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Ci sono due considerazioni che non si possono evitare dopo la sedicesima tappa del Giro d’Italia 2014 da Ponte di Legno a Val Martello con in mezzo Gavia e Stelvio. La prima è che un motivo ci sarà se in ben due occasioni è saltata per via del maltempo, d’altra parte a Maggio le condizioni sono ancora quasi invernali a queste altitudini. Per TV si è continuato a parlare di ciclismo epico, di applausi a tutti i corridori, di coraggio e di staordinarietà. Vero, ma tutto ciò è stato imposto e i ciclisti non sono stati certo felici di affrontare temperature glaciali con nevischio che ti cala sulla pelle come artigliate e una discesa infernale. Già, la discesa (seconda considerazione): molti gruppi sportivi hanno capito che il tempo sarebbe stato neutralizzato – complice una comunicazione poco chiara di radio corsa – peccato che Quintana se ne sia infischiato andando in fuga, vincendo e conquistando una maglia rosa ormai davvero difficile da sfilargliela. Ma è ancora più eclatante il “menelavolemani” dell’organizzazione.
Il folletto colombiano già secondo al Tour de France 2014 dietro a Chris Froome sembra ormai il padrone incontrastabile di questo Giro: ha strappato la maglia dalle spalle e dal sorriso del suo connazionale Rigoberto Uran Uran (oggi crollato a 4’11”) e – con ancora circa 150 chilometri di salite da affrontare – lascia ben poche speranze ai rivali. L’uomo della Movistar ha attaccato nel momento giusto ossia quando tutti si erano fermati convinti che la discesa fosse stata neutralizzata per la troppa pericolosità: ma lui no, ha tirato dritto, ha guadagnato secondi che sono diventati poi minuti ed è giunto a Martello con un vantaggio davvero enorme. Dopo la tappa è scattata la bagarre e la protesta.
Cosa è successo? Radio Corsa ha comunicato che le moto dell’organizzazione avrebbero accompagnato giù per la discesa corridori e automobili segnalando le curve con l’ausilio delle bandiere rosse, dato che le nuvole basse e il nevischio rendevano difficile la visibilità. Così tutti hanno pensato a una sorta di “safety-moto”, compresi quelli della Rai in TV e compreso il sito della Gazzetta. Tuttavia qualcuno ha fatto notare su Twitter che non fosse vero, c’è stata molta confusione: Roberto Amadio della Cannondale aveva fatto addirittura fermare Basso per permettergli di indossare abiti più pesanti, altri si sono presi il tempo che serviva per non rischiare niente. Davanti, Quintana guadagnava ogni metro insieme a Hesjedal, Rolland, Izaguirre, Rabottini e Sicard.
E così ora il Giro è stato completamente ribaltato e le accuse rimbalzano da una parte all’altra. Il direttore di corsa, Vegni: “Mi dispiace ma non abbiamo mai parlato di neutralizzazione. Se fossi nel team della maglia rosa ci penserei due volte prima di prendere una decisione“. Della serie: dovevate pensarci meglio prima di neutralizzare ciò che non era neutralizzato. Sarà battaglia a ogni metro nelle prossime tappe? Ma soprattutto, Quintana come verrà considerato? A scanso di equivoci, Radio Corsa ha pronunciato testuali parole: “Verranno posizionate moto con la bandiera rossa per guidare la discesa dei gruppetti e per bloccare gli attacchi nella discesa dello Stelvio, onde evitare ai corridori di correre rischi”. Sì, avete letto bene, “bloccare gli attacchi”: che si fa, Vegni? Infine torniamo alla prima considerazione: forse per molti è ciclismo epico e spettacolare, ma vedere questi ragazzi nella neve e nel terrore di cadute (ne hanno già avute troppe) per il manto scivoloso e scarsa visibilità non ha niente di così degno di essere esaltato e osannato.
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