Il ponte Morandi crollato la vigilia di Ferragosto, simbolo di Genova, che collegava la città all’autostrada A10 e da dove si raggiungevano il porto commerciale e i terminal dei traghetti per le isole e per le crociere, è sempre stato al centro dell’attenzione della politica e dei cittadini liguri, prima di tutto. Negli anni sono state tante le voci critiche verso il viadotto, dai costi ai presunti errori di progettazione, ai ‘ritocchi’ per livellarne il manto fino agli avvisi degli esperti che già negli anni passati avevano profetizzato il crollo della struttura. Il cedimento inesorabile dovuto al consumo dei materiali e al traffico pesante sempre più intenso era stato già segnalato nel 2016, ma già quattro anni prima, al proposito, si stava discutendo della possibilità di costruire una nuova autostrada, la cosiddetta ‘gronda’. Proprio verso questo progetto il Movimento Cinque Stelle si era schierato in maniera avversa, con un secco no alla realizzazione, perchè, sostenevano ‘Il crollo del ponte Morandi è una favoletta’.
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Nel 2012, Giovanni Calvini, allora presidente di Confindustria di Genova, profetizzò: “Quando tra dieci anni il Ponte Morandi crollerà, e tutti dovremo stare in coda nel traffico per delle ore, ci ricorderemo il nome di chi adesso ha detto ‘no'”. La frase era riferita al progetto della ‘Gronda di Ponente’, una bretella autostradale progettata per essere alternativa al viadotto, verso la quale il Movimento Cinque Stelle si era schierato contro parlando del presunto crollo del Morandi come di una ‘favoletta’.
Nel 2014 il coordinamento dei Comitati No Gronda diffondeva questo comunicato: ”Rispetto al vuoto informativo che la cittadinanza sta subendo sulla realizzazione della Gronda di Ponente vorremmo invitare i genovesi a diffidare da quanti negli ultimi tempi stanno in ogni modo cercando di vendere loro un elisir chiamato ‘Gronda’, come la panacea di tutti i guai della nostra città”. E’ una favoletta ”che ci viene raccontata a turno. Come ha fatto per ultimo anche l’ex presidente della Provincia, il quale dimostra chiaramente di non avere letto la Relazione conclusiva del dibattito pubblico, presentata da Autostrade nel 2009. In tale relazione si legge infatti che il Ponte ”…potrebbe star su altri cento anni” a fronte di ”…una manutenzione ordinaria con costi standard”.
Il problema, però, Autostrade nel 2011 lo ammetteva già, scrivendo in una relazione che il tratto autostradale A10 a Genova e l’innesto sull’autostrada per Serravalle producevano ”quotidianamente, nelle ore di punta, code di autoveicoli ed il volume raggiunto dal traffico provoca un intenso degrado della struttura del viadotto Morandi, in quanto sottoposta ad ingenti sollecitazioni. Il viadotto è quindi da anni oggetto di una manutenzione continua”.
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Lo stato di salute precario del ponte Morandi era noto già in tutta la sua gravità nel 2016, quando Maurizio Rossi di Scelta Civica presentò una interrogazione al Senato all’allora ministro Graziano Delrio, a proposito delle infrastrutture e delle strade genovesi pericolose. E affermava che ”Il viadotto Polcevera, chiamato ponte Morandi […] recentemente è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno richiesto un’opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura”. Il senatore indicava poi nella gronda la soluzione che avrebbe risolto alla radice il problema dell’attraversamento di Genova e domandava al ministro a che punto fosse l’iter del progetto, andato poi nel dimenticatoio.
”Durante la scorsa legislatura più volte sono state denunciate le condizioni precarie di Ponte Morandi e delle infrastrutture viarie di Genova. Dai banchi dell’opposizione abbiamo chiesto l’intervento immediato dell’allora ministro Delrio” dichiarano in una nota congiunta Stefano Vignaroli e Paola Nugnes, capigruppo del Movimento 5 Stelle nelle Commissioni Ambiente di Camera e Senato. “È ridicolo oggi sentirsi rivolgere accuse legate alla presunta contrarietà al progetto della Gronda mentre non si vuole vedere che esistono evidenti responsabilità legate alla mancata manutenzione dell’opera e altrettanto chiare responsabilità politiche legate al mancato intervento dei governi passati” riprendono i parlamentari M5S.
”Non c’entra niente l’alternativa a quel ponte. Se era pericolante Autostrade per l’Italia doveva dircelo. Il Movimento 5 stelle diceva che crollo era una ‘favoletta’? Non giochiamo su questa vicenda per scaricare le colpe sul Movimento. Se si vuol dare la colpa a M5s perché è crollato il ponte, provateci” ha commentato il vicepremier Luigi Di Maio.
La struttura che si ergeva sul torrente Polcevera fu progettata da Riccardo Morandi nei primi anni ’60. L’ingegnere legato al razionalismo costruttivo di fine ‘800, brevettò un sistema di precompressione denominato ‘Morandi M5’ che applicò a diverse sue opere: ossia dei piloni costruiti ‘a vu’ che sorreggono l’intera struttura.
L’opera negli anni si è guadagnata molte critiche. L’ultima è quella di Antonio Brencich, docente di Costruzioni in cemento armato presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova. In un’intervista del 2016 disse che il viadotto “ha presentato fin da subito diversi aspetti problematici, oltre l’aumento dei costi di costruzione preventivati”. Il professore parlava “fastidiosi alti-e-bassi dovuti a spostamenti differiti delle strutture dell’impalcato diversi da quelli previsti in fase progettuale”.
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