Perché l’Isis attacca l’Occidente? Quali sono gli obiettivi dei terroristi? Ovvero quali interessi ci sono alla base della decisione di farsi esplodere e di trasformarsi in spietati kamikaze che uccidono persone innocenti? Più volte abbiamo elencato le possibili principali motivazioni che stanno dietro a un gesto così atroce e assurdo, soprattutto dopo aver analizzato il quadro geopolitico di Paesi dove il terrorismo sembra nutrirsi di linfa vitale: ossia dove lo Stato islamico e tutti i gruppi ad esso collegato hanno potere. In ballo non ci sono solo le ultime riserve di petrolio della Siria, dell’Iraq e dell’Iran, e l’approvvigionamento di acqua dolce (sempre più scarso) in Medio Oriente e in Africa. Ci sono altri motivi, insomma, oltre a quelli economici. Alla base del nuovo fanatismo antioccidentale c’è un profonda esigenza di rivalsa di popoli che negli anni passati hanno subito a lungo le politiche imperialiste del mondo occidentale, capeggiate dagli Stati Uniti e da Israele.
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Gli attacchi dei terroristi ai giorni nostri in parte derivano, ossia sono conseguenze, degli attacchi che il mondo occidentale ha fatto in passato in Paesi mediorientali ed arabi. Non è forse stata vissuta come terrorismo proveniente da occidente la guerra in Afganistan, l’intervento in Iraq, o in Libia? Per anni l’Occidente ha pensato di poter esportare la democrazia in paesi completamente diversi per cultura e tradizione, le cui popolazioni (bombardate) invece hanno maturato la convinzione che i primi terroristi siano proprio gli occidentali. Un po’ come è accaduto in Palestina, dove i coloni israeliani ancora oggi con le ruspe abbattono le case ed espropriano i terreni degli arabi per creare nuovi insediamenti per i coloni bianchi ricchi, americani e non.
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In sostanza abbiamo creato generazioni e generazioni di emarginati, disagiati, disperati che si sono radicalizzati e che ora pensano di affrancarsi e meritare il paradiso dei martiri con un gesto eroico fatto di distruzione, ammazzando gli occidentali. Già solo l’odio verso l’Occidente è da ritenersi più che sufficiente a dare linfa a questa nuova guerra santa contro gli infedeli. Poi in ballo ci sono pure obiettivi diversi, come ad esempio far cessare gli interessi economici e turistici occidentali nei paesi arabi, per far finire la dipendenza economica dei paesi islamici dall’occidente. Tra le strategie dei jihadisti del Califfato c’è anche la provocazione di una reazione militare occidentale verso obiettivi islamici, per poi alimentare la spirale dell’odio in tutti gli indottrinati, foreign fighters o meno, pronti a farsi esplodere.
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In definitiva quello a cui assistiamo ai nostri giorni è una crescita del sentimento di odio contro la libertà, ancor più che contro l’occidente; un odio che si autogenera, e che in qualche modo fa il gioco delle destre politiche europee che hanno come obiettivo quello di fare in modo che sempre più occidentali arrivino a odiare gli islamici, per giustificare maggiori controlli e la chiusura delle frontiere per i migranti. Ma se tutti noi non distinguiamo islam buono, da islam integralista, facciamo il gioco dei terroristi.
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E se lo Stato Islamico ha successo è anche perché manca una vera sinistra, dice in buona sostanza il filosofo sloveno Slavoj Žižek: ”L’ascesa dell’islamismo radicale non è forse correlata con grande precisione alla scomparsa della sinistra laica nei Paesi musulmani?”, si chiede il critico del modello neoliberista. Tutti noi dovremmo ricordare che la barbarie non si sconfigge con le armi e con la guerra, ma eliminando le ragioni che la determinano.
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