Anche ieri, esattamente come una settimana fa, Elly Schlein, la segretaria del Partito democratico, e Giuseppe Conte, presidente del MoVimento 5 stelle, si sono incontrati in piazza. A differenza di quanto successo alla manifestazione dei pentastellati contro il precariato, il corteo di ieri, organizzato dalla Cgil in difesa della sanità pubblica, non ha generato polemiche, piuttosto ha sollevato ancora una volta delle domande su quello che potrebbe essere il futuro per i due schieramenti, se insieme, quindi, o se divisi, specialmente in funzione anti governativa.
Rispetto a prima di febbraio, ovvero prima che la deputata italo americana vincesse, a sorpresa, le primarie ai gazebo dei democratici, i rapporti tra il Nazareno e i grillini sono decisamente meno tesi, ma stare in piazza insieme non significa necessariamente che un’alleanza, come quella che aveva portato alla nascita del secondo governo dell’Avvocato del popolo, sia stata (nuovamente) suggellata.
Perché di divergenze, ancora, ce ne sono tante: una su tutte, per l’invio di armi in Ucraina, con il MoVimento 5 stelle che non è a favore, ma che vorrebbe lavorare per la pace, e il Pd che, invece, segue la linea dell’esecutivo, pur avendo a cuore la fine del conflitto tra il Paese di Volodymr Zelensky e la Russia. Non c’è solo quello, però, a complicare un’alleanza che prima dello strappo di circa un anno fa sembrava cosa fatta. Il gruppo di Conte, infatti, ha posizioni diverse rispetto a quello di Schlein anche per quanto riguarda la ratifica del Mes, argomento che sta creando non pochi problemi anche nella maggioranza guidata da Giorgia Meloni.
Su questi temi, per giunta, il Partito democratico è molto più vicino al (fu) terzo polo, e quindi ad Azione di Carlo Calenda e Italia viva di Matteo Renzi, che con loro hanno dato il prima via libera al testo per l’approvazione del Meccanismo europeo di stabilità in commissione Esteri alla Camera. Ma i due ex dem, specialmente l’ex ministro dello Sviluppo economico, non si sono presentati alla manifestazione lanciata dal sindacato di Maurizio Landini: “Continuiamo a credere – ha detto nei giorni scorsi Calenda – che la situazione di emergenza in cui versa il sistema sanitario nazionale non si possa risolvere da soli o nelle piazze“.
Ecco, quindi, che sarebbe necessario che si facesse quadrato insieme. Ma non è semplice, perché anche loro, e in questo soprattutto con l’ex presidente del Consiglio fiorentino, il Nazareno non la pensa alla stessa maniera su tutto. Sui migranti, per esempio, la linea di Azione è quella di continuare con gli accordi con la Guardia costiera libica, e pure sulla maternità surrogata le distanze sono quasi inconciliabili, nonostante l’argomento sia divisivo anche all’interno degli stessi schieramenti, e ne è una dimostrazione la proposta di legge depositata in Senato da Ivan Scalfarotto che poco si sposa, ancora, con quanto professa il senatore romano.
Tra affinità e divergenze, poi, ancora, c’è da considerare anche l’alleanza Verdi e Sinistra di Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Nicola Fratoianni. A causa della loro presenza nella coalizione di centrosinistra, il (fu) frontman del terzo polo ha rotto il patto con Enrico Letta a pochi giorni dalla sottoscrizione in vista delle politiche del 25 settembre, e quelle distanze non si sono ridotte neanche una volta che insieme ci si è ritrovati tra i banchi delle opposizioni.
Per Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, ma anche il candidato sconfitto delle primarie del Pd e ora presidente dello schieramento di Schlein, si deve lavorare, certo, ma un po’ di tempo ancora c’è. “Credo che ci sia un’opportunità adesso nel Paese, Conte è qua ed è un fatto positivo – ha sottolineato anche lui dalla piazza con la Cgil -. Non dobbiamo ora immaginare quale sarà lo schieramento che si opporrà alla destra la prossima volta, non è domattina che dobbiamo configurare il centrosinistra, ma ci sono alcuni temi su cui già si può immaginare una battaglia politica che può mettere insieme tutte le opposizioni“. E quindi, con Conte e Calenda che “criticano entrambi i tagli del governo alla sanità pubblica, credo che nelle prossime settimane si possa provare a mettere insieme un fronte compatto“, ha concluso.
Ma, dicevamo, non sarà semplice, appunto, e nonostante tutti siano d’accordo anche sull’introduzione del salario minimo. Ma utile. In vista delle europee del prossimo anno, certo, ma anche per dimostrare a un centrodestra litigioso, che deve ancora fare del tutto i conti con la dipartita di Silvio Berlusconi e un possibile e probabile approdo di molti parlamentari alla corte di Renzi (o chissà), che loro sono pronti a raccoglierne l’eredità. I sondaggi, dopo tutto, danno il campo largo ancora in vantaggio rispetto alla maggioranza che sostiene l’esecutivo, e sì le cose potrebbe ribaltarsi, ma alla stessa maniera potrebbero anche aumentare le distanze con le opposizioni.
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