Buone notizie sul fronte Qatargate: Antonio Panzeri, ex eurodeputato, si è pentito e ha deciso di collaborare. Ha così deciso di firmare un memorandum con cui si impegna a fornire alla giustizia tutte le informazioni in suo possesso, che riguardano non solo le sue azioni, ma anche il coinvolgimento di terze persone.
Continuano le evoluzioni sul Qatargate, ma questa volta sembrano avere risvolti positivi: Antonio Panzeri, ad oggi considerato uno dei protagonisti principali di questa triste vicenda, ha deciso di collaborare e di firmare un accordo con la procura federale belga.
Qatargate: Antonio Panzeri si è pentito
Su questo tema fortunatamente ci sono buone notizie: pare che l’ex eurodeputato Antonio Panzeri si sia pentito e, di conseguenza, abbia deciso di collaborare con la giustizia, firmando un accordo con la procura federale belga. Questo prevede, come riferisce proprio quest’ultima, “la reclusione, una multa e la confisca di tutti i beni finora acquisiti, stimata attualmente in un milione di euro”.
Secondo i pm questa costituisce “un’importante evoluzione” nelle indagini sul Qatargate, soprattutto alla luce del fatto che Panzeri era considerato “uno dei principali protagonisti della vicenda”. Era il 10 dicembre 2022 quando l’ex eurodeputato fu denunciato: le accuse a suo carico erano gravissime, partivano dall’organizzazione criminale a cui non solo avrebbe partecipato, ma lo avrebbe fatto anche in qualità di capogruppo e finivano con il riciclaggio di denaro e la corruzione.
Una domanda però adesso sorge spontanea: cosa prevede esattamente l’accordo firmato con i magistrati?
Il suo memorandum
Antonio Panzeri, assistito dai propri legali, ha firmato un memorandum, con cui si impegna a “rendere dichiarazioni sostanziali, rivelatrici, veritiere e complete” alla giustizia. Queste riguarderebbero sia il suo stesso coinvolgimenti nei reati di cui è accusato, sia l’eventuale coinvolgimento di terze persone. In sostanza l’ex eurodeputato si impegna “a informare la giustizia e gli inquirenti in particolare sul modus operandi, gli accordi finanziari con Stati terzi, le architetture finanziarie messe in atto, i beneficiari delle strutture messe in atto e i vantaggi proposti, l’implicazione delle persone conosciute e di quelle ancora non conosciute nel dossier, ivi inclusa l’identità delle persone che ammette di aver corrotto”.
Tra le sue confessioni, come ha riportato l’Echo, un quotidiano belga, ve n’è una che riguarda l’europarlamentare socialista Marc Tarabella. Pare infatti che Panzeri abbia ammesso di aver elargito a quest’ultimo più di 120mila euro in contanti, ma in realtà questa confessione non è nuova, perché risale a una delle prime udienze datata 10 dicembre 2022.
Lo stesso giorno si è tenuto un interrogatorio, di cui alcuni pezzi sono stati allegati alla richiesta di revoca di immunità per Marc Tarabella e Andrea Cozzolino e possono essere rilevati all’interno della documentazione. Si legge: “L’iniziativa portava avanti in Parlamento era un’iniziativa di lobbying e ovviamente cercavamo dei parlamentari che fossero disponibili ad appoggiare certe posizioni in favore del Qatar. In questo quadro alcuni parlamentari hanno appoggiato tali posizioni per semplice convinzione e io e Giorgi, a volte io da solo, qualche volta Giorgi, li abbiamo invitati ad una riflessione su queste posizioni. (…) Li consigliamo, diciamo loro che ‘sarebbe utile’, ma non tutti sono d’accordo. In un caso, vale a dire quello di Marc Tarabella, è stato ricompensato più volte per un importo totale, a memoria, di 120-140mila euro”.
Ma non finisce qui, perché pare che Antonio Panzeri nel frattempo abbia anche rinunciato a tentare di ottenere la scarcerazione. L’ex eurodeputato dovrà in pratica comparire a febbraio in una nuova udienza in cui si decideranno le sue sorti, attraverso il riesame della custodia cautelare. Nel frattempo sta scontando due mesi di detenzione, che si contano a partire dal 14 dicembre – questo perché è quella la data in cui i giudici si sono pronunciati sul da farsi e perché Panzeri ha rinunciato all’appello – e che quindi scadranno tra circa un mese.
In tutto questo quadro, anche il legale dell’ex eurodeputato, Laurent Kennes, ha detto la sua, parlando della pena massima per corruzione (che in genere è di quattro anni), di quella di associazione a delinquere, in cui gli indagati “rischiano di più”, ma anche della sua esperienza pregressa, che gli consente di capire quanto sia “difficile portare a termine questo tipo di inchieste”. Kennes si è pronunciato anche sulle fughe di notizie e a questo proposito si è detto estremamente rammaricato sulle scarse possibilità della giustizia di pronunciarsi al riguardo. L’avvocato, infatti, ha ammesso di essere venuto a conoscenza di alcuni elementi del fascicolo (ai quali lui e i suoi colleghi non avevano ancora accesso) proprio grazie – oppure per colpa, che dir si voglia – alla stampa, soprattutto a giornali come Le Soir e La Repubblica.
Infine c’è da dire che, come ha affermato esplicitamente la stessa procura federale belga, questa “è la seconda volta nella storia giuridica belga, dall’introduzione della cosiddetta ‘legge sui pentiti’ che un procedimento si conclude con la firma di un memorandum”.