La leader di Fratelli d’Italia – il partito di centrodestra che ha guadagnato oltre il 26% di consensi all’ultima tornata elettorale – ha già in mente di rimodulare il quoziente familiare.
In cosa consiste nel dettaglio la proposta di Giorgia Meloni e quali sarebbero i pro e i contro di un’eventuale modifica dei parametri del quoziente familiare, che ha come obiettivo primario ridurre gli oneri fiscali alle famiglie più numerose.
Quoziente familiare: la proposta di Giorgia Meloni
Se n’è sentito tanto parlare nelle ultime settimane, tra reddito di cittadinanza, questione migranti e flat tax, il quoziente familiare è uno dei tanti nodi che il centrodestra – neoeletto con oltre il 26% di consensi – dovrà sciogliere.
Per chi non ne fosse a conoscenza, il quoziente familiare altro non è che il criterio con cui si impone un regime di tassazione, tenendo conto dell’insieme dei redditi prodotti da un intero nucleo familiare.
La proposta di Giorgia Meloni è la seguente: tassare l’Irpef (l’imposta sul reddito delle persone fisiche) non più su base individuale, ma familiare, il che – detto in soldoni – vorrebbe dire: più si è in famiglia, meno tasse si pagano.
In realtà però, il partito guidato da Giorgia Meloni non ha ancora particolareggiato la proposta, il che non chiarisce del tutto quali possano essere gli effetti redistributivi del quoziente familiare.
Con questa nuova modalità, in una famiglia composta da due persone, dove il marito guadagna 30 mila euro e la moglie 20mila, l’importo su cui verrà calcolata l’aliquota sarà di 25mila euro. Nel caso ci fossero dei figli, l’aliquota scenderebbe ancora.
I pro e i contro
Non avendo ancora un quadro chiaro e circostanziato nel dettaglio, non è semplice avere certezze in merito alla questione del quoziente familiare. È indubbio però che un sistema del genere porterebbe vantaggi alle famiglie più numerose, ma anche alle famiglie monoreddito, in cui lavora solo un coniuge.
È questo però anche il motivo per cui la misura del quoziente familiare è stata spesso presa di mira – da opposizione e non – perché sarebbe un disincentivo al lavoro femminile. L’aliquota infatti è più bassa se a lavorare è soltanto uno dei due coniugi, mentre è maggiore se lavorano entrambi i coniugi, il che potrebbe diventare un ostacolo al lavoro femminile.
Tra le riforme di cui si occuperanno i neo eletti a breve termine non mancherà certamente anche la tanto discussa flat tax, che FdI vorrebbe estendere alle partite Iva fino a 100mila euro (al momento è in vigore un’aliquota fino ai 65mila).