Terribile il bilancio degli incendi nelle Hawaii, i dati provvisori parlano di 96 morti a Maui, la città dell’arcipelago più colpita.
Si tratta del rogo più esteso e letale della storia americana dal 1918 e si stima che i danni ammontino a 5,5 miliardi di dollari per quanto riguarda le infrastrutture e le abitazioni. A questi ci sono poi quelli all’ambiente e all’ecosistema, ancora tutti da calcolare. La polemica si sposta ora sull’operato delle autorità, secondo le prime ricostruzioni infatti gli avvisi di allerta sarebbero arrivati in ritardo mentre addirittura il sistema di sirene, considerato uno dei più sviluppati negli Usa, non sarebbe scattato. È stata aperta un’inchiesta in merito, intanto non si ferma il lavoro dei soccorritori che stanno mettendo in sicurezza le aree danneggiate e prestando assistenza agli sfollati.
Sale il bilancio delle vittime a Maui, nelle Hawaii, colpita da un violento incendio che l’ha devastata e ha portato a tantissimi sfollati. È il rogo più letale della storia americana dall’inizio del Novecento, quando in Minnesota e Wisconsin morirono 453 persone. Ma le fiamme sulla città hanno anche raggiunto il triste primato di aver superato per numero di vittime, il rogo del Camp Fire nel 2018 in California, che ha praticamente cancellato la piccola cittadina dalla mappa e ucciso 86 residenti.
Il bilancio del rogo di Maui è appena all’inizio e si teme che le vittime possano aumentare, tante infatti sono le persone che mancano all’appello e coloro che sono intrappolati in casa in condizioni critiche.
Nel peggiore disastro americano in 100 anni, ci sono ancora un migliaio di residenti dispersi e solo il 3% dell’area devastata dall’incendio è stata controllata dai vigili del fuoco, supportati dalle autorità locali con i cani da soccorso. Il capo della polizia John Pelletier aveva parlato fin da subito di catastrofe dall’entità imponente e ora, è intervenuto nuovamente per lanciare un appello alla popolazione, invitandola a effettuare il test del Dna per velocizzare le difficili operazioni di identificazione.
“I resti che stiamo trovando provengono da un incendio che è stato in grado di fondere il metallo. Quando li preleviamo da luogo dove sono, cadono a pezzi. Difficile capire a chi appartengano, è una situazione davvero disperata”.
Ora è scoppiata una bufera intorno all’operato delle autorità, perché a quanto pare la risposta agli incendi non sarebbe stata tempestiva. Questi hanno distrutto in particolare la città di Lahina, dove il disastro ambientale ha messo in luce le inefficienze in casi emergenziali come questo.
Stando a quanto ricostruito finora, gli avvisi d’allerta che dovevano arrivare sugli smartphone in modo tempestivo per segnalare il pericolo, sono giunti in ritardo, mentre le sirene addirittura non sarebbero scattate. Quest’ultimo è il dettaglio più grave considerando che tale sistema è fra i più sviluppati in America e il più grande al mondo.
Falle di questo tipo vengono alla luce sempre quando realmente c’è bisogno che tutto funzioni. Il primo incendio è scoppiato nella giornata di martedì, sospinto dall’uragano atlantico Dora che poco a poco si è intensificato sempre di più spingendo il fuoco nei centri abitati. Solo sulla costa, la potenza del vento ha raggiunto gli 800 chilometri orari, mentre nell’entroterra è arrivato a 150.
Il governatore Josh Green ha detto che non è certo che il sistema allarmistico di Maui abbia funzionato correttamente ma ha precisato che forse la potenza delle fiamme ha danneggiato le infrastrutture e reso inutilizzabile la tecnologia. L’evento ha messo in luce le migliorie da apportare in questo senso ma intanto per la negligenza di qualcuno, ci sono state tante vittime e disagi.
Al punto che è stata aperta un’inchiesta per verificare l’efficienza dei sistemi di allarme. L’avvio delle indagini è stato annunciato dalla procuratrice federale delle Hawaii Anne Lopez, che ha detto: “Il mio dipartimento sta lavorando per capire le decisioni che sono state prese prima e durante i roghi, poi pubblicheremo i risultati. Sotto osservazione anche la risposta delle autorità una volta che il disastro è parso inevitabile“.
Cresce il numero delle vittime ma anche la rabbia sulla mancata prevenzione e la cattiva gestione del fatto. Ci sono 400 sirene alle Hawaii, 80 delle quali solo a Maui.
Ci sono poi altre cose gravi che fanno riflettere, infatti i pompieri avrebbero trovato gli idranti anti incendio senza acqua, questo è quanto riportato dal New York Times. Gli incendi hanno trovato insomma un territorio dalle caratteristiche perfette per la propagazione delle fiamme, in cui i sistemi erano inefficienti proprio al momento del bisogno, inoltre è stato scoperto un altro particolare, sembra infatti che Dora non sia l’unico responsabile dei roghi.
Oltre all’uragano infatti a favorire la propagazione del fuoco ci sono anche molte piante invasive, come la guinea, la molasses e la buffel grass. Si tratta di specie che non sono autoctone alle Hawaii ma sono state importate per essere utilizzate come foraggio per il bestiame. Crescono rapidamente e resistono alla siccità, occupano attualmente un quarto delle Hawaii ma soprattutto sono altamente infiammabili.
La tragedia sull’arcipelago è stata ricordata dal Papa all’Angelus, Joe Biden ha promesso aiuti e anche la Farnesina si sta attivando con un desk di assistenza all’aeroporto internazionale di Maui per assistere i 60 italiani ancora presenti in città. Tutti sono concentrati sulle zone colpite, da cui arrivano immagini apocalittiche, in primis da Lahina.
Lo scorso anno i disastri causati dalle condizioni meteorologiche estreme, portate dal cambiamento climatico, sono stati 18 e ora questa nuova tragedia su cui si è accesa una polemica molto grave, fa da preludio alla stagione degli uragani che ancora deve arrivare ma che gli esperti indicano come una serie di eventi superiori alla norma per effetto del riscaldamento degli oceani.
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