Che i parlamentari prendano lauti stipendi è cosa risaputa; quanto e come lavorino molto meno. La trasparenza degli atti del Parlamento è una delle battaglie dell’attuale governo (e non solo), anche perché solo così i cittadini possono controllare il lavoro di coloro che hanno eletto. Essere produttivi però non coincide con l’essere presenti. Come in tutte le professioni, anche il parlamentare deve recarsi al lavoro ma poi deve produrre, il che significa far funzionare la macchina legislativa dello Stato. È un punto fondamentale: le lungaggini burocratiche sono un ostacolo al raggiungimento dello scopo, ma possono diventare un paravento dietro cui nascondere la propria inefficienza. A questo risponde lo studio messo a punto da OpenPolis.
Per capire chi sono e quanto lavorano i parlamentari più produttivi, OpenPolis ha messo a punto uno studio sulla produttività. Innanzitutto è essenziale capire cosa si intende per Indice di Produttività Parlamentare. Il lavoro parlamentare è molto complesso, ha passaggi delicati e spesso lunghi: essere produttivi non vuol dire produrre una serie di carte inutili ma far sì che ogni passaggio di una proposta o disegno di legge sia veloce e funzionale alla sua approvazione. Si tiene conto delle presenze, condizione essenziale, ma non fini a se stesse: inutile stare al proprio banco a scaldare la poltrona, come è inutile fare mille proposte senza portarne nessuna a compimento.
L’indice di Produttività del Parlamento
I dati raccolti da Openpolis mettono in luce la grande quantità di atti prodotti dal Parlamento nel corso della XVII legislatura che ha visto due governi di larghe intese a guida PD (governo Letta e Renzi). La maggior parte delle carte prodotte non ha trovato ancora una soluzione: su 19.244 gli atti non legislativi presentati (per lo più interrogazioni a governo e ministri) solo 2.667 sono andati a buon fine, pari al 13%. Non dissimile il percorso degli atti legislativi, cioè quelli che vanno a incidere sulle leggi: 3.223 non hanno visto neanche l’inizio della discussione, 510 quelli arrivati nelle Commissioni, 31 discussi in Aula, 49 approvati da una sola Camera del Parlamento e 86 trasformati in legge.
A essere più produttivo è il governo: delle 86 leggi approvate 72 sono di iniziativa governativa, pari all’84%. Di contro, il Parlamento ne ha presentate 14, il 16%. A ciò si aggiunge anche il peso legislativo di quelle approvate: tra le leggi presentate dal governo 37 sono di importanza maggiore (fascia 3), mentre quelle di iniziativa parlamentare sono per lo più di fascia 1 (10 in totale). Per l’approvazione di 86 leggi, sono state prodotte 310 relazioni da parte di 196 parlamentari.
Produttività per fasce
L’analisi della produttività ha permesso la divisione dei parlamentari in più fasce. Alla Camera la prima comprende gli eletti meno produttivi (0-99) e racchiude la maggior parte degli eletti, 542 pari all’86%. Salendo nell’indice di produttività, diminuisce il numero di appartenenti fino ad arrivare alla fascia di massima produttività (oltre 400) con lo 0,79% degli eletti.
Stesso discorso al Senato ma con numeri diversi, indice della maggioranza risicata del governo che costringe molti senatori a essere più presenti e attivi (contro o a favore del governo). Alla prima fascia appartiene il 68,15% degli eletti, il 28,35% in quelle intermedie e il 3,51% in quelle con la più alta produttività.
A livello personale, bisogna poi considerare che chi ricopre ruoli principali come Presidente di Commissione, Capogruppo in Aula o Capogruppo di Commissione) ha un indice produttivo più alto di un semplice parlamentare.
L’attuale legislatura ha poi concentrato nell’esecutivo l’iniziativa legislativa, lasciando poco spazio di lavoro alla maggioranza che lo sostiene: ne risulta che sono i partiti d’opposizione i più attivi a livello parlamentare. La Lega Nord è al primo posto per la produttività in entrambi i rami del Parlamento (225,18 punti alla Camera, 172,41 al Senato); seguono SEL, FdI e Gruppi Misti, con il M5S nelle posizioni più basse perché meno disponibili al compromesso parlamentare, tanto che al Senato è superato dal PD (92,23 contro 80,40).
In media è Palazzo Madama il più produttivo (91,62 punti) contro la Camera, ferma a 60,19 punti: il 65% dei senatori non raggiunge la media di Palazzo Madama, mentre a Montecitorio il 71% dei deputati non si avvicina alla media.
I Fannulloni assoluti
Ci sono poi deputati e senatori definiti “Zero Assoluto”, parlamentari che pur percependo lo stipendio, non fanno nulla: niente atti, niente relazioni sui ddl, nessun intervento. Balza agli occhi che in molti casi di tratta di “pezzi da 90”, personalità politiche di grande importanza come Denis Verdini, fautore del Patto del Nazareno. “Mai come in questo momento la leadership politica è separata dall’incarico parlamentare”, scrive OpenPolis, tenendo conto che, per motivi diversi, non sono parlamentari né Matteo Renzi, né Beppe Grillo, né Silvio Berlusconi. Rimane il fatto che in Parlamento ci dovrebbe essere solo chi ha davvero voglia di fare il parlamentare, a prescindere dal peso politico: se le attività politiche impediscono il normale lavoro in Parlamento, meglio lasciare spazio ad altri.
Non basta partecipare
Tra le voci della produttività, quella relativa alle presenze fa molto presa. Facile dare del fannullone a chi non si presenta al lavoro, più difficile per chi invece si reca ogni giorno in Parlamento ma senza fare nulla. Sono 122 i deputati e 94 i senatori che hanno un tasso di presenze di oltre il 90% senza che si traduca in altrettanta produttività: solo il 22% di questi deputati e il 40% dei senatori supera la media di produttività.
Tirando le somme
I numeri della ricerca di OpenPolis hanno messo in luce alcuni aspetti della vita parlamentare che si tende a dimenticare o a non considerare. Essere un parlamentare è un lavoro molto delicato: si ha a che fare con le leggi che regolano la vita del Paese e ogni decisione ha un peso nelle attività di tutti i giorni. Valutare la produttività di un eletto è fondamentale per i cittadini, unici titolari del “rapporto di lavoro” tramite il voto.
Solo gli elettori possono “licenziare” un parlamentare fannullone non votandolo (legge elettorale permettendo) e per questo la trasparenza dell’attività politica è essenziale per la democrazia. Negli ultimi tempi qualcosa è cambiato con la pubblicazione di assenze, dichiarazioni patrimoniali, rendiconti e opendata sui siti di Camera e Senato, ma la strada è ancora lunga.
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