La controversa legge che va a limitare l’utilizzo dello standard di ragionevolezza, solitamente utilizzato dai giudici, è entrata in vigore ufficialmente mercoledì 26 luglio dopo essere stata approvata alla Knesset di Israele lunedì. Nonostante centinaia di migliaia di persone si siano riversate per le strade della nazione la coalizione di Netanyahu, al comando del governo, ha ritenuto opportuno procedere e velocizzare l’iter legislativo causando scontri accesissimi tra manifestanti anti revisione giudiziaria.
La legge va sostanzialmente a limitare l’utilizzo dello standard di ragionevolezza da parte dei giudici di Israele e, più precisamente, limita il poter contestare o addirittura invalidare una legge pervenute dalle autorità governative. La norma limita in maniera importante l’utilizzo di tale standard e ciò riduce la possibilità che decisioni, ritenute antidemocratiche o contro i diritti umani, vengano invalidate in tribunale.
Lo standard di ragionevolezza permetteva ai giudici di esaminare e controllare se le decisioni amministrative fossero proporzionate e ragionevoli, ovvero se “un’autorità ragionevole” avrebbe potuto prendere la stessa decisione.
Caos a Israele dopo l’entrata in vigore della legge sulla ragionevolezza
Secondo i critici, la nuova legge limita l’indipendenza della magistratura e attribuisce eccessivo potere al governo, andando a ridurre sensibilmente la percezione di una reale democrazia, che porta il paese verso una dittatura che vede la classe politica dominante anche nell’ambito giudiziario.
Secondo i sostenitori oltre a rispettare la sovranità politica la limitazione dello standard sulla ragionevolezza va a limitare anche le interferenze da parte dei giudici in merito a decisioni non di loro competenza.
La legge è stata approvata lunedì in Knesset nonostante le proteste di piazza, ed è entrata in vigore mercoledì mattina.
Ovviamente la riforma della giustizia va a limitare il potere dei giudici di poter controllare e supervisionare le decisioni politiche. Un test importante per la sua legittimità sarà la revisione della Corte Suprema israeliana.
La scelta di procedere nonostante le ammonizioni internazionali pervenute sia dai paesi europei e, soprattutto dalle autorità di Washington, ha rivelato chiaramente quanto sia importante attuare la riforma per il governo Netanyahu. La legge secondo gli analisti va a tutelare, anche, la situazione giudiziaria dello stesso primo ministro Netanyahu, il quale ha diverse cause a suo carico.
Nonostante le proteste andassero avanti già da 29 settimane, la scelta di approvare la limitazione sulla ragionevolezza ha generato il caos tra popolazione e opposizione politica israeliana, che hanno giurato di non mollare il colpo nel protestare, fino a che non verrà attuato un percorso che tuteli la democrazia di Israele.
Alla manifestazione si sono uniti moltissimi ambiti differenti lavorativi partendo da professori e insegnanti fino ad arrivare ai tanto discussi riservisti militari, appartenenti a diverse categorie, hanno deciso di non presentarsi in servizio mettendo in difficoltà la sicurezza di Israele, per far comprendere la gravità della situazione ma, anche, per mettere in risalto il pericolo a cui realmente sta andando incontro il Paese.
Israele ha reso efficace della controversa legge sulla ragionevolezza e le autorità si dirigono verso la norma che limita, dopo il potere giudiziario nell’esaminare le decisioni governative, anche le nomine dei giudici. La legge sullo standard di ragionevolezza è entrata in vigore mercoledì, nonostante le proteste pubbliche.
La coalizione intende proseguire con altre iniziative legislative, tra cui quella sul comitato giudiziario di nomina, come sopra citato.
L’Alta Corte stabilirà un’udienza per esaminare le petizioni contro la legge dopo la pausa estiva. Scienziati nucleari e medici stanno valutando azioni di protesta come le dimissioni.
Il tribunale del lavoro ha ordinato uno sciopero dei medici per il nuovo disegno di legge. L’Associazione medica israeliana teme che la riforma possa danneggiare l’esercizio della medicina e compromettere la salute e la sicurezza dei cittadini, in un momento delicatissimo per la Nazione.
I critici hanno denunciato un chiaro attacco all’indipendenza giudiziaria e una deriva illiberale. Il governo vuole riequilibrare i poteri dello stato limitando l'”attivismo giudiziario”.
Intanto proteste e tensioni sociali preoccupano considerando la forte opposizione alla riforma.
Si vocifera quindi che anche che scienziati che lavorano presso la Commissione israeliana per l’energia atomica stiano valutando le dimissioni per protestare contro il piano di riforma giudiziaria del governo, secondo quanto riferito da Channel 13.
Secondo quanto riferito, questi scienziati sono stati criticati e presi di mira a livello internazionale a causa della natura del loro lavoro e soprattutto alla luce delle recenti minacce iraniane. È improbabile però che avvenga un’azione di gruppo.
