In un video sui social, più precisamente su Twitter, Alessandra Mussolini, eurodeputata di Forza Italia e nipote del Duce Benito, non certo uno famoso per essere sinonimo di libertà di espressione e libertà in generale, ha condannato la scelta della procura di Padova di impugnare tutti e 33 gli atti di nascita registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 a oggi per riconoscere ai figli delle coppie omogenitoriali gli stessi diritti degli altri, spiegando che a essere fondamentale, in questo caso, è la tutela dei bambini.
“Quello che è successo a Padova, con la procura che ha impugnato gli atti di nascita di bambini nati da coppie omoaffettive – ha detto Mussolini nel suo video -, è indegno di un Paese civile. È come andare a buttare una bomba in una famiglia e guardacaso va a colpire solo i bambini. Si è spezzato e si è cercato di spezzare una catena di affetti consolidata“.
Al di là del fatto che le sue parole hanno generato un momento di confronto (costruttivo? Poco, in realtà) con l’organizzazione Pro Vita e Famiglia che, dal canto suo, ha appoggiato la scelta della procura padovana, spiegando come invece quei bambini sono stati privati per anni di un padre (anche questo piuttosto opinabile, considerato che molti piccoli sono costretti a vivere con genitori che non li amano affatto, o con figure del tutto assenti, e quindi ben venga), è paradossale che a difendere i diritti di questi figli sia proprio lei.
E lei in quanto la nipote del Duce, ma anche come rappresentante di un partito che, assieme a quello della presidentessa del Consiglio, Giorgia Meloni, e a quello di Matteo Salvini, stanno cercando di criminalizzare chi da eterosessuale, omosessuale o anche da single ricorre alla pratica della gestazione per altri, o come volgarmente la si chiama utero in affitto o maternità surrogata, non tenendo conto del fatto che di mezzo, appunto, ci vanno i bambini, indifesi e fragili fino a prova contraria. Ma anche perché l’impugnazione stessa degli atti di nascita di quei figli di coppie omoaffettive, come le ha chiamate lei, è il frutto di dichiarazioni, politiche dell’esecutivo che vanno proprio in quel senso.
Certo, la linea europea di Forza Italia, che aderisce al Partito popolare europeo, non è la stessa che ha all’interno del Parlamento e del governo del nostro bel Paese, in quanto favorevole anche al matrimonio egualitario, non solo al fatto che gli appartenenti alla comunità Lgbtqia+ abbiano dei figli, ma, ecco, che a fare la morale sia Mussolini ha quasi del grottesco. Non perché non possa aver cambiato sentiero rispetto a quello tracciato dal nonno – e che al nonno, in un certo senso, gli è anche costato la vita -, ma perché ci vuole effettivamente poco per capire che il gesto, la decisione, e poi magari anche il disegno di legge di Carolina Varchi che potrebbe diventare legge, non ha effetti solo su chi quei bambini li ama, li accudisce, li desidera, li vuole, ma persino su di loro.
Facendo una battaglia a una minoranza, tutt’altro che silenziosa, ma discriminata a prescindere senza tenere conto di nulla che non sia l’orientamento sessuale (che non è una scelta), probabilmente si stanno tralasciando troppi particolari. Che riguardano la felicità, certo, il benessere, ma anche le libertà che ogni individuo in quanto tale dovrebbe avere, nel 2023, e in Italia, un Paese che da quasi ottant’anni si è liberato del fardello della dittatura, del fascismo, del Mussolini cattivo che, a differenza di Alessandra, avrebbe sicuramente applaudito a quello che è stato fatto nella città veneta, come hanno fatto i pro vita pubblicamente, e come probabilmente (e segretamente) hanno fatto gli esponenti di una maggioranza che magari non ci ricorda quel periodo, ma che con le sue parole, e le sue proposte lo sta facendo vivere a chi ha meno diritti degli altri, di quelli che camminano apparentemente sulla retta via e si macchiano di ben altri crimini che amare una persona dello stesso sesso, o un bambino.
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