Sono passati quarant’anni dall’attacco alla sinagoga di Roma dove cinque terroristi hanno attaccato il luogo religioso gremito per il bar mitzvah.
Una tragedia in cui ci furono parecchie vittime, tra cui un bambino di due anni e molti feriti all’interno della comunità ebraica. L’azione terroristica è stata causa di disguidi politici in Italia dove i cittadini di origine ebrea si sono sentiti poco tutelati. Oggi a 40 anni dal tragico attentato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha pronunciato parole profonde.
Quarant’anni dall’attacco alla sinagoga di Roma
Quarant’anni fa cinque attentatori armati di mitragliatori e bombe a mano hanno attaccato la sinagoga situata sul Lungotevere dei cenci a Roma. Un attentato che ha lasciato la comunità ebraica in Italia sgomenta e sollevato polemiche importanti.
I malviventi era quasi sicuramente appartenenti all’organizzazione palestinese del consiglio rivoluzionario di Al Fatah (FMT). Il 9 ottobre 1982 in sinagoga si teneva la festa del riposo o Shabbat, dato che era sabato, ma non solo perché era anche il giorno di un’altra festività chiamata Sheminì Atzeret.
Il luogo di ritrovo religioso era gremito di persone perché oltre alle due festività veniva celebrato il bar mitzvah ovvero il passaggio dei giovani ebrei adolescenti all’età adulta. I terroristi sono arrivati sul posto alle 11.55 e tre dei cinque uomini si sono posizionati in maniera da chiudere tutte le eventuali via di fuga.
All’ingresso della sinagoga gli addetti all’identificazione dei presenti, dato il già teso, hanno chiesto i documenti di identità ma proprio in quel preciso momento gli attentatori hanno lanciato delle bombe a mano prendendo di sorpresa i presenti.
I terroristi avevano come chiaro obbiettivo quello di fare una strage in un luogo in quel momento prevalentemente occupato da giovani. Nell’attentato morì un bambino di due anni, il piccolo Stefano gaj Tachè, che fu colpito dalla scheggia di una bomba e 37 persone rimasero ferite. Anche la famiglia di Stefano ovvero i suoi genitori e il fratello Gadiel di quattro anni rimasero feriti seriamente.
Emerse poi che i criminali usarono bombe a mano di fabbricazione sovietica e i mitra utilizzati erano marcati Makarov. Il tutto durò cinque minuti dopo dei quali gli uomini scapparono a bordo di due auto.
Le reazioni della comunità ebraica in Italia
La comunità ebraica di Roma fu duramente colpita da questo atto terroristico e si scagliò contro la polizia e le istituzioni italiane. I cittadini ebrei non si sono sentiti tutelati ma anzi svantaggiati rispetto ad altre comunità religiose.
L’attacco alla sinagoga di Roma sviluppò una catena di eventi che segnarono il periodo successivo. Un giornalista dell’Unità dovette chiedere l’intervento della polizia dopo che lo accusarono di vicinanza alla liberazione palestinese e lo inseguirono.
La polizia deluse molto gli ebrei in quanto affermarono che la sinagoga non era stata presidiata come si deve dopo che l’Europa era già stata teatro di altri attentati palestinesi.
Il gruppo FTM con a capo Abu Nidal il 9 agosto 1982 realizzò un attentato a Parigi colpendo il ristorante kosher Joe Goldenberg nel quartiere ebraico. Furono uccise sei persone e 26 rimasero ferite. Nel 1981 fu Vienna teatro di un attentato alla sinagoga dove morirono due persone.
Il presidente Mattarella ha pronunciato al tempio a Roma queste parole: “Il nostro Paese ha pagato, più volte, in un passato non troppo lontano, il prezzo dell’odio e dell’intolleranza” .
E ha proseguito affermando: “Voglio ricordare un solo nome: Stefano Taché, rimasto ucciso nel vile attacco terroristico alla Sinagoga di Roma. Aveva solo due anni. Era un nostro bambino, un bambino italiano”.