Fuori dal governo, fuori dal Parlamento, senza più un partito, Luigi Di Maio, l’ex enfant prodige della politica italiana, deve decidere cosa ne sarà del suo futuro. Mentre dal suo entourage smentiscono un avvicinamento a Vincenzo De Luca, il governatore della sua Campania, il ministro (ancora in carica) degli Affari esteri ha già le idee chiare.
E proprio grazie al ruolo ricoperto negli ultimi tre anni alla Farnesina, in cui ha avuto modo di intessere molte relazioni importanti, potrebbe aprire una società di consulenza per le relazioni internazionali. In pratica, vorrebbe fare il contrario di quello che ha fatto finora aiutando i governi stranieri che vogliono ampliare i propri interessi in Italia. Se ci riuscirà non si sa, il capitale iniziale però non dovrebbe essere un problema per l’ex capo politico del MoVimento 5 stelle.
Di Maio si chiama fuori dalla politica: no all’entrata nella giunta De Luca e al progetto con Sala
Dopo nove anni di onorata carriera nelle istituzioni, cinque passati come vicepresidente della Camera, più di uno al ministero del Lavoro e altri tre come numero uno della Farnesina, Luigi Di Maio, da domenica scorsa, ha iniziato a fare i conti con la (triste) realtà: il suo ruolo di politico a tempo pieno (al momento) si è concluso.
Con lo 0,6% dei consensi e secondo nel collegio uninominale alla Camera di Napoli Fuorigrotta, la sua Napoli, l’ex creatura di Beppe Grillo, ex capo politico del MoVimento 5 stelle, ex leader di Impegno Civico è fuori da tutto: Parlamento in primis, governo figuriamoci.
E quindi l’addio, non straziante, ma lungo, affidato ai social, in cui si è congedato dal mondo che lo ha accolto quando aveva appena 27 anni, da quegli elettori che l’hanno anche un po’ tradito preferendogli Sergio Costa, suo alleato nel partito di Giuseppe Conte un tempo e compagno di governo negli esecutivi guidati dall’Avvocato del popolo. Poi, puff: è sparito.
Da Facebook, da Twitter, da Tik Tok, da Instagram, da quei social, insomma, in cui per anni ha spiegato le sue posizioni e in cui ha condotto anche la sua ultima (e disastrosa) campagna elettorale.
Che ne sarà di lui, ora? Che cosa farà della sua vita? Gli stessi interrogativi che ci poniamo noi, sicuramente se li sarà posti anche lui dal 25 settembre in poi. E se li è messi anche il suo vecchio amico, ora nemico, Alessandro Di Battista. “Non provo nessuna particolare gioia – ha detto in un video l’ex grillino -, non voglio infierire, non deve essere facile“.
Eppure lo ha fatto, ha rigirato un coltello in una piaga ancora troppo sanguinante. “Mi dispiace, ma chi è causa del suo mal pianga se stesso“, ha continuato prima di elargirgli qualche consiglio come quello di “studiare, prendersi una laurea, vivere la vita reale. Che, forse, negli ultimi anni non ha vissuto“.
Ma se di tornare sui libri di legge, Di Maio non ha voglia, l’idea di starsene lontano dalla politica è la stessa che ha solleticato lui. Il suo entourage, qualche giorno fa, alle indiscrezioni su un avvicinamento a Vincenzo De Luca, presidente della Campania, e di un suo ingresso nella giunta, ha risposto smentendo “categoricamente le falsità“.
Sempre dallo staff hanno anche fatto sapere che anche il progetto con Beppe Sala, inquilino numero uno di Palazzo Marino a Milano, sul partito dei sindaci è tramontato, così come la creatura nata a governo Draghi caduto.
La seconda vita di Di Maio passa da una start up di consulenza
E quindi, ancora, che ne sarà del ministro degli Esteri? Secondo quanto dice “Il Giornale”, Di Maio userebbe l’assegno di fine mandato, circa 100mila euro, per avviare una start up di consulenza per le relazioni internazionali.
Grazie ai rapporti stretti nei tre anni alla Farnesina, sia con le ambasciate, sia con i governi stranieri, l’ex grillino vorrebbe fare il contrario di quello che ha fatto finora. Se prima l’interesse era quello di tutelare l’Italia, adesso il suo ruolo sarebbe quello di mettere a disposizione le competenze per gli Stati che intendono allargare i propri in casa nostra: in pratica dovrebbe fare il lobbista, come in passato ha fatto anche Massimo D’Alema con Colombia e Cina.
Oppure, l’altra opzione sul tavolo potrebbe essere quella di traslocare a Leonardo-Finmeccanica, ma sembra una possibilità piuttosto remota. Ciò che è certo è che Di Maio, una volta che passerà il testimone (ad Antonio Tajani?), si concederà qualche giorno di relax. Sicuramente lontano dai social, e anche da Roma, con la sua compagna, con cui non c’è l’ombra di una crisi, anche qua garantiscono dallo staff dell’ormai ex politico.