Se le dimissioni si materializzassero, invierebbero un forte segnale di malcontento all’interno della comunità scientifica.
Le opinioni degli esperti, come riportato anche dal Jerusalem Post, ridimensionano la probabilità che gli scienziati agiscano in modo coordinato.
La riforma giudiziaria continua a generare polemiche interne a Israele e i oltre che scontri tra forze dell’ordine e cittadini israeliani.
I leader dell’opposizione sembrano considerare l’approvazione della legge sulla ragionevolezza una catastrofe ma comunque una prima battaglia, che però è in una lotta più ampia.
La prossima iniziativa legislativa che la coalizione di governo intende promuovere, a meno che i negoziati non riprendano come proposto da Netanyahu lunedì sera, riguarda il Comitato per la nomina dei giudici.
Cosa ruota attorno al Comitato per la nomina dei giudici
Il Comitato per la nomina dei giudici è probabilmente l’aspetto più controverso della riforma giudiziaria, su cui esperti, ONG e partiti negoziali non riescono a trovare un consenso.
Secondo gli oppositori, la proposta sul comitato mira a politicizzare il sistema giudiziario e a ridurre l’indipendenza della magistratura.
I sostenitori sostengono invece che il comitato attuale è troppo autoreferenziale e occorre introdurre più trasparenza e responsabilità.
La questione sarà certamente al centro del dibattito nelle prossime settimane, con la coalizione determinata ad approvare la sua proposta e l’opposizione altrettanto determinata a contrastarla.
Sarà interessante vedere se i negoziati proposti da Netanyahu potranno arrivare ad un compromesso accettabile da entrambe le parti.
All’inizio dell’anno la coalizione aveva proposto di riformare il Comitato di nomina dei giudici, cambiando composizione e regole. La proposta è stata bloccata da Netanyahu a marzo in seguito alle proteste.
I contrari sostenevano che la nuova composizione avrebbe favorito automaticamente la maggioranza in carica.I sostenitori hanno spiegato che un comitato allargato sarebbe stato più rappresentativo e avrebbe reso il processo di nomina più trasparente e responsabile.
Quella proposta non è stata portata avanti, ma il comitato di nomina rimane al centro del dibattito sulla riforma della giustizia.
L’auspicio delle autorità, che osservano la vicenda attentamente, è che si riesca a raggiungere un compromesso soddisfacente capace di mantenere meritocrazia e indipendenza della magistratura, introdurre maggior trasparenza e accountability nel sistema per aumentare la fiducia dei cittadini coinvolgere diverse categorie nel processo di nomina.
I negoziati sulla riforma giudiziaria sono stati interrotti a giugno a causa del rifiuto della coalizione di convocare il comitato di selezione giudiziaria per nominare i giudici, dopo che un campo anti riformista ha cercato di interrompere il percorso attuando la manovra.
La Knesset ha poi scelto solo un membro dell’opposizione, Yesh Atid MK Karine Elharrar, per rappresentare il proprio partito nella commissione per la riforma giudiziaria.
Per diverse settimane il secondo seggio è rimasto in stallo fino a che non è stato eletto Otzma Yehudit MK Yitzhak Kreuzer. L’opposizione ha accusato il governo di ritardare la convocazione del comitato per evitare di affrontare la questione della riforma giudiziaria.
Il leader della maggioranza Levin ha continuato a ritardare la convocazione del comitato, ma dopo le pressioni ricevute ha dovuto proseguire come richiesto.
L’opposizione aveva precedentemente affermato che non sarebbe tornata al tavolo dei negoziati fino alla convocazione del comitato, ma con l’approvazione del primo disegno di legge di riforma giudiziaria, potrebbe vacillare su questa precondizione.
Un rilancio tra coalizione e opposizione, che ha generato un preoccupante nervosismo politico che a sua volta ha creato timore globale per le conseguenze che dovrà subire il Paese.
Il problema della selezione giudiziaria è stato oggetto di discussione per lungo tempo. La coalizione, che sostiene il governo, ha bloccato il disegno di legge sulla riforma della selezione giudiziaria, che era stato progettato e efficienti i processi di nomina dei giudici.
Il disegno di legge era stato presentato alla Knesset nel mese di marzo, ma non è stato portato avanti a causa dell’opposizione della coalizione. Invece, la coalizione ha successivamente deciso di presentare un nuovo disegno di legge ritenuto semplificato e più efficiente.
In una recente intervista al Wall Street Journal, il premier Netanyahu ha affermato che sta cercando di revisionare il comitato di selezione giudiziaria. La sua dichiarazione è stata supportata dalla decisione della coalizione di non portare avanti la vecchia legislazione.
Mentre la questione della ragionevolezza si è conclusa con la ripresa estiva della Knesset, in attesa delle petizioni della Corte Suprema, e a seconda di ciò che accadrà nei mesi precedenti al ritorno della Knesset, potrebbe iniziare un nuovo capitolo nella storia del Comitato di selezione giudiziaria.