L’ex primo ministro Boris Johnson ha affrontato diverse ore di domande, nel pomeriggio del 22 Marzo 2023, che sono poste dai deputati britannici in merito alla vicenda partygate che lo ha travolto e a causa di tutto questo rischia il suo posto in Parlamento.
L’ex premier britannico Johnson ha confermato la versione del quale è accusato di aver ingannato i legislatori ma ha specificato di non averlo fatto in maniera volontaria. L’ex premier si è battuto in un’unica udienza per salvare la sua carriera politica, dopo lo scandalo partygate che ha sicuramente contribuito e in maniera decisiva al crollo del suo governo.
La questione ha generato e il caos all’interno della politica britannica ma anche sdegno tra la popolazione e, attualmente, il deputato dei Tory è sotto pressione da parte dell’opposizione politica e schiacciato dall’opinione pubblica che non può perdonare la leggerezza utilizzata dalla classe al comando quando i cittadini sono stati costretti invece, nonostante fosse per il proprio bene, a limitazioni e vincoli e violazioni punite con sanzioni e nel frattempo venivano organizzate feste dalla classe politica.
L’ex premier britannico Johnson ha partecipato a quattro ore di domande inerenti aun’indagine durata mesi, che potrebbe minare per sempre il futuro politico dell’ex primo ministro inglese.
Johnson si è presentato nella sala del Comitato gremita accompagnato da un team di avvocati e ha risposto alle domande che gli sono state poste dai membri del Parlamento del comitato dei privilegi.
L’ex premier ha precisato che, nonostante le accuse a cui è sottoposto ora, ha seguito e accettato il distanziamento sociale ma ha precisato anche che: “sarebbe stato impossibile avere un sergente istruttore che misurasse la distanza tra noi tutte le ore del giorno e della notte”.
Lo scandalo nasce dal fatto che sono state attuate feste, o ritrovi, in presenza anche di bevande tra deputati e ciò ha sollevato il malcontento popolare in quanto era il periodo nel quale le persone non avevano la possibilità neanche di andare a trovare i propri cari a causa della pandemia da COVID-19.
Ha voluto spiegare che la scelta di lasciare bere lo staff è stata anche dettata dal fatto, per l’appunto, dal momento complicato e di sofferenza generale e purtroppo con tali azioni non ha tenuto conto di tutte le persone che non potevano recarsi dai propri cari a causa delle restrizioni e della malattia, che ha ucciso per mesi ogni giorno centinaia di persone.
Un parlamentare si è rivolto a Johnson chiedendo: “Una partenza per tutti gli altri nel paese non era accettabile secondo le linee guida… quindi perché era accettabile e necessaria per motivi di lavoro al numero 10?”.
L’aver attuato determinate azioni durante momenti di sofferenza e di privazione popolare, causate per l’appunto dalle restrizioni atte a non diffondere il COVID-19, hanno fatto crollare completamente la leadership dell’ex premier, dopo che è emerso chiaramente che almeno una dozzina di incontri sociali sono stati da lui organizzati durante il periodo di pandemia.
La popolazione è rimasta sconcertata apprendendo che per un anno ha sospeso la propria vita evitando di vedere colleghi, amici e persino parenti e mentre la Gran Bretagna entrava ed usciva da fasi di blocco restrittivo e limitazioni, proprio in quello stesso momento però c’era che invece di rispettare le leggi imposte in prima persona le infrangeva.
Nonostante ciò il politico ha successivamente cercato di rilanciare la sua carriera politica, ma l’inchiesta parlamentare sul fatto di aver mentito ai legislatori ha messo in pericolo la sua carriera e il suo futuro politico. Nel caso in cui la commissione raccomandasse una sospensione Boris Johnson potrebbe essere costretto a una elezione suppletiva all’interno del suo collegio elettorale.
All’inizio della testimonianza di mercoledì 22 marzo, Johnson ha immediatamente ammesso di aver mentito In Parlamento ma ha spiegato di averlo fatto inconsapevolmente: “Sono qui per dirti, sinceramente, che non ho mentito alla Camera.”
Il leader dei Tory ha iniziato così la sua testimonianza ed ha attaccato successivamente il suo ex principale consigliere politico Dominic cummings e ha affermato che: “il funzionario a tutti i motivi per mentire.”
L’ex primo ministro ha precisato che è una sciocchezza fare affidamento su fotografie che mostravano momenti d’incontro tra i deputati. La questione delle feste organizzate durante la pandemia da COVID-19, hanno determinato inevitabilmente il riversarso dell’attenzione mediatica attorno al leader che, apparentemente, si era sempre tenuto fuori di scandali causati da vicende personali.
Il pubblico britannico ha recepito con molto nervosismo la notizia e, così, l’apprezzamento riguardo al politico è andato via via scemando fino quasi ad esaurirsi in maniera repentina.
Al centro dell’inchiesta rimane una domanda essenziale ovvero se l’ex primo ministro Boris Johnson era davvero così inconsapevole del fatto che stava violando le stesse norme introdotte dal suo governo, partecipando a feste all’interno di Downing Street.
L’ex premier ha sostenuto di essere stato completamente inconsapevole in quel momento di aver violato la normativa. Non ha ragionato sul fatto che all’epoca le riunioni fossero inappropriate e quindi ha fuorviato i legislatori, ma senza attuare un’azione appositamente contro di loro.
