte sugli esporti russi. Il ponte di Crimea danneggiato nelle scorse ore ha portato alla rappresaglia dell’esercito russo, che ha bombardato Odessa e i porti vicini, spazzando via tonnellate e tonnellate di grano pronto per essere esportato.
Il patto sul grano: Putin e le sue condizioni
A preoccupare per quanto riguarda il conflitto in queste ore è soprattutto la fine del patto sul grano. Unico accordo preso tra le due nazioni in guerra dall’inizio delle ostilità, avvenuto grazie alla mediazione turca, il patto consentiva di trasportare in sicurezza dall’Ucraina tramite le navi il grano all’estero. Un concordato saltato dopo la decisione di Putin, che ha di fatto rotto l’accordo non senza importanti conseguenze a livello globale e del conflitto stesso. Intanto l’Ucraina perderà presumibilmente ingenti entrate dalle vendite di grano che, in quanto “granaio d’Europa“, rappresentano un’enorme fetta dalla sua economia. Poi c’è la questione acquirenti. Il mondo intero si ritroverà adesso con meno scorte di grano, l’Europa – compreso il nostro Paese – potrebbe trovarsi davanti a un aumento sconsiderato dei prezzi già peraltro molto alti a causa delle varie crisi. Ma il danno maggiore lo subiranno i paesi poveri, come l’Africa. La mossa di Putin però, secondo molti, potrebbe essere soggetta a ulteriori cambiamenti. Non è da escludere che il Presidente russo infatti torni sui suoi passi, intanto per le pressioni di paesi alleati come la Cina. Xi Jinping, dopo l’euforia e il sostegno alla Russia dei primi mesi di guerra ha infatti perso la pazienza con il passare del tempo e questa decisione di Putin, l’ennesima scellerata, potrebbe portarlo a esercitare pressioni non da poco. La Cina è stato nel 2022 il primo paese per importazione di grano al mondo, e il paese orientale può esercitare sulla Russia influenze importanti. Le vie di esportazione dell’Ucraina, alternative, potrebbero essere dopo la rottura del patto adesso paesi come la Moldavia e la Romania, ma oltre alla Cine a essere danneggiate dalla mancanza del grano come detto andrebbe a danneggiare diversi paesi africani. Putin ha sempre espresso vicinanza anche all’Africa, elargendosi a difensore e ad amico. Ma ancora una volta per il leader russo potrebbero influire le sanzioni, visto che Mosca ha fatto sapere che in cambio della rimozione di alcune misure punitive la Russia sarebbe disposta a ritrattare.
A proposito di contatti con l’Africa, Putin ha fatto sapere che non parteciperà al vertice Brics, che si terrà a fine agosto a Johannesburg. Lo ha reso noto la presidenza sudafricana stamane, dopo mesi di fughe di notizie sull’argomento. Il vertice, delle cinque nazioni tra cui anche la Russia che comprende anche India, Cina, Sudafrica e Brasile, era in programma dal 22 al 24 agosto nella capitale ma Putin da marzo ha ricevuto un mandato dalla corte penale internazionale per quanto successo nel conflitto. Il crimine di guerra è quello di “deportazione” di bambini dopo l’invasione, ma Mosca ha sempre respinto le accuse. Il paradosso è servito, visto che il Sudafrica in quanto nazione membro della corte internazionale qualora Putin dovesse mettere piede sul suolo sudafricano sarebbe costretto ad arrestarlo.
Putin che ha anche confermato di voler ritrattare le sue posizioni sull’accordo, ma come detto a delle condizioni. Secondo la Tass infatti Putin ritratterà se verranno emiliani gli ostacoli alle esportazioni agricole russe.
Ancora bombardato il ponte di Crimea, gli Usa confermano il sostegno a Kiev
Altra questione molto discussa in questo momento dal punto di vista militare è quella relativa al ponte di Kerch, che è stato ancora danneggiato nelle scorse ore, stavolta da missile di matrice ucraina. Ancora un bombardamento dunque al ponte che unisce la Russia alla Crimea, penisola già invasa nel 2014 da Mosca, che ha danneggiato il ponte e che ha causato la morte di due persone. Lo scorso ottobre era stato ancora preso di mira da Kiev che aveva fatto saltare in area un camion pieno di esplosivi, per renderlo inutilizzabile. Le motivazioni per le quali l’Ucraina continua a prendere di mira questo ponte sono diverse. Innanzitutto quella politica, visto che Kiev non ha mai riconosciuto quell’annessione della Crimea da parte della Russia (illegale), e il ponte che costituisce l’unico cordone fisico tra Russia e Crimea era stato costruito proprio da Putin subito dopo l’invasione. Per Kiev dunque distruggerlo vuol dire di fatto significa non accettare l’annessione della regione a Mosca, e mantenere le distanze dal progetto putiniano di appropriarsi illegalmente di regioni ucraine. La seconda riguarda caratteri più militaristici. Distruggere il passaggio vuol dire banalmente indebolire il nemico tagliando letteralmente i ponti di rifornimento dalla Russia per la Crimea.
Nella notte Odessa è stata bombardata dall’esercito russo in rappresaglia ai danneggiamento del ponte di Crimea, ma i raid notturni delle forze armate di Mosca hanno anche danneggiato 60mila tonnellate di grano ucraino. Lo sostiene Kiev, che parla di esplosioni al porto di Chornomorsk – appunto vicino a Odesa -. Il grano era destinato all’esportazione, dice Mykola Solsky. Il ministero dell’Agricoltura ucraino ha fatto sapere che per i danni di stanotte alle infrastrutture ci vorrà almeno un anno di lavoro: “Le forniture di cereali avrebbero dovuto essere spedite attraverso il corridoio del grano 60 giorni“.
Gli Stati Uniti intanto prometto ulteriori aiuti militari per l’Ucraina, promettendo 1,3 miliardi di dollari per un pacchetto di aiuti annunciato oggi dal Pentagono. Tra i nuovi aiuti anche capacità di difesa militare aerea e munizioni, ha affermato il dipartimento della difesa americana, convinta che l’annuncio rappresenti l’inizio di “un processo di appalto per fornire ulteriori capacità prioritarie all’Ucraina”.