Putin sta vivendo un momento di isolamento non soltanto dalle nazioni occidentali ma anche dai suoi stessi alleati. Il presidente armeno, Nikol Pashinyan, si è rifiutato di firmare l’accordo Otsc.
Il Consiglio Otsc non è altro che un’organizzazione di Stati come la nostra Nato ma è formata da sei paesi dell’ex Unione sovietica ovvero Russia, Bielorussia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.
Il summit però non è andato come previsto e, nonostante si fosse cercato un accordo trovato poi in extremis, la conclusione della riunione Otsc ha mostrato uno scenario inedito. La perdita di consensi da parte di Putin non sta interessando soltanto le nazioni occidentali ma sta entrando anche nell’ambito russo e anche tra i suoi alleati storici. Quello che si è verificato con l’Armenia è qualcosa che non si era mai visto fino ad oggi. Una presa di posizione pubblica nei confronti del presidente russo che segna un distacco davvero importante.
Il presidente russo Vladimir Putin sta raccogliendo gli esiti delle sue azioni in Ucraina. Il conflitto e le dinamiche che da esso sono scaturite hanno inevitabilmente cambiato i rapporti internazionali e creato spaccature inedite e questo vale anche per gli storici alleati del leader russo.
La posizione di Putin in merito alla guerra in Ucraina non è cambiata, nonostante gli avvenimenti degli ultimi tempi abbiano fatto pensare ad una possibile riconciliazione o quantomeno ad un possibile dialogo tra Stati in conflitto. Nonostante, ancora, abbia dato un segno positivo con la liberazione di Kherson, che era stata esplicitamente chiesta per poter iniziare a trattare dalle nazioni europee e dalla Nato, subito dopo una pioggia di missili ha investito e devastato ciò che era rimasto intatto in Ucraina.
In questi giorni milioni di persone sono senza elettricità e acqua e moltissimi bambini patiscono fame e disagio quotidianamente. Ciò è diventato inaccettabile anche per chi appoggia il leader russo da sempre.
Per non parlare poi di ciò che è successo in Polonia ovvero dei frammenti di missile ucraino si sono schiantati al suolo colpendo un villaggio. Essendo una zona Nato, nonostante non sia stato un attacco russo come dichiarato inizialmente, la cosa ha scatenato malcontento internazionale e la colpa di tutto ciò è stata data comunque a chi ha iniziato il conflitto, quindi alla Russia.
Il capo di stato russo ha raccolto dissensi anche tra i suoi stessi sostenitori e se prima era venerato ed osannato, oggi la sua immagine comincia a scricchiolare e le persone, avendo vissuto mesi di sofferenza, cominciano a cambiare opinione in merito al conflitto.
I paesi fino ad oggi più legati a Putin sono quelli dell’ex Unione Sovietica e negli ultimi tempi anche l’Iran. Ma qualcosa è cambiato improvvisamente e lo ha fatto sotto gli occhi di tutto il mondo e si tratta proprio dell’Armenia. Il leader armeno si è presentato oggi insieme agli altri 5 stati al Consiglio Otsc per parlare della sicurezza comune e delle azioni da intraprendere nel caso in cui uno dei membri subisse un attacco.
Ciò che è successo è stato visto da tutto il mondo e ha lasciato senza parole l’opinione pubblica internazionale. Un gesto inaspettato quello del capo di Stato armeno che già dall’inizio dei colloqui ha dimostrato una certa insofferenza nei confronti di Putin. Come al solito l’inizio del summit è scandito dalla foto di rito nella quale il presidente Putin si è avvicinato al leader armeno Pashinyan che però lo ha inaspettatamente scansato e si è avvicinato agli altri senza nemmeno prestare attenzione al presidente russo.
Già questa azione ha sollevato molto stupore tra i giornalisti presenti in sala e anche tra i leader stessi, nonostante ciò i colloqui sono andati avanti per ore e la situazione si è fatta via via più tesa. Fino a quando è stato raggiunto un accordo ma proprio durante la firma finale Pashinyan ha deciso di non firmarlo. La reazione di Putin è stata quella di lanciare la penna mentre Lukashenko è rimasto visibilmente scioccato dal rifiuto dell’Armenia.
I dissapori tra Russia e Armenia nascono a settembre quando, durante un momento di difficoltà nel conflitto con l’Azerbaigian, il capo di Stato armeno avrebbe voluto o quantomeno sperato in un aiuto concreto della Russia che però non è mai arrivato. Questo ha scatenato nel presidente Pashinyan un sentimento di malcontento che si è tradotto in ciò che abbiamo visto oggi. Un distacco e una presa di posizione pubblica nei confronti di Putin che alla conclusione dei colloqui ha tentato di smorzare la situazione affermando che, quando si tratta di accordarsi per cose importanti, difficilmente si trova un accordo immediatamente.
La realtà dei fatti è che il conflitto in Ucraina ha portato Putin a venire meno ad accordi presi. Questo perché il suo esercito è completamente impiegato nella guerra in atto. Come succede nel patto Nato in caso di un attacco subito da uno dei paesi membri gli Stati alleati hanno l’obbligo di intervenire in difesa. Il presidente russo si è limitato nel momento del del bisogno dell’Armenia a dirsi dispiaciuto e preoccupato di ciò che stava accadendo ma nel concreto non ha potuto fornire un reale aiuto.
Le decisioni personali di Putin in merito all’operazione militare speciale che sta conducendo lo stanno allontanando non soltanto dai rapporti internazionali che, seppur difficoltosi fino all’inizio della guerra in Ucraina, aveva preservato, ma anche a conflitti interni e con alleati della Russia questo potrebbe far scaturire una reazione preoccupante del presidente russo sentendosi messo alle strette.
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