Johnson ha affrontato domande combattive e ore di sessione in aula e si tratta certamente di un’esperienza rara all’interno del Parlamento britannico, dove per l’appunto si discute del suo esilio.
La sua azione difensiva è stata sondata duramente dai colleghi in Parlamento e l’ultimo rapporto del comitato sull’indagine ha riferisce che le prove: “suggeriscono fortemente che le violazioni della guida sarebbero state evidenti per il signor Johnson nel momento in cui era alle riunioni.”
Il legislatore Bernard Jenkins ha precisato che: “deve essere stato ovvio per te in quel momento, e ancora più ovvio riflettendoci dopo quando tutta questa faccenda è scoppiata intorno a te, che violava le linee guida sul posto di lavoro”.
Svariate volte durante l’udienza di mercoledì Boris è stato sollecitato a non continuare a dare risposte velate ed evasive. Gli è stato infatti contestato in merito: “Stai dando risposte molto lunghe, e ci vuole più tempo del necessario, e ti stai ripetendo parecchio – possiamo andare avanti con le domande per favore?”.
Il gruppo COVID-19 Bereaved families for Justice ha precisato, mentre il politico testimoniava che: “Oggi è stato un nuovo minimo per Boris Johnson“.
Hanno precisato che Johnson sostiene che era: “il suo lavoro salutare i colleghi e che ‘avrebbe avuto bisogno di un recinto elettrico’ intorno a sé per attenersi alle regole e che il distanziamento sociale si applicava solo ‘quando possibile’… Qualcosa di tutto questo si applicava quando noi non poteva stare con i nostri cari per settimane mentre soffrivano da soli nelle case di cura e negli ospedali, o addirittura essere lì per tenersi per mano nei loro momenti di morte?”.
Nell’udienza di mercoledì 22 Marzo sono stati analizzati nel dettaglio gli incontri avvenuti e la situazione è sembrata lontana dalla realtà raccontata sia la popolazione che all’ambito politico. Il verdetto pubblico sulla questione partygate, che ha travolto l’ex primo ministro, vede un verdetto schiacciante già dallo scorso anno quando il malcontento popolare si è raccolto intorno all’ex premier decretando la conclusione del suo incarico a primo ministro.
La faccenda delle feste organizzate a Downing Street è l’unico fattore, o perlomeno il più significativo, che ha decretato il deterioramento dell’apprezzamento nei confronti del politico britannico. La sua rapida caduta politica dopo 1000 giorni da quando ottenne una vittoria schiacciante, è qualcosa di incredibilmente significativo e che denota anche quanto l’apprezzamento popolare abbia peso nell’ambito nella politica.
Attualmente Johnson vede minata anche la stessa possibilità di sedere in Parlamento e, nel caso in cui l’inchiesta propendesse per una sospensione di dieci giorni più e la decisione venisse approvata dal voto unanime dei parlamentari, l’ex premier sarebbe costretto ad effettuare un’elezione suppletiva a Uxbridge e South Ruislip, ovvero un seggio apposito che è stato indirizzato verso il partito laburista durante il corso degli ultimi anni ed è attualmente nel mirino dell’opposizione politica.
La polizia metropolitana di Londra hai messo oltre 100 multe nei confronti di persone che lavoravano a Downing Street, per la violazione delle norme sulla pandemia che vigevano nel periodo storico preso in carica da questa indagine.
Lo stesso ex premier ha ricevuto una multa per aver partecipato ad un ritrovo nel quale addirittura gli è stata presentata la torta di compleanno e nel quale è stato multato anche il suo ex cancelliere e ora primo ministro Rishi Sunak.
In merito a questa vicenda Johnson ha precisato che se le norme dovevano essere chiare per lui allora dovevano esserle anche per l’attuale primo ministro e le accuse devono comprendere tutti i partecipanti.
Lo scorso anno la funzionaria britannica Grey ha avviato un’indagine e ha precisato poi che: “l’alta dirigenza al centro dell’amministrazione Johnson deve assumersi la responsabilità” di una cultura che ha permesso ai partiti di avere luogo”.
Ha precisato anche che: “non ci sono scuse per alcuni dei comportamenti” su cui ha indagato, che includevano “l’eccessivo consumo di alcol”. Sono stati inoltre presentati i registri degli scambi di e-mail, inclusi alcuni in cui il personale ha discusso apertamente di nascondere la propria festa ai media.”
Nel Regno Unito sono morte più di 220.000 persone a causa del COVID-19 dall’inizio della pandemia, secondo i dati riportati dal governo, e questo ha generato malcontento dovuto al sul fatto che le azioni commesse da Johnson violassero obiettivamente le leggi che lui stesso ha introdotto.
Ma per il popolo inglese il fatto di aver sopportato privazioni significative e di non aver potuto abbracciare o dire addio a cari scomparsi, ma anche aver rinunciato all’abbraccio dei propri genitori per anni e vedere invece feste con alcol e sorrisi tra i politici, quando tutto il resto del mondo era bloccato, ha gettato fango irrimediabile sulla figura del politico britannico, che ha perso l’appoggio popolare in maniera decisiva E con essa ha anche la credibilità di cui godeva in precedenza.
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