Novità in merito alla maternità surrogata in Italia: in barba alla recente richiesta di Fratelli d’Italia, arriva la proposta avanzata dall’Associazione “Luca Coscioni” e, nello specifico, da giuristi e costituzionalisti capitanati da Filomena Gallo, l’avvocata e segretaria dell’Associazione, e da Marco Cappato, che potrebbe cambiare le sorti della “gravidanza solidale e altruistica”. Ecco cosa prevede.
Finalmente pare che qualcosa si stia muovendo sul tema della maternità surrogata. E no, non vogliamo affatto parlare della (folle, a detta di alcuni) proposta di Fratelli d’Italia che, nel disegno di legge presentato solo pochi giorni fa, hanno chiesto che l’utero in affitto diventasse un reato universale. Stiamo parlando della recente proposta dall’Associazione Luca Coscioni, che ha chiesto che la “gravidanza solidale e altruistica” possa diventare legale in Italia.
Maternità surrogata sì, maternità surrogata no: da tempo immemore ormai in Italia questo dilemma aleggia sulla società. Eppure alla fine una soluzione non si trova mai: anzi, no si è trovata eccome, ma la direzione verso cui propende è sempre e solo quella della negazione. E così, da tempo immemore ormai, le donne, gli uomini, le coppie omogenitoriali che non riescono a ricorrere all’adozione – su questo punto torneremo dopo – e vogliono a tutti i costi avere un figlio, come possono fare? Devono andare all’estero molto semplicemente, è l’unica carta che possono giocare, fermo restando che tutto questo ha un costo (che non è affatto basso, anzi).
Abbiamo menzionato l’adozione. Del resto, qualcuno potrebbe obiettare e dire “Perché non ricorrere a questo sistema, quando esistono in Italia (e all’estero) tantissimi bambini che vivono in un orfanotrofio e che hanno bisogno di una famiglia?”. Ve lo diciamo noi perché non sempre è possibile: per adottare un bambino – sia all’interno del Belpaese che al di fuori dei confini nazionali – bisogna seguire un iter lunghissimo (anche se di fatto lo fanno passare come breve, sostenendo che ci voglia mediamente un anno e mezzo per riuscire ad adottare in Italia, mentre circa un paio di anni all’estero), complesso, spesso doloroso, perché non sempre va a buon fine.
E poi c’è da dire che in Italia non è consentita questa pratica né per i single né per le coppie omosessuali. Certo, anche per ricorrere alla maternità surrogata richiede uno spostamento fisico, ma è molto più semplice (soprattutto dal punto di vista burocratico e pratico).
Detto ciò, ecco la proposta elaborata dall’Associazione: perché non rendere la “gravidanza solidale e altruistica” possibile in Italia?
La “gravidanza solidale e altruistica” dovrebbe essere possibile anche in Italia, esattamente come accade nel Regno Unito, in Canada e in Grecia: questa è la proposta avanzata dall’Associazione “Luca Coscioni” (nello specifico da giuristi e costituzionalisti capitanati da Filomena Gallo, l’avvocata e segretaria dell’Associazione, e da Marco Cappato).
Certo, tutti loro sono concordi nel dire che sono necessari accorgimenti: in primis la donna deve decidere “di ospitare nel proprio utero un embrione sviluppato attraverso le tecniche di fecondazione in vitro” spontaneamente, “in modo autonomo e volontario” cioè. Poi deve avere almeno 42 anni, avere già almeno un figlio ed essere indipendente economicamente. Quest’ultimo punto verosimilmente è stato introdotto per abbattere il pregiudizio secondo cui tutte – magari alcune lo saranno davvero, ma non possiamo generalizzare – le donne che decidono di ospitare un bambino nel loro utero lo fanno perché sono “disperate”, si trovano in stato di bisogno e quindi sono mosse solo ed esclusivamente da una necessità economica e nulla di più.
Secondo l’Associazione, la donna in questione dovrebbe poi seguire prima un percorso medico e psicologico, per poi stipulare un accordo con la coppia, il cosiddetto “patto di gestazione per altri” – sia questa eterosessuale oppure omosessuale – grazie al quale riceverà il rimborso delle spese sostenute per la gravidanza più una polizza assicurativa valida fino a tre mesi dopo il parto.
Potrebbe essere un caso che questa proposta sia arrivata proprio dopo il disegno di legge di Fratelli d’Italia (firmato dalla senatrice e sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti e dal capogruppo al Senato Lucio Malan), finalizzato a rendere la maternità surrogata (oppure “utero in affitto”, che dir si voglia) un “reato universale”? Ovviamente no. Anzi Filomena Gallo ha affermato a questo proposito: “La destra nella sua offensiva ha voluto esprimere la contrarietà a modelli di famiglie omogenitoriali discriminando e violando i diritti umani fondamentali. La maternità surrogata come reato universale è semplicemente una cosa illegittima”.
C’è da precisare che oggi in Italia questa pratica è severamente vietata e punita con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e una multa da 600.000 a un milione di euro ma, secondo il ddl, questa pena dovrebbe essere applicata anche a chi commette il reato all’estero.
Detto ciò, ad avvalorare la tesi dell’Associazione Luca Cosconi, secondo cui dovrebbe essere concesso anche in Italia poter scegliere di “donare” il proprio utero a un’altra donna (oppure a un uomo ovviamente), sono stati anche sociologi, ginecologi. Ma non solo: hanno appoggiato questa proposta anche Marilena Grassedonia (presidente delle Famiglie Arcobaleno), Sandro Gallittu e Gigliola Toniollo (Cgil-Nuovi diritti), così come l’associazione radicale Certi diritti.
Adesso, però, è tutto in mano alla politica: solo il Parlamento potrà decidere da un lato di bloccare il ddl di Fratelli d’Italia, dall’altro di accogliere invece questa proposta, che di fatto rappresenterebbe un passo avanti unico in Italia.
Per adesso, quello che sappiamo è che il Movimento 5Stelle ha lasciato aperto uno spiraglio di luce e non ha chiuso la porta in faccia all’Associazione. Come ha affermato Alessandra Majorino: “Stiamo lavorando a 360 gradi su matrimonio egualitario, riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali e anche su un testo per la maternità surrogata solidaristica che potrebbe riprendere la proposta Coscioni”. E ha poi continuato dichiarando che la proposta così formulata non ha assolutamente nulla a che vedere con il mercato dei figli, perché è appunto solidaristica.
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