Andrea Cozzolino è in stato di fermo a Bruxelles, nell’ambito dell’indagine Qatargate. Lo ha annunciato il portavoce della procura federale belga.
Si trova in stato di fermo l’eurodeputato Andrea Cozzolino. La disposizione della procura di Bruxelles è stata effettuata nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta Qatargate, come ha spiegato in queste ore un portavoce dei federali belga. La decisione è arrivata al termine di un interrogatorio durato ben quattro ore, tra Cozzolino e i magistrati. Alla guida delle indagini il giudice istruttore Michel Claise, il quale – fa sapere ancora lo speaker – dovrà verificare la testimonianza di Cozzolino. Poi martedì verranno prese le decisioni definitive. Eva Kaili intanto promette di fare causa al Parlamento Europei: “I servizi segreti hanno monitorato i parlamentari”.
Adesso la palla passa a Michel Claise, il giudice a capo delle indagini. I magistrati hanno ascoltato per 4 ore la testimonianza di Andrea Cozzolino, il quale al momento è in stato di fermo a Bruxelles per le indagini relative al caso Qatargate. Secondo quanto affermato da uno speaker della procura belga, Claise dovrà tenere conto delle dichiarazioni fornite dall’eurodeputato per poi decidere se estendere lo stato di fermo, convalidarlo, o disporre il rilascio. Altra ipotesi potrebbe essere quella di regime di braccialetto elettronico.
Il 10 febbraio era stato revocato dalla giustizia belga il mandato di arresto dei Cozzolino risolante al 10 febbraio, poi la Corta d’Appello di Napoli aveva anche revocato gli arresti domiciliari per l’europarlamentare del Pd. Cozzolino si è recato nella giornata di ieri a Bruxelles per fornire la sua testimonianza alle autorità belga.
Fino allo scorso 15 giugno Cozzolino era rimasto agli arresti domiciliari, dopo un braccio di ferro tra la procura napoletana e quella belga durata ormai 4 mesi. Andrea Cozzolino, campano, classe 1960, era approdato a Bruxelles nel 2009 diventando europarlamentare. Anche lui era rimasto insieme ad altri democratici del Parlamento europeo coinvolto nello scandalo e nelle inchieste condotte dagli accusatori belga denominate Qatargate, ossia l’inchiesta che ha fatto luce su un presunto giro di corruzione per favorire paesi del Medio Oriente tra cui Qatar e Marocco.
Una rete mirata secondo gli investigatori a favorire il progresso dei due paesi tramite accordi illegali, tra giri di corruzione finanziati direttamente da Qatar e Marocco.
Attualmente sospeso dal ruolo di parlamentare del Pd, Cozzolino si è sempre definito innocente e “fiducioso nella giustizia”. Secondo l’accusa il politico avrebbe ricevuto denaro (e regali) dal Marocco, nello specifico dall’ambasciatore del Marocco in Polonia, ossia Abderrahim Atmoum. La sua storia parte da lontano, nato a Napoli nel 1960 l’eurodeputato fa tutta la trafila partendo dalla politica locale al partito comunista, poi nel 1990 si accoda ad Achille Occhetto nel progetto della nascita del Pd. Nel 2000 entra a far parte del consiglio cregioanle in Campania in concomitanza del neo eletto Antonio Bassolino.
Nel 2005 diventa assessore regionale all’Agricoltura e alle Attività Produttive. Poi l’avventura a Bruxelles, iniziata nel 2009. Cozzolino viene eletto dopo la sua candidatura alle Europee, prendendo 1400 preferenze. Tantissimi i consensi raccolti, che lo proiettano verso Bruxelles senza guardarsi indietro.
Dopo essere stato coinvolto in una vicenda controversa sulle primarie come candidatura di sindaco a Napoli, che aveva anche vinto, Cozzolino viene riconfermato alle Europee dal 2014 al 2019, mentre nel 2015 participa anche alle primarie per la presidenza della Regione, arrivando dietro Vincenzo De Luca, all’interno del partito.
Un’inchiesta che ha scosso la politica internazionale, dopo che le investigazioni hanno coinvolto personaggi del calibro dell’ex vicepresidente del Parlamento Europeo. Eva Kaili ha annunciato in queste ore infatti di volere fare causa al Parlamento Europeo, con tale motivazione: gli agenti segreti del Belgio l’avrebbero monitorata in questi mesi violando la sua immunità parlamentare.
L’arresto per Kaili era arrivato il 9 dicembre 2022, quando dopo quattro mesi di carcere il 25 maggio era stata accolta la richiesta dei domiciliari. Dopo che negli ultimi giorni non sono uscite nuove prove, Kaili ha provato a passare al contrattacco.
L’arresto il 9 dicembre 2022, poi il carcere per quattro mesi seguito dagli arresti domiciliari, terminati il 25 maggio. Ora, forte del fatto che dalle indagini non starebbero emergendo elementi nuovi, Eva Kaili è passata al contrattacco. La ex vicepresidente dopo lo scandalo era stata immediatamente dismessa dal suo ruolo.
In queste ore la politica greca ha fatto sapere che i suoi legali tramite il fascicolo giudiziario avrebbero scoperto che i servizi segreti del Belgio avrebbero messo sotto osservazione le attività di metri della commissione Pegasus: “Il fatto che i membri eletti del Parlamento siano spiati dai servizi segreti dovrebbe sollevare maggiori preoccupazioni sullo stato di salute della nostra democrazia europea. Penso sia questo il vero scandalo“.
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