[didascalia fornitore=”altro”]Foto di KieferPix / Shutterstock.com[/didascalia]
No, non sono impazzita o diventata una seguace New Age (anche se probabilmente prima o poi mi convertirò). Lo penso veramente: d’estate in vacanza la scarpe è meglio riporle in un armadio. Certo, se siete amanti di picconi e scalate potrebbe non essere una buona idea, ma se la vostra destinazione è un po’ più esotica o semplicemente vi recherete al mare non avete nessuna scusa. Ecco perché dovremmo essere tutti una piccola tribù dei piedi nudi, almeno da giugno a settembre.
Confesso: il merito di questa scoperta non è mio. Il mio dolce maritino è un abile trasformatore: d’inverno ingegnere (anche se sui generis), d’estate incallito hippie. L’outfit più curato prevede: telo mare usato a mò di magliasciarpapareocopricapo, fascia per capelli e rigorosamente piedi scalzi.
La prima volta che ha provato a trascinarmi senza ciabatte nella pineta che collega il villaggio dove abbiamo (ha) la casa di villeggiatura al mare, ammetto di aver pensato che fosse un mezzo matto. E se pesto un sasso appuntito (l’ho fatto), e se becco un insetto grande come una pignatta, e se piglio un vetro sotto l’alluce (spoiler: sono più pericolosi gli spigoli delle sedie)?
Devo anche avergli fatto un po’ pena. Mi sono fatta qualche metro ciondolando come stessi camminando sui chiodi dei fachiri, ma non ho ceduto e sono andata avanti (lui intanto mi aveva già doppiato, ma questa è un’altra storia). Intanto sentivo il calore sotto le piante dei piedi, percepivo la terra e ogni singolo ago dei pini secolari che ci circondavano e –semplicemente- ho iniziato a sentirmi libera come non mai.
Ho poi iniziato a notare che non eravamo gli unici ad aver rinchiuso le infradito nello zaino: un po’ tutti gli aficionados del villaggio (non i turisti mordi-e-fuggi) stavano facendo la stessa cosa. Ovviamente bisogna abituarsi: non è facile passare da una scarpa liscia e vellutata al terreno un po’ sconnesso del Salento. Ma volete mettere la sensazione di appartenenza che solo due piedi nudi a contatti con Madre Terra possono donare? Non c’è storia.
[didascalia fornitore=”altro”]Foto di eakkaluktemwanich / Shutterstock.com[/didascalia]
Certo, magari se vi trovate a Milano Marittima sul lungomare evitate se non volete tirare su la popolazione mondiale di funghi della pelle e portarla a casuccia. Diciamo che gli ingredienti sine qua non per una bella passeggiata scalzi comprendono: fondo di terriccio, nessun coccio di bottiglia, tanta natura. E –ovvio- l’assenza del cemento e della sporcizia. Diciamo che nel bel mezzo delle pinete sulla costa a sud di Otranto ci sarebbe da impegnarsi per trovare quantomeno le ultime due cose (grazie al cielo).
Inutile mentire: a camminare senza scarpe all’inizio ci si sentirà la vittima sacrificale di un taser, ma pian piano i piedi si abitueranno, e muoversi scalzi diventerà facilissimo. Tanto che rientrare nei sandali la sera un po’ peserà; non solo perché (come dicono i seguaci della filosofia del barefooting) migliorerà la postura e la camminata in generale, ma perché spogliandoci delle scarpe –almeno in estate- ci leveremo dalle spalle anche un bel po’ di stress e di tensioni.
Liberarsi delle infradito è un po’ come cambiare identità: via l’outfit da ufficio, via l’ossessione per il look e gli abbinamenti curati, benvenuta spontaneità. Essere qualcun altro, anche solo per un paio di settimane all’anno, è più che rigenerante… forse gli hippie non avevano poi così torto, non trovate?
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