La guerra tra Russia e Ucraina prosegue senza sosta e purtroppo non è più possibile tornare indietro. Non dopo l’ulteriore escalation di Vladimir Putin e la netta presa di posizione di Volodymyr Zelensky. Il conflitto è arrivato a un bivio sempre più pericoloso e in cui le forze in campo non hanno alcuna intenzione di arrendersi. L’ultima mossa del leader del Cremlino ne è la dimostrazione.
Vladimir Putin è spalle al muro. Questo è il dato di fatto da cui partire, in una guerra che, con il passare delle settimane, è diventata sempre più intricata per la Russia e sicuramente non era questi i piani. Il 24 febbraio, quando tutto è degenerato, il leader del Cremlino aveva una posizione ben chiara, inflessibile verso l’Ucraina, e che ora è ancora più netta, tanto da poter scatenare conseguenze tragiche. Ma che, questa volta, è figlia delle difficoltà e della paura, probabilmente, quella della sconfitta. In ogni caso, la minaccia nucleare incombe e nelle ultime ore ne abbiamo avuto ulteriore prova.
Putin non torna più indietro e questa volta non si tratta di un bluff. Il numero uno del Cremlino ha ratificato l’annessione delle quattro Repubbliche ucraine al territorio russo, dopo un referendum che in Occidente e nel resto del mondo è già stato definito con il termine “farsa” e nessuno ha intenzione di riconoscerlo, se non la stessa Russia.
Ve lo ribadiamo, questa mossa ha la volontà di allargare i confini e, almeno per gli “invasori”, un attacco al loro territorio giustificherebbe l’utilizzo dell’arma nucleare. Un disegno che mira ad arginare la controffensiva dell’Ucraina che, anche tramite gli aiuti militari dati dagli Stati Uniti e dall’Occidente, è sempre più proficua e ha permesso la riconquista di molte regioni alle truppe di Zelensky, ora anche a Kherson.
Il presidente ucraino, intanto, ha vietato ufficialmente qualsiasi tipo di trattativa di pace con Putin e ha già annunciato che i suoi non hanno alcuna intenzione di fermarsi, nonostante le minacce della controparte. Un muro contro muro che sta portando al ricorso all’arma nucleare, in questi esatti passaggi. E qui arriviamo alla notizia che sta ulteriormente scuotendo il mondo. Secondo quanto ha scritto il ‘Times’, Putin starebbe preparando, insieme alle sue forze armate, un test nucleare che dovrebbe svolgersi ai confini dell’Ucraina. La fonte è decisamente autorevole, dato che si tratta di un’informativa inviata dalla Nato agli Stati membri.
Un vero e proprio rapporto redatto dall’intelligence, per avvertire, e probabilmente allarmare, sulle ultime intenzioni di Putin in guerra. La zona designata sarebbe quella del Mar Nero, ma il leader russo potrebbe decidere anche di utilizzare direttamente gli ordigni atomici all’interno del territorio ucraino, anche se quest’ultima ipotesi è meno probabile. Fin da metà settembre, quando la minaccia nucleare è stata sbandierata con sempre più forza e concretezza, anche il “Guardian” aveva scritto del possibile ricorso ad armi nucleari tattiche, ma, in questo caso, ci sarebbero delle controindicazioni importanti per la Russia. Banalmente, le forze armate di Putin potrebbero sbagliare e colpire i propri territori russi che si trovano al confine con l’Ucraina. Ci riferiamo anche a città importanti, come Belgorod.
Comunque, all’interno del rapporto si entra anche di più nei dettagli, specificando come l’intenzione del Cremlino potrebbe essere effettuare test del drone sottomarino Poseidon, che è equipaggiato con una testata atomica. Altre fonti, invece, riferiscono di un treno militare russo della divisione nucleare che sarebbe già in viaggio e diretto verso l’Ucraina. Sull’argomento si è esposto anche Andrew Futter, professore dell’Università di Leicester che si occupa nello specifico anche di armi atomiche. È stato lui a sottolineare che la mobilitazione del treno della divisione nucleare non è altro se non l’ennesima minaccia di Putin, un messaggio chiaro e deciso lanciato dal leader russo all’Occidente.
In tutto ciò, l’Ucraina deve tenere conto dei rischi che sta correndo, ma non più fermarsi, soprattutto nel cuore di una controffensiva che vede l’esercito russo in chiara difficoltà sia numerica sia per via di malumori interni e rivolte direttamente verso i vertici militari. E il dubbio ce l’ha tolto direttamente Zelensky, negli scorsi giorni, annunciando che le truppe ucraine sarebbero comunque avanzate, nonostante il possibile utilizzo del nucleare, e con l’approvazione di Nato e Occidente, sempre più indirizzati verso una condanna irremovibile delle azioni di Putin.
In ogni caso, ci sono già i segnali di una Kiev che si prepara ad attutire, per quanto possibile, l’urto di un eventuale attacco atomico. Il Consiglio comunale, infatti, ha riferito direttamente che sta fornendo ai centri di evacuazione pillole a base di ioduro di potassio nell’ottica di un possibile attacco alla capitale ucraina, il cuore nevralgico del Paese, nonché la città più estesa. Il ricorso a questo tipo di pillole non può essere equivocato, dato che la loro somministrazione serve a limitare l’assorbimento delle radiazioni da parte della tiroide, in determinate finestre temporali. L’assunzione, infatti, deve avvenire prima o subito dopo l’attacco. Il Consiglio comunale, inoltre, ha fatto sapere che le pillole saranno date ai cittadini nelle aree che – eventualmente – saranno contaminate dopo gli attacchi dei russi.
Insomma, la situazione è particolarmente grave e tutto il mondo ne sta parlando con frequenza sempre maggiore. Nelle ultime ore, il direttore della Cia, Bill Burns, è stato intervistato dalla CBS e ha rilasciato dichiarazioni importanti per analizzare ciò che sta avvenendo a Est. Secondo lui, Putin, se messo alle strette, può essere considerato a tutti gli effetti una persona “sconsiderata e pericolosa”. Burns, inoltre, ha evidenziato come le preoccupazioni del presidente russo non dovrebbero essere rivolte solo al conflitto in Ucraina, ma anche a ciò che sta avvenendo in Russia (le proteste e ciò che ha scatenato la mobilitazione parziale, sicuramente) e a livello internazionale.
Il focus non è rivolto solo all’Occidente dove ormai Putin non può trovare alleati, ma anche alla Cina con cui la Russia aveva stretto un patto definito come “un’amicizia senza limiti”. Anche Pechino, però, ha espresso posizioni contro la Russia per la gestione della guerra in Ucraina, soprattutto dopo i referendum farsa, e si è rifiutata di offrire supporto militare. Insomma, Putin ormai è spalle al muro e sempre più solo, ma proprio per questo le sue azioni potrebbe ulteriormente degenerare.
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