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Il costo degli immigrati in Italia si aggiunge di nuove voci. È quanto emerge dalla circolare del Ministero dell’Interno n. 2204 del 19 marzo 2014, spedita alle Prefetture e da qui a tutti i Comuni, per attuare un “ulteriore piano straordinario di distribuzione nazionale di detti stranieri per assicurare l’accoglienza che deve essere loro garantita in ossequio alla normativa nazionale e a quella europea”. A differenza degli anni precedenti, tra il 2013 e il 2014 gli sbarchi si sono mantenuti costanti anche durante i mesi più freddi e sono “destinati, ovviamente, ad aggravarsi in relazione all’approssimarsi della stagione estiva”. Tutto questo va a incidere su un sistema di accoglienza che è già al collasso. Per questo, il ministero ha avviato un “piano di assegnazione pari a 2.390 posti, in quanto questo Dipartimento, attraverso altre Prefetture, ha già provveduto per i restanti 883”. I comuni che hanno la possibilità di ospitare gli stranieri, verranno pagati per ogni straniero 30 euro più Iva da parte dello Stato.
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Quest’anno il dramma dell’immigrazione ha visto un susseguirsi di tragedie, da quella che ha sconvolto Lampedusa con 302 vittime a quelle che ogni giorno riempiono le pagine di cronaca, con titoli in prima pagina come nell’ultimo triste caso di Pozzallo, con 30 persone morte per asfissia prima ancora di sbarcare su suolo italiano.
I centri di accoglienza sono già strapieni e, con la stagione calda, gli arrivi potrebbero aumentare. L’afflusso dei mesi precedenti, chiarisce la circolare, ha già portato il Viminale a intervenire tramite le Prefetture, attivando “115 strutture provvisorie in Sicilia, Puglia e in altre Regioni, assicurando l’accoglienza a circa 5.500 stranieri che si aggiungono ai 9.600 presenti nei CARA e ai 9.400 ospitati dal sistema SPRAR”. Mancano 2.390 posti e sono questi che lo Stato ha chiesto di trovare ai Comuni, tramite i prefetti.
La circolare specifica che ogni provincia dovrà trovare 40 posti, a esclusione di Cosenza (25), Potenza (35), Pescara (30), Latina (20) e Arezzo (20). I Comuni stipulano poi una convenzione con lo Stato per ogni straniero accolto con cui si accollano la gestione amministrativa (registrazione e controllo della struttura), i servizi di assistenza alla persona e di pulizia dei locali, i pasti, seguendo un menu che “non sia in contrasto con i principi e le abitudini alimentari degli ospiti”. A questo si aggiunge la fornitura di beni di prima necessità per l’igiene personale e vestiario e “l’erogazione di pocket money da 2,5 euro al giorno per un massimo di 7,5 euro al giorno per nucleo familiare da utilizzare, a seconda delle necessità in strutture ed esercenti convenzionati”, oltre a una scheda telefonica di 15 euro, in modo che gli stranieri possano comunicare con i parenti. Lo Stato verserà per ogni posto assegnato 30 euro al giorno più Iva; le utenze domestiche rimangono a caso del Comune.
Diverse le reazioni da parte dei sindaci. Giorgio Bontempi, sindaco di Agnosine, piccolo paese della provincia di Brescia, è uno dei tanti e ha espresso il suo dissenso a Libero. “Trovo offensiva questa lettera. Soprattutto per le comunità piccole come la mia che si trova a fronteggiare anche il taglio dei fondi da parte dello Stato centrale”, dice al quotidiano. “30 euro al giorno, più l’Iva più 2.50 al giorno di pocket money fanno 39,10 euro al giorno. 1173 al mese”, i suoi calcoli. “Noi abbiamo 126mila disoccupati nella provincia di Brescia, 134mila cassintegrati a zero, se debbo ricevere delle somme dallo Stato preferirei darli alle tante persone che non arrivano a fine mese piuttosto che a dei poveri cristi che credono di venire qui e trovare l’America”.