I vicepremier Salvini e Di Maio sono ai ferri corti, così il premier Giuseppe Conte ha dato il suo (pen)ultimatim: o si ritrova la concordia e un programma condiviso o lui darà le dimissioni, rimettendo il suo mandato nelle mani del presidente della Repubblica. A questo punto si potrebbe tornare al voto entro breve. Vediamo gli scenari possibili.
Ringalluzzito dal voto europeo nel quale la Lega ha ottenuto il 34,3% delle preferenze, Salvini va all’incasso mettendo sul tavolo il suo programma: TAV, flat tax, pace fiscale (leggi condono), autonomie regionali e riforma della giustizia.
Due in particolare fra queste istanze sono in netta contrapposizione con le battaglie identitarie del M5S, i quali hanno fondato il loro consenso nel nordovest sul NO-TAV. I 5 Stelle hanno inoltre il grosso della base elettorale nelle aree depresse del Sud e vedono dunque nelle autonomie un regalo alle ricche regioni del Nord.
Salvini dichiara di voler continuare ad onorare l’alleanza di governo, ma aggiunge che se entro 15 giorni Di Maio non dimostrerà di voler assecondare l’agenda dettata dalla Lega, allora tutto potrebbe succedere.
Se l’alleanza di governo dovesse saltare e il premier rimettesse il suo mandato, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe decidere di sciogliere le Camere per indire nuove elezioni. Fra lo scioglimento del Parlamento e l’indizione di nuove elezioni devono passare dai 45 ai 70 giorni. Questo significa che potremmo andare a votare in infradito e bermuda, magari il 28 luglio. Un’altra opzione è scavallare la calura estiva e rimandare il voto a settembre.
Quella del ritorno alle urne è l’ipotesi più drastica, mentre è possibile che M5S e Lega si mettano d’accordo su alcuni punti condivisi. Salvini però vuole quanto meno un rimpasto: in queste ore le poltrone di Toninelli (Infrastrutture), Trenta (Difesa) e Costa (Ambiente) traballano più che mai. Il loro nome è stato fatto dallo stesso Salvini all’indomani del voto europeo.
Ad aggravare la situazione c’è la Commissione europea che pretende una correzione alla Manovra, pena una procedura di infrazione. La nuova Manovra d’aggiustamento conterrebbe inevitabilmente nuove tasse, aumento Iva o una revisione al ribasso di reddito di cittadinanza e Quota 100. Gli elettori di Lega e M5S sono avvertiti.
Salvini e Di Maio potrebbero anche fare un passo indietro per lasciare il campo ad un governo tecnico, come fece già Berlusconi il 12 novembre del 2011. Il Cav vantava una solida maggioranza parlamentare, ma il precipitare della situazione economica lo mise all’angolo e lo costrinse alle dimissioni. Salvini e Di Maio potrebbero così preservare pulite le loro mani, lasciando ad altri l’onere di una Finanziaria da lacrime e sangue.