Ucraina: i referendum sono concepiti come strumenti per spianare la strada all’annessione dei territori da parte di Mosca.
Quattro aree dell’Ucraina occupata dalla Russia hanno iniziato ad organizzare i referendum, considerati come illegittimi da Kiev e che servono solamente a Mosca per annettere alla Russia, formalmente, circa il 15% del territorio ucraino.
Le votazioni a Luhansk e Donetsk, autoproclamatesi repubbliche indipendenti, controllate dai separatisti sostenuti da Mosca dal 2014, così come nelle province meridionali di Kherson e Zaporizhia, continueranno fino al 27 settembre.
Il processo di voto nelle quattro regioni non sarebbe tradizionale, ha riferito l’agenzia di stampa russa TASS: “Date le brevi scadenze e la mancanza di attrezzature tecniche, si è deciso di non tenere il voto elettronico e di utilizzare le tradizionali schede cartacee“, si legge.
Le autorità andranno porta a porta per i primi quattro giorni per raccogliere voti e i seggi elettorali apriranno solo l’ultimo giorno per consentire ai residenti di votare.
I leader delle quattro aree insediate dalla Russia hanno annunciato tali piani, nella giornata di martedì, dopo che una fulminea controffensiva ucraina mediante la quale Kiev ha riconquistato aree di territorio nel nord-est di Kharkiv che la Russia aveva occupato dopo aver invaso il paese il 24 febbraio.
Un referendum simile, svoltosi in Crimea dopo l’invasione russa del 2014, ha mostrato il 97% favorevole dell’annessione formale in un voto che si è svolto sotto la stretta sorveglianza dei soldati russi, che, però, non fu riconosciuto dalla comunità internazionale.
Tali referendum hanno una valenza significativa nel contesto bellico, in quanto l’eventuale annessione delle regioni occupate alla Russia giustificherebbe l’azione di Mosca di questi mesi, perché l’incorporazione consentirebbe al Cremlino di affermare che stava difendendo il proprio territorio.
Le Nazioni Unite e i leader mondiali, ma anche gli stessi organismi internazionali come la NATO, l’Unione europea e l’OSCE hanno condannato la validità di tali referendum.
L’OSCE, che controlla le elezioni, ha dichiarato che ai risultati dei referendum non sarà conferito valore legale in quanto non seguono le leggi ucraine, né quelle di respiro internazionale.
Non ci saranno osservatori imparziali durante le operazioni di voto: inoltre, i seggi elettorali a Zaporizhzhia saranno sotto stretta sorveglianza.
Nelle regioni orientali di Donetsk e Luhansk – le autoproclamate repubbliche che Putin ha riconosciuto come indipendenti poco prima dell’invasione – i residenti dovranno rispondere se sostengono “l’ingresso della loro repubblica in Russia”.
La domanda sulle schede elettorali a Kherson e Zaporizhzhia sarà formulata in modo diverso: “Sei favorevole alla secessione dall’Ucraina, alla formazione di uno stato indipendente da parte della regione e alla sua adesione alla Federazione Russa come suddito della Federazione Russa?”
“Questa è tutta una farsa. Questa è tutta una farsa orchestrata da Putin“, ha detto ad Al Jazeera Kurt Volker, che è stato rappresentante speciale degli Stati Uniti per i negoziati in Ucraina dal 2017 al 2019 e ora è membro del Center for European Policy Analysis.
“Non credo che questo abbia alcun impatto sulla situazione sul campo e non cambierà la determinazione ucraina di recuperare e riconquistare territori. Né danneggerà la determinazione in Occidente di aiutare l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa“.
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