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Cosa succede quando il Giro d’Italia arriva al traguardo? I tifosi sono abituati a seguire la tappa dalla TV o al massimo dalle transenne – se decidono di vederlo dal vivo – ma cosa avviene subito dopo la linea dell’arrivo, pochi secondi prima e dopo che il vincitore la tagli? Per la settima puntata del video diario del Giro, e per la sesta tappa da Frosinone a Foligno, mi sono piazzato nel box giornalisti e ho lasciato che la videocamera raccontasse tutto ciò che avviene dietro le quinte. Prima di tutto: ci sono due box appena dopo il traguardo, uno è per i giornalisti, staff radio e TV, l’altro è per le squadre. Ci sono due televisori e – se ti sporgi dalle transenne e il percorso è favorevole – puoi anche assistere all’arrivo con i tuoi occhi. Prima c’è fermento e eccitazione, appena dopo il passaggio del vincitore scatta il casino.
Giornalisti e squadre sono come cavallette che aspettano il momento dell’apertura delle transenne per riversarsi in massa sul percorso e sui 100 metri subito successivi all’arrivo. I fotografi sono 50 metri più vicini alla linea (a volte anche solo 10…) pronti a immortalare l’arrivo e i momenti subito dopo. Appena il vincitore arriva lo vedi, ma non lo senti molto perché l’urlo del pubblico sovrasta quello del ciclista con l’effetto che sembra diventi improvvisamente afono. Assomiglia ai gatti fuori dalla finestre che miagolano chiedendo di entrare, ma tu non senti alcun suono. Se è un arrivo in salita i corridori arrivano a grappoli, uno a uno, e poi quasi non si reggono in piedi per lo sforzo e devono essere subito coperti e supportati. Se è un arrivo in volata come ieri sono certo stravolti i velocisti, ma recuperano abbastanza in fretta e dopo possono quasi apparire freschi.
Il vincitore esulta e abbraccia i compagni, ricevendo anche i complimenti di tutti i rivali, in modo molto sportivo. Ci sono anche abbracci speciali da parte di amici di altri team, è occasione abbastanza comune da osservare. Ovviamente capitano anche litigi e discussioni non solo a parole, ma quando c’è agonismo e avvengono episodi disutibili è inevitabile. Ad ogni modo, da un lato i massaggiatori e meccanici si prendono cura dei ciclisti con bibite zuccherate (spesso anche Coca Cola o Fanta) e coperte, dall’altro i giornalisti si avventano come iene sulle carcasse strappando a grandi morsi e spesso senza nemmeno lasciare prendere fiato ai poveri corridori. C’è però da dire che sono solitamente tutti molto disponibili – i ciclisti – e non fanno mai particolari storie.
Subito partono le interviste e i drappelli di giornalisti, cameraman e fotografi si accerchiano intorno al ciclista protagonista (o al deluso di giornata) per interviste a caldissimo. I corridori sono mingherlini dalla vita in su (sotto sono spesso il contrario, con cosce che sembrano prese da un altro corpo) e quindi appaiono come bambini presi in fallo dopo aver rubato la cioccolata. Il momento delle interviste dura pochissimo, massimo 5 minuti poi fotografi e giornalisti (e cameraman) corrono come mezzofondisti – spettacolare osservarli in salita – verso la sala stampa per inviare/scaricare/elaborare il materiale appena ricavato. È la confusione colorata del Giro, anche dietro le quinte, che trasuda passione e stanchezza e che non puoi più farne a meno dopo averla provata una volta soltanto.
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